Marani: "Le grandi giocate è come se fermassero il tempo. Zidane come Crujiff"

Champions League

Matteo Marani

Ieri Cristiano Ronaldo, oggi Messi? I tifosi della Roma si augurano di no. La magia dell'attaccante del Real ha fatto stropicciare gli occhi di tutto lo Stadium, come se se non potessero credere a quanto successo, in quell'attimo che il tempo quasi non ha scandito...

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Ieri sera è successo qualcosa fuori dal tempo: è una magia. Ronaldo è andato oltre, questa è la differenza di chi nasce con un dono. Una giocata straordinaria, la sua, che richiede una coordinazione tecnica fantastica e un atletismo unico. Quella sensazione di straordinario si è percepita immediatamente, nel silenzio dello stadio e in quel grido di stupore dello Stadium: è come se il tempo si fosse sospeso.

Hard work pays off!

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Ronaldo fuori dal tempo

Le grandi giocate dello sport è un po’ come se sospendessero il tempo, come se ci fosse un secondo che non è scandito dal tempo. E la reazione di Zidane è incredibile, la meraviglia che prova è uno spettacolo. Il francese- che si sta affermando anche come grande allenatore- va ad affiancare, simbolicamente, Johan Crujiff, fino ad oggi l’unico grande della storia del calcio che era stato grande anche come tecnico. Anche in questo c’è un po’ questa corsa tra Barcellona e Madrid. I numeri di Ronaldo fanno impressione: già oggi ha più di 650 gol in carriera, più di 100 in Champions League, è un giocatore che rischia di arrivare a sfiorare i leggendari mille gol di Pelè.

 

Messi e Ronaldo hanno segnato la nostra epoca

Non è mai successo, nella storia del calcio, che nello stesso momento ci fossero due interpreti assoluti. Abbiamo avuto Pelè, poi c’è stato il periodo di Maradona, oggi c’è questa incredibile coppia di campioni. E in questi anni uno ha fatto di stimolo all’altro, quindi ne hanno giovato entrambi: si sono divisi i Palloni d’oro, le classifiche, i titoli nazionali. Messi o Ronaldo? Quando si fa il confronto ognuno decide in base ai propri gusti, difficile scegliere: dipende se si preferisce un numero 10 o un numero 9, come Ronaldo che più passano gli anni e più diventa un vero uomo d’area.
Tornando alla partita del Real, quello che ci mi ha maggiormente colpito è la mentalità di questa squadra: è vero che vincere aiuta a vincere, ma quando ti trovi a giocare con questa forza interiore, sicurezza serenità significa che sei davvero una squadra al top, capace di dominare chiunque. Poi, se decidi di giocare con un centrocampista in meno, secondo me un po’ ti consegni…Forse con un centrocampo a tre – non credo cambiasse la sostanza- però mi resta la curiosità di sapere se sarebbe potuto andare diversamente...