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Capitan Futuro, ritorno al passato: la Roma di De Rossi per l'eternità

Champions League

Alfredo Corallo

Con una prestazione epica e il gol al Barcellona capitan De Rossi si "vendica" in un colpo solo della disfatta di Manchester (il 7-1 del 2007 proprio in un 10 aprile), ma anche del rigore sbagliato sempre ai quarti e ancora all'Old Trafford nel 2008 riscattando i sogni europei infranti dei suoi predecessori Totti, Giannini e del compianto Di Bartolomei. Con un sogno: la rivincita di Roma-Liverpool '84

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L'edizione restaurata della Grande Bellezza rispetta un preciso ordine temporale, in successione e non "in ordine sparso", degna di un Re: non è la favola di una illusione svanita, bensì di un senso d'appartenenza, tangibile, il legame di sangue di una dinastia di eroi con le braccia tatuate di una fascia che è un marchio impresso per sempre sulla pelle, fino all'eternità. Ieri sera all'Olimpico il romanista d'antan ha rievocato Agostino Di Bartolomei perché anche l'istante era lo stesso, il minuto della "catarsi": al 58' di Roma-Dundee l'indimenticabile capitano del secondo scudetto spiazzava McAlpine e chiudeva i conti con gli scozzesi regalando al suo popolo la "vendittiana" notte di sogni di coppe e di campioni; al 58' di Roma-Barcellona l'ex capitan Fracassa Daniele De Rossi si era già rimesso in viaggio, col pallone nel sacco, indicando al compagno greco "di sventura" Manolas la porta della gloria, l'altra, le istruzioni per riemergere dagli inferi del Camp Nou e volare fin lassù, sull'Olimpo della Champions.

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L'8 aprile Di Bartolomei avrebbe compiuto 63 anni e la società capitolina l'ha celebrata sui social in tutta la sua dolcezza, anticipata di qualche giorno dalla "preghiera" del figlio Luca che nella serata storta in Catalogna sarà di parola: "La passione e il tifo sono quella cosa meravigliosa che ti fanno ricordare e sperare che l'impresa possa accadere di nuovo". Così è stato, nel nome di un uomo che ha marchiato a fuoco un'amarezza sportiva con un gesto cristianamente imperdonabile, "riscattato" idealmente da chi oggi ne incarna quello spirito, simbolo di un'anacronistica fede ai colori e al valore di una maglia. 

Generazione di capitani

Una leadership quella di De Rossi ereditata da Ago prima, passata dal regno del Principe, ricevendo l'investitura diretta dalle mani di Totti, l'attore protagonista del terzo scudetto: c'erano entrambi - Giannini e il Pupone - contro lo Slavia Praga, il 19 marzo del 1996 negli ottavi di Coppa Uefa, quando l'urlo dell'Olimpico dopo la rimonta da 0-2 al 3-0 del ritorno fu gelato nei supplementari dal diagonale di Vavra. Una "macchia" cancellata da questa Roma, da "Capitan Futuro 2" Florenzi, da Alisson, Nainggolan, Dzeko, Strootman e tutti i paladini di martedì 10 aprile 2018, perché vuoi mettere annientare il Barcellona, Messi, Iniesta. Rimossa, anche quella pagina. "Roma-Slavia non è mai esistita" per dirla alla Chicco dei "Ragazzi della Terza C".  

L'Uomo in più

De Rossi ha rimesso ordine nella storia romanista che poi è anche la sua, è stato "L'Uomo in più" che - al contrario del primo lungometraggio di Paolo Sorrentino, ispirato proprio alla figura tragica di Agostino - si è concesso la chance del "perdono": esattamente il 10 aprile del 2007 era all'Old Trafford quando la Roma subì l'onta del 7-1 dal Manchester United di Sir Alex Ferguson, ma se in quell'occasione segnò almeno il gol della bandiera, la stagione seguente - sempre ai quarti e sempre nel Theatre of Dreams - come neanche nei peggiori incubi sbagliò il penalty che avrebbe potuto riaprire una sfida in verità già compromessa dallo 0-2 dell'andata. "La lista dei grandi calciatori che hanno sbagliato rigori è lunga - spiegò De Rossi al termine della gara - ma è ugualmente tremendo, probabilmente il momento più brutto della mia carriera di calciatore". 

"Grazie Sir Alex" 

Se un esercizio di "psicoanalisi" doveva essere, nel processo di liberazione da quel senso di colpa che non è mai stato totalmente "compensato" dal rigore azzurro segnato al Mondiale, ci voleva una serata a tinte giallorosse, gialle come il sole e rosse come i Devils: in questo senso la presenza di Ferguson all'Olimpico è stata una "manna" per De Rossi che non aveva certo digerito il tweet ironico del Manchester nel giorno dell'anniversario del 7-1. Tanto più che gli inglesi allenati da Mourinho siano usciti per mano del Siviglia dell'ex romanista Vincenzo Montella e che domenica c'è il derby con la Lazio, "cara" a Sir Alex, che ringraziò di cuore un gruppo anonimo di laziali che lo aveva ripagato con 7 casse di Chianti (una per ogni gol preso dalla Roma). "Grazie per il gesto, siamo felici che la partita vi sia piaciuta...". 

Dzeko-Pruzzo, coppia di Bomber 

La Roma non approdava alla semifinale della competizione (per club) più importante da quel 3-0 al Dundee (connazionali di Ferguson, peraltro), poi sconfitta in casa nella finalissima dal Liverpool il 30 maggio del 1984. Anche quella volta gli uomini di Liedholm furono chiamati all'impresa di recuperare uno svantaggio proibitivo (in Scozia terminò 2-0) e anche in quel frangente il primo marcatore fu il bomber della squadra, il Bomber per antomasia: Roberto Pruzzo (che realizzerà una doppietta in quella partita). E con il gol al Barcellona - il sesto stagionale in Europa - Edin Dzeko ha superato il record di reti dell'attaccante di Crocefieschi in quella edizione della Coppa dei Campioni (5) imitando Pruzzo anche per essersi procurato il rigore, trasformato allora da Di Bartolomei e ieri da De Rossi, benedetto dal bacio del bosniaco. Il capolavoro del Barone, la notte magica di Eusebio Di Francesco, che era già stato capace di annientare Valverde ai tempi di Sassuolo-Athletic Bilbao con un identico 3-0. E dire che proprio De Rossi nel Totti-Day era stato tra i più scettici sul futuro di una Roma senza Luciano Spalletti... 

Appuntamento con la Storia

È quantomeno bizzarro pensare che ai giallorossi riesca di conquistare una semifinale nella prima stagione senza Totti (in campo) e senza Salah, che potrebbe incrociare presto i suoi vecchi compagni con il Liverpool per la rivincita attesa da generazioni di tifosi romanisti. Perché non c'è dubbio che la Roma debba anche ringraziare l'egiziano e lo stesso Spalletti, almeno per la qualificazione ai gironi. "Ho sentito tanta gente felice perché Spalletti andrà via - ammise De Rossi a caldo dopo la vittoria (con gol) sul Genoa e la conquista del secondo posto - l'augurio che faccio alla Roma è che siano felici anche il 28 maggio prossimo...". La finale di Champions è in quei giorni lì, il 26 di maggio, non l'aveva considerato. D'altronde, poetizzava Trilussa: "C'è un'ape che se posa su un bottone de rosa, lo succhia e se ne va. Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa". Ma tu sei nata grande... 

Anche la Juve andò in finale di Coppa delle Coppe nel 1984, Manchester United eliminato in semi