Affrontare il Real Madrid resta una delle sfide più difficili in assoluto, anche dopo la partenza di Cristiano Ronaldo. La Roma dovrà avere le idee chiare e dimostrare di saper soffrire nei momenti più complicati
La vittoria è spesso l’esito di una serie di variabili che si intrecciano, anche casualmente, e su cui è difficile esercitare un vero e proprio controllo. Su questa idea, il Real Madrid di Zidane ha costruito un ciclo di vittorie europee probabilmente irripetibile, con ben 3 Champions consecutive, 4 negli ultimi 5 anni. Il Real cullava la vittoria, la assecondava: nessun vero controllo sulle partite, ma un continuo surfare sulle variabili del gioco, per uscirne sempre con il risultato dalla propria parte, in un modo che sembrava quasi mistico, intangibile.
Quando Real e Roma si affronteranno, sul campo mitico del Santiago Bernabéu, sarà come l’incontro tra il pesce anziano e i giovani pesci del famoso discorso di David Foster Wallace “This is water”: l’acqua in questo caso è la notte di Champions, elemento naturale in cui il Real Madrid nuota felice da sempre. Per mettere in difficoltà i più forti, la Roma dovrà superarsi sotto tutti i punti di vista: quello tattico, però, è il più affascinante.
Il Real infatti sta cambiando molto, e non solo per aver perso l’allenatore e il miglior marcatore della storia, due icone del madridismo come Zidane e Cristiano Ronaldo. Il Real in queste prime giornate sembra voler andare incontro a un sistema di gioco sempre più strutturato: vuole dominare il pallone, basandosi su principi del gioco posizionale; senza palla, invece, vuole immediatamente riaggredire l’avversario entro pochi secondi dalla perdita del possesso. Non si vogliono più assecondare gli eventi, magari anche a costo di farsi imporre il contesto tattico dagli avversari: il Real di Lopetegui vuole pianificare gli eventi, li vuole determinare e così dominarli.
Come dovrà comportarsi la Roma senza il pallone...
Le due squadre si sono affrontate poco più di un mese fa in amichevole, nel New Jersey: era solo calcio estivo, ma qualche indicazione è ancora valida. La Roma giocherà gran parte della partita senza toccare il pallone: negli USA il possesso palla dei giallorossi raggiunse solo il 33%. A quel Real, però, mancava Casemiro, e c’è da scommettere che alla prima di Champions ci sarà: la partita di Bilbao ha dimostrato che il progetto di Lopetegui è ancora troppo fragile per fare a meno dell’equilibratore difensivo. In particolar modo, la forza fisica del brasiliano, i suoi duelli aerei e la sua capacità di vincere le seconde palle è necessaria contro giocatori dominanti fisicamente e tecnicamente come Dzeko.
Il tentativo e le difficoltà di Lopetegui nel trasformare il Real secondo principi posizionali: Kroos nuovo pivote, con mezzali di possesso Ceballos e Isco. Triangoli posizionali ben sviluppati, possesso palla del 76%, ben 822 passaggi, ma solo 5 dentro l’area avversaria e appena 1,33 expected goals prodotti.
Ma è sulla sua presenza che Di Francesco potrebbe costruire una strategia di pressione: quando il Real ha il pallone, Casemiro si autoesclude dall’azione. A sistemarsi tra i due centrali difensivi per la salida lavolpiana (cioè la discesa di uno dei centrocampisti tra i due centrali di difesa) è Kroos, che infatti è diventato già il miglior passatore della Liga: a quel punto la Roma potrebbe provare delle coperture individuali sui tre merengues che iniziano l’azione. Nell’ultima partita di Liga, le marcature a uomo molto alte dell’Athletic hanno mandato in difficoltà il Madrid, che ha spesso dovuto ricorrere alle conduzioni di Varane e Sergio Ramos.
Proprio il capitano sta diventando una risorsa fondamentale nell’uscita del pallone dalla difesa (quarto miglior passatore della Liga), spesso con cambi di campo molto precisi a servire i terzini sulla trequarti avversaria. E all’aumentare del coinvolgimento di Marcelo e Carvajal aumentano anche le probabilità di vittoria merengue. Uno strumento, quello dei cambi di campo, che il Real usa moltissimo contro squadre compatte e corte: per questo Simeone in Supercoppa europea ha preferito lasciare due centrocampisti un po' più larghi sul lato debole, spingendo la punta di riferimento ad aiutare in zona palla. In questo senso, più i giallorossi riusciranno a schermare Sergio Ramos e Kroos, concedendo loro pochissimo spazio e tempo, più possibilità avranno di bloccare la creazione di gioco avversaria.
Ovviamente la Roma dovrà stare attenta anche su palla inattiva a Sergio Ramos, che continua a segnare praticamente come un attaccante.
Per provare una strategia così aggressiva, però, la squadra di Di Francesco dovrà mantenersi sempre molto compatta, con la linea difensiva alta sul campo: se lascerà spazio tra le linee, la Roma subirà continuamente le ricezioni di Isco e Modric ai lati di De Rossi, rendendo completamente vano lo sforzo della pressione avanzata. Il tridente Asensio-Benzema-Bale, in questo senso, è quello più ostico perché si muove continuamente, privando la difesa di punti di riferimento. Si tratta di una situazione tattica che la Roma soffre moltissimo (come evidenziato dalle ricezioni di Birsa nella partita contro il Chievo) sin dall’anno scorso, e per questo l’allenatore abbruzzese potrebbe provare un doble pivote spurio, con Nzonzi schierato formalmente da mezzala ma che in difesa posizionale si allinea a De Rossi per permettere una copertura maggiore degli spazi in orizzontale.
Nonostante la cessione di CR7, è ancora estremamente difficile difendere contro il Real: in particolare è molto complicato pressare alto una squadra con uno dei migliori lanciatori in verticale, terzini altissimi, attaccanti veloci nello spazio. Bisogna difendere ampiezza e profondità allo stesso tempo, e per questo la linea difensiva dovrà essere perfetta nella sincronizzazione dei movimenti.
Senza CR7, il Real ha perso volume di tiro (da solo, il portoghese rappresentava quasi il 40% dei tiri verso la porta) e meccanismi automatici di attacco all’area: il tridente provato finora ha la naturale tendenza a cercare il pallone, privando a volte la manovra dei necessari sbocchi offensivi, soprattutto in attacchi posizionali. Con Asensio in panchina, Benzema e Bale potrebbero mettere in mostra la loro affinità, che si sta costruendo in questo primo scorcio di Liga: in particolare i movimenti da doppia punta, con il francese ad abbassarsi e il gallese ad attaccare la profondità.
In queste prime partite stagionali, solo due squadre hanno messo in grande difficoltà la gestione del pallone del Real (e di conseguenza tutta la partita): l’Atlético Madrid di Simeone, con le sue linee compattissime e il suo calcio verticale; e l’Athletic Bilbao del “Toto” Berizzo, con la sua pressione asfissiante e le transizioni rapide. Per contrastare il dominio del pallone dei merengues, insomma, serve una squadra che sappia muoversi all’unisono.
… e con il pallone
La gestione del pallone è sempre connessa alle fasi senza palla: riuscire a recuperare spesso il possesso sulla trequarti avversaria significherebbe poter attaccare un avversario momentaneamente disorganizzato, con i terzini in particolare molto alti.
Il nuovo Real sta provando a ridurre le fasi di difesa posizionale per aggredire più in alto e subito dopo la perdita del pallone: è anche per questo che schierare contemporaneamente De Rossi e Nzonzi potrebbe aiutare l’uscita del pallone dei giallorossi. I meccanismi di pressione di Lopetegui non sono stati ancora ben elaborati dalla squadra, e i giallorossi dovranno sfruttare questa piccola falla per provare a fare male agli avversari.
Per ora, le squadre che hanno dato fastidio alla fase difensiva del Real sono andate molto in verticale - uno dei principi fondanti del sistema di Di Francesco. Per questo sarà decisiva la qualità della partita di Dzeko: sia per la ricezione del gioco diretto, sia per la capacità di fare da boa e vincere i duelli che presumibilmente dovrà affrontare con Casemiro e Sergio Ramos. Più che attaccare la profondità, Dzeko potrebbe fare da abilitatore del gioco offensivo, tirando fuori uno dei centrali del Real, creando spazio per i tagli delle ali (in particolare Ünder) o anche di un centrocampista incursore (Cristante - come nel gol contro il Chievo).
La grande mobilità del centravanti bosniaco potrebbe essere preziosa anche per creare zone di superiorità numerica dove il Real soffre di più, cioè nello spazio alle spalle di Marcelo. In quella posizione, Dzeko potrebbe approfittare di un grande mismatch fisico con il brasiliano e delle sue distrazioni per servire gli inserimenti in fascia. Uno dei percorsi più utilizzati dagli avversari dei madrileni è proprio quello di attaccare con sovrapposizioni sulla fascia di Marcelo: così sono nati i gol del Girona e dell’Athletic. In questo senso, l’interpretazione del ruolo di Florenzi potrebbe essere decisiva per le capacità della Roma di creare occasioni dalla destra.
La presenza di Casemiro rende il Real molto più stabile, mantenendo un’ancora per le transizioni difensive, a volte mal eseguite. Inoltre, rimane il fatto che Sergio Ramos e Varane costituiscono la coppia migliore al mondo nella copertura di spazi ampi, e per attaccare in transizione è sempre meglio passare dagli esterni per sfruttare il buco lasciato dai terzini. Per questo a partita in corso anche Kluivert, forse il più rapido tra i giallorossi nella conduzione palla al piede, potrebbe essere uno strumento efficace.
L’importanza di Casemiro per il Real Madrid è ormai evidente anche dai video celebrativi dei profili ufficiali del club spagnolo.
Per colpire il Real serve una combinazione di grande intensità, potenza fisica, capacità di inserimento: bisogna avere un’idea chiara di cosa fare con il pallone, ed eseguirla nel modo migliore. I “Blancos” vivono un periodo di transizione, ma rimangono comunque la squadra migliore al mondo dal punto di vista tecnico: le tre Champions consecutive dimostrano che non esiste una partita perfetta contro il Real Madrid. I giallorossi devono essere consapevoli che affronteranno lunghi momenti di sofferenza. Ma con idee chiare e resistenza, si può comunque giocare la miglior partita possibile.