Allegri ha sottolineato come la presenza di CR7 abbia fatto crescere l'autostima nel gruppo. Merito di tutti i record che detiene in Champions, la "sua" competizione. Uno in particolare fa molto felice la Juventus
I numeri, certo. I record. Ma poi c’è qualcos’altro che rende speciale Cristiano Ronaldo e chi può giocare al suo fianco. Allegri ha sintetizzato bene il concetto, parlando di autostima. Autostima che a CR7 non manca e che diventa “autostima diffusa” nel momento in cui mette piede in uno spogliatoio. Quest’estate è entrato in quello bianconero e, come per magia, è aumentata la consapevolezza. Adesso, con Ronaldo, si punta dritti alla Champions perché lui, in fondo, è l’uomo della Champions.
Breve ripasso dei suoi record nella competizione: iniziamo da quello di gol, 120, un’enormità. Messi, dopo la tripletta d’esordio al Psv, lo insegue a 103. E poi: record di gol in una singola stagione di Champions, 17. Ci sono attaccanti che non raggiungono questa quota in un intero campionato, che conta circa il triplo del numero di partite. Ancora: unico giocatore a segnare in tre finali di Champions, l’unico a segnare in tutte e sei le partite della fase a gironi, l’unico a segnare per 11 gare di fila. Aggiungeteci che ne ha vinte 5 e capirete come uno così, da solo, possa aumentare l’autostima di una squadra. Non solo: perché – e Allegri l’ha sottolineato – un Ronaldo nel motore porta certamente i suoi gol, ma costringe anche tutti i compagni ad alzare un po’ l’asticella, a tirare fuori qualcosa in più.
Gli altri esordi di CR7
Per testare l’effetto CR7 sulla Juve di Champions bisognerà attendere dunque il suo “nuovo esordio” nella competizione, contro il Valencia, con la quarta maglia diversa dopo quelli con Sporting Lisbona, Manchester United e Real Madrid. Dobbiamo aspettarci il gol? Alla prima di Champions con il Real, nove anni fa, ne fece addirittura due, entrambi su punizione, nel 5-2 contro lo Zurigo. Ripetendosi anche in tempi più recenti, dato che negli ultimi 6 anni Cristiano Ronaldo ha sempre segnato nella prima gara di Champions.
Era andata diversamente con lo United, esordio europeo negativo con la maglia dei Red Devils: sconfitta 2-1 contro lo Stoccarda (era la seconda giornata del girone, alla prima contro il Panathinaikos era rimasto in panchina), ma era un CR diverso, molto meno attaccante di quello che conosciamo oggi.
Per non parlare del bimbo che fece il suo esordio assoluto nella competizione, con la maglia numero 28 dello Sporting Lisbona che oggi è custodita come una reliquia a casa di Gigi Di Biagio. Era il 14 agosto 2002 e a Lisbona si giocava l’andata del preliminare, con l’Inter di Cuper che aveva appena salutato il “vero” Ronaldo, partito per il Real Madrid dopo aver puntato i piedi e per uno scherzo del destino se ne ritrovò contro un altro, all’epoca sconosciuto, gettato nella mischia nella ripresa per una mezz’ora di gioco in cui dimostrò di avere i numeri. Ovviamente non segnò, ma il ragazzo si farà. Primo gol in Champions addirittura alla terza stagione con il Manchester United (in un preliminare, contro il Debrecen), e da quella rete inizierà il conto che l’ha portato ai 120 attuali. Dimenticavamo un altro record: Cristiano Ronaldo è anche l’unico giocatore ad aver segnato 10 reti contro una singola squadra, nel corso della sua carriera in Champions. Nello specifico, quella squadra è la Juventus, e allora l’aumentata autostima dei bianconeri può dipendere anche dal fatto di sapere di non avercelo più contro, finalmente.