Roma-Real Madrid, le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Daniele V. Morrone

La Roma non è costretta alla partita della vita contro il Real Madrid per passare il turno, ma potrà comunque utilizzare il match per trarre degli insegnamenti utili per il prosieguo della sua stagione

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È passato poco più di un mese da quando la Roma ha subito una brutta sconfitta dal Real Madrid di Lopetegui, eppure tante cose sono cambiate. Nessuno avrebbe immaginato forse che quella sarebbe stata forse l’unica grande vittoria di Lopetegui sulla panchina della Casablanca; la Roma invece nel frattempo è riuscita a correggere subito il tiro e ora si trova con due partite da giocare e la qualificazione alla portata. Sono 2 risultati su 3 quelli che servono oggi per passare il turno e basta comunque una sconfitta del CSKA Mosca nell’altra partita del girone contro il Viktoria Plzen per avanzare comunque, anche in caso di sconfitta contro il Madrid.

Al netto di una situazione ambientale piuttosto pesante per via dei risultati, la Roma non deve necessariamente fare la partita della vita, contro un avversario che viene da una brutta sconfitta nella Liga.

Nonostante ciò, la partita sarà comunque ricca di spunti da un punto di vista tattico, che potrebbero essere utili a due squadre in difficoltà per il prosieguo delle rispettive stagioni. E in questo senso la sfida più interessante della partita verrà giocata nella porzione di campo che corrisponde alla trequarti offensiva della Roma (o difensiva del Madrid), perché lì risiede il punto di forza del sistema della Roma e in assenza di Casemiro, il punto di debolezza di quello del Madrid.



Perché il trequartista della Roma può fare la differenza 


Nella sconfitta contro l’Eibar si è visto quanta fatica fa il Madrid a resistere alla pressione avversaria e soprattutto a gestire attacchi veloci e verticali in transizione difensiva. Gli uomini di Solari nell’ultima sfida di campionato non sono mai sembrati in grado di assorbire i tagli avversari a seguito dei lanci immediati dopo la conquista del pallone, e sono sembrati in apnea anche nella riconquista delle seconde palle. E se Di Francesco sembra aver abbandonato quest’anno i propositi di pressing alto, almeno contro le squadre che considera superiori, dal gioco in verticale la Roma potrebbe invece ricavare più di un’arma.

In questo senso, la probabile assenza di Dzeko non aiuta la Roma, che senza il bosniaco farà più fatica ad arrivare direttamente alla trequarti con i lanci lunghi, ed è quindi possibile che Di Francesco opti per un cambio di modulo, magari tornando a quella difesa a tre che aveva svoltato l’esperienza dei giallorossi in Champions League la scorsa stagione. Con il 3-4-3, ad esempio, la Roma potrebbe cercare di contenere il potenziale offensivo del Real Madrid e cercare con la palla un gioco meno diretto, provando ad attaccare dietro ai terzini avversari.

Con il collaudato 4-2-3-1, invece, assumerebbe ancora più importanza il giocatore che dovrà trovarsi nella zona della seconda palla, e cioè ovviamente il trequartista. L’assenza di Pellegrini per infortunio fa pensare ad una nuova titolarità per Zaniolo, proprio contro la squadra con cui a sorpresa aveva esordito e fatto bene.



Lo stesso gioco della Roma, d’altra parte, sembra facilitare chi gioca da trequartista, che spesso finisce la partita tra i migliori dei suoi. Il gioco di Di Francesco, infatti, fa fatica a connettere i giocatori nella fascia centrale del campo dopo l’uscita del pallone, e sembra sempre in difficoltà ad accorciare il campo in verticale. Per questo motivo, la Roma cerca di spostare molto del peso della manovra sugli esterni, forse anche per il pallone a Dzeko in area di rigore invece di farlo ricevere spalle alla porta lontano dall’area come la scorsa stagione. In questo contesto, il trequartista è molto libero di muoversi nella zona centrale della trequarti, fungendo da collante fra la difesa e l’attacco più che come vero e proprio rifinitore. In assenza di Pellegrini, che si è esaltato nel ricoprire questo ruolo, la stazza, il dinamismo e le qualità tecniche di Zaniolo sembrano sposarsi bene con le richieste del sistema.

Proprio la fisicità del giovane trequartista della Roma sembra poter essere una delle chiavi della prestazione della squadra di Di Francesco, principalmente perché nella sua zona non graviterà come al solito un avversario esperto e atleticamente alla pari come Casemiro, ma Ceballos, che sembra poter andare più in difficoltà.

Senza pressing alto vincere le seconde palle sulla trequarti avversaria diventa vitale per scoprire uno dei lati più fragili del Real Madrid attuale, e cioè la transizione difensiva. In questo senso, recuperare basso il pallone e lanciare nella zona di Zaniolo è una tattica semplice da eseguire, ma che può avere i suoi frutti visto che lo stesso Schick gioca meglio fronte alla porta che di spalle, e quindi può funzionare meglio con qualcuno che fa il lavoro sporco alle sue spalle.

Questo tipo di strategia sarebbe ancora più efficace se giocasse Isco mezzala e Kroos davanti alla difesa, perché il tedesco non è in grado di difendere alle sue spalle e il lancio in quella zona può quindi diventare il modo per far uscire uno dei due difensori centrali e aprire lo spazio per gli inserimenti di Schick. Ma visto che Isco con Solari non è mai partito titolare e ha giocato solo 78 minuti totali nelle 5 partite con il nuovo allenatore, sembra più probabile che davanti alla difesa giochi ancora Ceballos.

L’incognita 
Ceballos

Difatti Ceballos davanti alla difesa è l’unica scommessa presa da Solari da quando si è seduto sulla panchina della prima squadra, indotta dall’infortunio di Casemiro contro il Celta. Il giovane centrocampista spagnolo è entrato per Casemiro contro il Celta e ha giocato da titolare contro l’Eibar con il compito di resistere alla pressione avversaria e passare il pallone a Kroos per far avanzare la manovra.

La scelta di Ceballos ora che il Real Madrid ha una struttura molto più rigida sembra venire incontro a diverse esigenze. Da una parte la qualità tecnica sopraffina, anche sotto pressione, del giocatore andaluso permette al Real Madrid di resistere meglio alla pressione avversaria. Dall’altra, non va dimenticato nemmeno il suo grande dinamismo, altra qualità che manca tremendamente al Real Madrid, vista il momento molto negativo di Modric (che sembra prosciugato dagli sforzi del Mondiale) e, per l’appunto, l’infortunio di Casemiro. La “Casa Blanca” aveva bisogno di un giocatore che potesse muoversi molto per zone molto vaste di campo, sia per facilitare il recupero del pallone sia per aggiungere imprevedibilità in fase offensiva.

Ceballos però è un giocatore tatticamente anarchico, sempre alla ricerca di una zona dove ricevere e per questo sembra dare il meglio come mezzala, quando può ricevere tra le linee, rispetto a quando gioca davanti alla difesa, soprattutto quando ha davanti Modric e Kroos. Il croato e il tedesco sono infatti giocatori difficili con cui convivere perché richiedono una serie di decisioni peculiari e personalizzate. Ad esempio, Kroos ha bisogno che chi gioca da vertice basso gli lasci spazio lui si posiziona per ricevere largo alle spalle di Marcelo in fase di avanzamento del pallone. In quel caso, il regista deve avere il coraggio di rimanere comunque in zona centrale anche a costo di creare un buco, in modo da non attirare avversari nella zona del tedesco: uno di quei dettagli che Casemiro interpreta alla perfezione e che invece Ceballos fa ancora fatica a capire, vista la sua tendenza ad avvicinarsi al pallone.

La zona di Ceballos è insomma vitale per la prima costruzione del Real Madrid, perché richiede al regista sia di essere creativo con il pallone, che di occupare zone di campo inconsuete quando a gestire il possesso è una delle due mezzali. Un lavoro raffinato tatticamente, che può risultare sfiancante per un giocatore giovane e non certo votato all’equilibrio tattico. Insomma, nella zona centrale della trequarti del Real Madrid, nella sfida possibile tra Ceballos e Zaniolo, si giocherà la partita più importante.

Sempre che la paura di perdere non finisca per prevalere sulla voglia di vincere, in una partita comunque non determinante per il passaggio del turno di entrambe le squadre.