Roma-Porto, le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Dario Saltari

Il Porto non è in un gran momento di forma e ha diverse assenze importanti, ma difende bene e può diventare pericoloso in campo aperto. La Roma dovrà ritrovare la sua identità aggressiva e verticale per mettere in difficoltà la squadra di Conceição

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Sono passati meno di due mesi da quando le urne di Nyon hanno messo contro Roma e Porto per gli ottavi di Champions League, eppure da quel momento per le squadre di Eusebio Di Francesco e Sérgio Conceição le cose sono cambiate molto.

I giallorossi continuano ad avere un rendimento molto discontinuo: dal giorno del sorteggio a oggi sono usciti da una crisi, inanellando quattro vittorie di fila tra campionato e Coppa Italia dopo la sconfitta dello Stadium contro la Juventus, poi ne hanno affrontata un’altra, con l’incredibile rimonta dell’Atalanta da 0-3 a 3-3 a Bergamo e l’ancora più incredibile sconfitta per 7-1 in Coppa Italia con la Fiorentina. Nello stesso periodo, il Porto non ha vissuto gli stessi alti e bassi ma ha passato comunque momenti difficili e arriverà molto cambiato, anche negli uomini, all’appuntamento con la competizione più importante.

Le difficoltà del Porto, i cambiamenti di Conceição

Al 17 dicembre, giorno del sorteggio, infatti, la squadra di Conceição poteva vantare una stupefacente striscia di 13 vittorie consecutive in Portogallo, tra campionato e coppe nazionali, e dominava la Primeira Liga, con 4 punti sulla principale antagonista per la vittoria del titolo, il Benfica. Intorno alla metà di gennaio, però, le certezze dei “Dragoni” hanno iniziato a incrinarsi ed è arrivato prima uno scialbo 0-0 in casa dello Sporting (per la prima volta dal 7 ottobre il Porto è tornato a concedere punti agli avversari in campionato), poi il faticosissimo passaggio dei quarti della Taça de Portugal contro la squadra di Serie B portoghese del Leixões (1-2 ai tempi supplementari), la sconfitta in finale di Taça da Liga ancora contro lo Sporting, e infine i due pareggi consecutivi in campionato ottenuti contro Vitória Guimarães e Moreirense, contro cui il Porto è riuscito a evitare la sconfitta all’ultimo respiro. La squadra di Conceição è ancora prima in campionato, ma adesso ha solo un punto di distacco dal Benfica, che sembra essere in un momento di forma molto migliore (per dire: ha vinto l’ultima partita di campionato per 10-0).

Se ciò non bastasse, il Porto sarà anche costretto a schierare una formazione fortemente rimaneggiata, con l’assenza di alcuni dei suoi uomini chiave. Non solo il “Tecatito” Corona, la cui squalifica era già stata messa in conto e verrà probabilmente coperta dall’attaccante brasiliano Fernando, ma anche Moussa Marega, il cui stiramento alla coscia priverà Tiquinho Soares del suo compagno offensivo abituale.

L’assenza di Marega sarà molto pesante non solo per la sua pericolosità offensiva assoluta (alla fine parliamo di un attaccante che ha realizzato 16 gol e 9 assist in tutte le competizioni finora), ma anche e soprattutto per la sua importanza per l’equilibrio offensivo del Porto. L’attaccante maliano formava una coppia molto affiatata con Tiquinho, che ha segnato 4 dei suoi 9 gol in campionato proprio su suo assist, convincendo Conceição a passare definitivamente al 4-4-2. Non è un caso che nell’ultima partita di campionato contro la Moreirense, il tecnico portoghese sia passato al 4-3-3, lasciando Tiquinho come unico riferimento offensivo e aggiungendo Danilo Pereira tra le mezzali Herrera e Oliver Torres. In questo senso, sarà interessante vedere se l’inserimento di Fernando farà tornare il Porto al 4-4-2, oppure se Conceição chiederà un sacrificio all’attaccante brasiliano schierandolo da ala destra pura (un ruolo che comunque ha già ricoperto in stagione).

A questo proposito, è utile tornare per un attimo all’importanza di Jesus Corona, che va ben oltre alle sue statistiche sui dribbling (4.7 tentati e 2.7 riusciti per 90 minuti in campionato). I movimenti dell’ala messicana negli ultimi tempi donavano grande fluidità allo schieramento portoghese, soprattutto grazie alla sua intesa con Eder Militão, che ormai viene schierato stabilmente da terzino destro dopo l’acquisto di Pepe al centro della difesa.

fase difensiva porto
La fase difensiva del Porto

Senza palla, Corona si abbassava fino alla linea di difesa mentre Militão si stringeva vicino ai due centrali, trasformando il 4-4-2 in un momentaneo 3-5-2. Una mossa che permetteva non solo di far rientrare un altro gran colpitore di testa in area, ma anche di esentare il principale fulcro di gioco della squadra, Yacine Brahimi, da ripiegamenti difensivi troppo lunghi. Senza Corona non è detto che il Porto riesca mantenere la stessa compattezza difensiva e la stessa fluidità posizionale.

Punti di forza e di debolezza

L’assenza di Corona avrà anche importanti conseguenze offensive, sbilanciando ulteriormente la fase creativa del Porto sulla fascia sinistra, che si fonda sulle connessioni tra Brahimi (addirittura 3.3 dribbling riusciti ogni 90 minuti), Oliver Torres e Alex Telles, che, con 2.9 passaggi chiave per 90 minuti, è il principale creatore di gioco della squadra.

Senza la doppia punta, Brahimi, che già con il 4-4-2 amava accentrarsi in fase di possesso e agire quasi da trequartista puro, sarà ancora più responsabilizzato in fase offensiva, e la sua sfida con il terzino destro della Roma potrebbe risultare decisiva ai fini del risultato, e forse addirittura del passaggio del turno, considerando il vantaggio non indifferente di giocare l’andata fuori casa. Florenzi, che dovrebbe giocare da terzino destro dopo il problema muscolare accusato da Karsdorp, non fa della difesa all’indietro e dell’uno contro uno il suo punto di forza, e potrebbe andare in difficoltà contro un dribblomane che si esalta in spazi aperti.

Con il 4-3-3, inoltre, Conceição ha cercato di aiutare Tiquinho chiedendo alle sue mezzali, e soprattutto a Herrera, di riempire maggiormente l’area con gli inserimenti da dietro, una situazione che la Roma ha dimostrato di soffrire molto, con una linea difensiva non sempre attentissima alle marcature in area.

Il Porto, in realtà, è una squadra che difende molto meglio di quanto non attacchi e non è un caso in questo senso che una delle sue principali fonti di gioco siano le transizioni dopo il recupero del pallone. La squadra di Conceição non ama il pressing alto ma questo non significa che difenda in maniera passiva, e anzi tiene sempre il baricentro molto alto sul campo con le linee di centrocampo e difesa molto strette sia orizzontalmente che verticalmente. L’obiettivo è quello di portare gli avversari sugli esterni, di costringerli al cross, dove il Porto può sfruttare un certo predominio fisico sui duelli aerei (in campionato ne vince addirittura 22.1 a partita).

Un modo di difendere aggressivo, che richiede grande concentrazione e intensità fisica ai suoi difensori, che sono chiamati a salire in maniera molto veloce sugli avversari che ricevono tra le linee. Non sempre le scalate in avanti funzionano, però, e il Porto a volte tende a disorganizzarsi in fase di transizione difensiva quando cerca di recuperare immediatamente le seconde palle.

Alla luce dell’atteggiamento molto ambizioso in fase di non possesso, la Roma dovrà ritrovare alcune delle caratteristiche più spiccate della sua identità. Il pressing alto organizzato, innanzitutto, che può facilmente mettere in crisi un triangolo di costruzione (Pepe, Felipe, Pereira) che non fa della sensibilità tecnica il suo punto di forza. Ma anche le verticalizzazioni lunghe direttamente dalla propria mediana, che l’anno scorso permisero alla Roma di passare il turno contro lo Shakhtar Donetsk, una squadra dall’organizzazione difensiva molto simile. In questo senso, soprattutto i movimenti alle spalle della retroguardia avversaria di Zaniolo (che dovrebbe tornare a giocare in alto a destra) ma soprattutto El Shaarawy potrebbero risultare decisivi per fare male alla squadra di Conceição.

D’altra parte, la Roma di Di Francesco nella prima parte di stagione non è riuscita a fare della flessibilità dei principi tattici una sua arma e adesso non ha altra scelta che puntare tutte le sue fiche sulla sua identità originaria, che sembra comunque avere le potenzialità per poter mettere in difficoltà una squadra come il Porto. In ogni caso, dovrà ridurre al minimo gli errori per passare il turno, per evitare che il cinismo della squadra Conceição le risulti fatale.