Champions League, un'altra pazza rimonta con Solskjaer: ecco cosa è il Manchester United

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Clamorosa rimonta a Parigi per i Red Devils, 3-1 finale con una squadra decimata che ha ottenuto il passaggio ai quarti di Champions. Ribadita l'identità di una società dalle tante imprese nella storia: indimenticabile la leggenda dei Busby Babes così come l'incredibile finale del 1999 contro il Bayern con Ferguson in panchina. Vent'anni fa a Barcellona decise Solskjaer, oggi esaltante manager dello United

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Non si era mai vista una rimonta del genere in Champions League, ribaltone a referto dopo una sconfitta casalinga con almeno due gol di scarto. Mai era accaduto in 106 precedenti, tabù infranto dal Manchester United targato Ole Gunnar Solskjaer: battuti 2-0 a Old Trafford dal PSG e destinati ad un proibitivo match di ritorno, i Red Devils hanno riscritto il discorso qualificazione attraverso un match indimenticabile. Doppietta di Lukaku intervallata da Bernat, decisivo il 3-1 di Rashford su rigore assegnato dal Var in pieno recupero. Maledizione parigina nella competizione, binari paralleli a Gigi Buffon protagonista in negativo in occasione del provvisorio 2-1 alla mezz’ora. Psicodramma da una parte, inevitabilmente impresa dall’altra a ribadire l’identità di un club dalla tradizione esaltante: dal 1878 i titoli in bacheca sono 66, trofei conquistati da figure leggendarie come Matt Busby. Fu l’allenatore dei 14 trofei conquistati, uomo che sopravvisse al disastro aereo di Monaco di Baviera del 1958 nel quale persero la vita 8 eroi dei suoi Busby Babes. Ricostruito un gruppo vincente a partire dal tridente Law, Charlton e Best, il manager scozzese tornò a vincere festeggiando addirittura la Coppa dei Campioni del 1968. Suo connazionale in panchina è stato l’altrettanto iconico Alex Ferguson, 38 titoli nei 27 anni trascorsi a Old Trafford fino al 2013: c’era anche lui nella magica notte del Parco dei Principi, dimostrazione offerta dagli account social dello United che l’hanno immortalato al termine del match affiancato da Eric Cantona e proprio Solskjaer. La storia del Manchester United in festa a vent’anni di distanza da un’altra impresa indimenticabile: il 26 maggio 1999, finalissima di Champions al Camp Nou, i Red Devils rimontarono in pieno recupero il vantaggio tedesco di Basler. Di Sheringham e, soprattutto, di Solskjaer le reti della finale più pazza archiviata nella competizione.

Vent'anni dopo ancora Solskjaer: impresa United a Parigi

Non si trattava dell’epilogo della Champions League, in programma il prossimo 1 giugno al Wanda Metropolitano, tuttavia l’impresa del Manchester United restituisce lo spessore di una società in grado di riscrivere il proprio destino per l’ennesima volta. Poco importa dei precedenti negativi in materia di rimonte, tanto meno la lista degli assenti che lamentavano gli inglesi prima della gara di ritorno: indisponibili 8 potenziali titolari oltre allo squalificato Pogba, trascinatore dei Red Devils dall’avvento di Solskjaer. Ciò nonostante il 46enne norvegese si è riscoperto il denominatore comune con il passato del club, gruppo superiore alle avversità e che non conosce ostacoli impossibili. Vero, il 3-1 finale punisce gli errori individuali del PSG (Kehrer e Buffon) e la mano del Var in occasione del rigore di Rashford al 93’ (primo penalty da lui calciato in gare ufficiali), tuttavia il carattere degli uomini di Solskjaer rispecchia quel coro cantato a tutte le latitudini nel nome della passione (Glory Glory Man United). Ecco quindi che dopo vent’anni è nuovamente Ole Gunnar Solskjaer l’uomo della folle rimonta, goleador a Barcellona e manager dallo scorso 19 dicembre dopo l’esonero di José Mourinho. Inevitabile soffermarsi sull’addio dello Special One, divorzio che non avrebbe mai segnato l’avvento dell’allenatore del momento: 14 vittorie in 17 partite complessive, imbattuto in Premier League dove è risalito fino al 4° posto e tutt’ora in corsa in FA Cup dopo essersi sbarazzato di Arsenal e Chelsea. Solo una sconfitta dall’inizio del suo mandato, ovvero lo 0-2 targato PSG nel primo atto degli ottavi vanificato nel match di ritorno. Lo chiamavano Baby-faced Assassin, killer d’area di rigore a dispetto dei tratti di un viso da ragazzino. Oggi risponde all'artefice della rinascita dei Red Devils, lui che da "traghettatore" naviga verso la conferma definitiva dopo l’ennesima impresa dell’eterno United.