Manchester United-Barcellona, le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Daniele V. Morrone

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Il Barcellona arriva alla sfida dopo aver chiuso il discorso Liga e con un Messi particolarmente in forma, i "red devils" al contrario stanno vivendo un momento di appannamento dopo la grande striscia di vittorie che gli ha consentito di rientrare il campionato e superare il PSG agli ottavi

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Negli ultimi tre anni il Barcellona è sempre stato eliminato ai quarti di finale, ora ci arriva con la Liga praticamente vinta (+11 sull’Atlético secondo dopo lo scontro diretto di sabato) e potendo quindi concentrare tutte le attenzioni sulla doppia sfida con il Manchester United.

I “Red Devils”, invece, non stanno passando un buon momento in patria (ha perso tre delle ultime quattro partite, tra Premier League e FA Cup) dopo il passaggio del turno contro il PSG, che probabilmente è stato il momento che ha portato alla definitiva conferma di Solskjær sulla panchina (poco dopo quella vittoria è arrivata infatti la firma al contratto).

Pur avendo l’andata in casa, per il Manchester United è difficile immaginare qualcosa di diverso di un Barcellona in possesso del pallone per più del 60% del tempo. E una strategia differente da quella che vede la squadra di Solskjær difendersi bassa, pronta a ripartire in velocità con pochi uomini. Una riedizione insomma non solo dello scontro contro il PSG agli ottavi per lo United, ma anche di quella del Barcellona contro il Lione. In entrambi i casi contro avversari di livello superiore.

Come attaccherà il Barcellona ad Old Trafford

Il Barça verosimilmente schiererà la stessa formazione contro l’Atlético, in cui Sergi Roberto ha giocato come terzino destro al posto di Semedo, Lenglet come centrale sinistro al posto di Umtiti, Arthur Melo come mezzala sinistra al posto di Arturo Vidal, e Coutinho come attaccante sinistro al posto del convalescente Ousmane Dembélé (che viaggerà a Manchester pur non essendo convocato).

Nonostante venga rappresentato dalle grafiche come un 4-3-3, il modulo del Barcellona di Valverde con il pallone dipende spesso dal tipo di ripiegamento avversario che deve affrontare: in caso di blocco basso il Barcellona si scagliona con un 2-3-4-1 in cui in cui in sostanza i due terzini finiscono per essere le ali a tutto campo che devono dare l’ampiezza al sistema. Con Coutinho e Messi nei mezzi spazi e Suárez al centro dell’attacco per dare profondità al sistema.

Con uno dei centrali che ha il pallone e gli avversari con un blocco basso, il 2-3-4-1 del Barcellona prende forma: i terzini salgono all’altezza degli attaccanti, gli esterni rientrano verso il campo e Suárez da profondità.

Spesso, però, sia Busquets che Messi si muovono tra le linee nella fascia centrale, trasformando temporaneamente il 2-3-4-1 in un più ortodosso 3-2-4-1. Come sempre rappresentare il modulo con i numeri serve per avere un’idea della strategia con il pallone, ma va tenuto presente che ci troviamo in un contesto dinamico. La scelta di utilizzare questo sistema serve a Valverde per avvicinare Messi all’area di rigore in fase di attacco posizionale, dandogli sostanzialmente sempre l’opzione del passaggio filtrante in verticale per Suárez e in diagonale per Jordi Alba alla sua sinistra. Inoltre costruendogli alle spalle una rete di protezione per il possesso con Arthur Melo, Busquets e Rakitic che possono sempre trovarlo nel momento in cui è smarcato e che devono al contempo intervenire subito in caso di perdita. 

In questo contesto, Coutinho e Sergi Roberto (ovvero il giocatore nel mezzo spazio di sinistra e l’esterno di destra) servono ad avere un altro sbocco creativo che non sia solo il 10 argentino. Fino ad adesso il talento di Messi è riuscito da solo a mettere in ombra le prestazioni poco ispirate di Coutinho. E per lo stesso motivo, contro squadre che vogliono difendersi, Valverde ha scelto la calma di Sergi Roberto con la palla all’esplosività nella corsa di Nelson Semedo.

Alla base di tutto poi ci sono i due centrali, utilissimi con la palla per la capacità di saltare linee con i lanci: in questo, la precisione del mancino di Lenglet è fondamentale perché Messi si trova proprio sulla sua direttrice principale. Sono però anche il punto dove le strategie avversarie puntano di più, perché trovandosi come ultimi uomini sulla linea del centrocampo, superare loro durante la transizione offensiva significa trovarsi soli contro Ter Stegen. Possiamo immaginare quindi che la tattica principale per arrivare in porta che utilizzerà Solskjær sarà volta a mettere in difficoltà proprio loro due. Contro il Barcellona, quindi, l’idea di isolare Lenglet contro Lukaku, e Piqué contro Rashford (che sarà in forse fino all’ultimo) dovrebbe essere la preferita di Solskjær.

La strategia del Manchester United

Contro il Barcellona tornerà anche Pogba, che si era perso invece il ritorno contro il PSG, e la sua presenza sarà fondamentale per dare maggiore spessore alla strategia che di solito Solskjær utilizza contro le squadre che considera più forti, ovvero il recupero del pallone con ondate di pressing nella fascia centrale del campo per poter attaccare gli avversari quando si trovano nella vulnerabile fase di transizione negativa.

In questo contesto, Pogba dovrebbe essere deputato al passaggio verso gli attaccanti subito dopo il recupero, con Lingard a muoversi nella zona di Busquets per portarlo fuori strada. Come detto per il Barcellona scaglionato col 2-3-5 o 3-2-4-1 la perdita del pallone per vie centrali mette tantissima pressione sulla transizione difensiva dell’ultima linea. Gli esterni salgono troppo per poter recuperare campo in tempo e quindi l’ultima linea si trova al massimo in parità numerica con gli attaccanti avversari, a volte addirittura in inferiorità.

Il 4-4-2 del Manchester United contro il PSG. Appena la palla viene passata nella fascia centrale scatta la pressione dei due centrocampisti per impedire passaggi filtranti e recuperare il pallone per servire subito le due punte.

Il Manchester United nella partita contro il PSG ha difeso con un 4-4-2 in cui la strategia era quella di chiudere gli spazi ed evitare filtranti più che contendere il pallone. In questo contesto tattico agli avversari viene lasciato lo spazio dietro e sulle fasce, ma quando il pallone arriva nella zona di rifinitura centrale viene attaccato. Anche perché recuperare nella fascia centrale era il modo scelto per iniziare la transizione offensiva, provando a trovare Lukaku e da lì cercare un appoggio verso il giocatore più vicino una volta risalito il campo. Cercare immediatamente Lukaku o Rashford, magari in isolamento con uno dei centrali del PSG è stato anche l’opzione nei rilanci di De Gea, la seconda principale variante della strategia del Manchester United. L’idea è sempre quella di sfruttare il campo dietro le spalle della squadra che ha il pallone e il baricentro alto visto il dominio territoriale.

Sarà questa la strategia del Manchester United, che realisticamente avrà bisogno di un’altra prestazione superlativa per arrivare in semifinale. Di fronte non solo ha una squadra in grande forma, ma soprattutto il giocatore che più di tutti può decidere uno scontro diretto in qualsiasi momento.