Tottenham-Liverpool, le chiavi tattiche della finale di Champions League

Champions League

Dario Pergolizzi

La Champions League si chiude con una finale inaspettata. Il Liverpool ha vinto gli scontri diretti in stagione col Tottenham e ha probabilmente la squadra migliore, Pochettino può però equilibrare la sfida con la sua capacità di preparare e raddrizzare anche partite molto complicate

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Tottenham – Liverpool è una finale inaspettata che chiude una stagione ricca di sorprese, soprattutto in Champions League. La squadra di Klopp è favorita, in virtù di una superiorità imposta in maniera evidente in campionato e di un percorso che ha mostrato una maturità maggiore rispetto alla scorsa stagione. Pochettino ha però dimostrato di poter risolvere, o quantomeno raddrizzare, anche le partite più complicate, assorbendo ogni tipo di imprevisto in una maniera propria dei grandi allenatori. Il Tottenham è una squadra solida, dall’identità definita e, novità di quest’anno, dallo spirito indomito. Tutte caratteristiche necessarie per mettere in difficoltà i favoriti nella gara secca per eccellenza.

Nell’ultima sfida di campionato, giocata il 31 marzo, abbiamo assistito a una partita a due facce. Il Liverpool ha dominato il primo tempo creando parecchi problemi alla difesa del Tottenham, ma nel secondo Pochettino è riuscito a riprendere in mano il controllo del possesso e rendere più pericolosa la sua squadra con un cambio di assetto. Diversi temi potranno riproporsi anche durante la finale di Madrid.

Come il Liverpool può mettere in crisi la difesa del Tottenham

Il modo in cui gli Spurs decideranno di affrontare la fase di non possesso sarà subito importante. Nell’ultima partita di Premier, aveva optato per un 5-3-2 combattivo e che consentiva scalate aggressive sugli esterni del Liverpool, considerati giustamente letali. Questo atteggiamento, però, è stato inefficace. Il Tottenham, nel corso della stagione, ha mostrato più volte di essere vulnerabile con una linea difensiva a 5, con i centrali difensivi che hanno spesso faticato nel garantirsi copertura a vicenda, finendo per generare una linea piatta che soffriva nel coprire la profondità alle sue spalle.

Anche contro il Liverpool questo aspetto si è fatto sentire, in particolar modo per l’interpretazione del ruolo di centravanti di Firmino. Il brasiliano è abile a danzare tra le linee, e con i centrocampisti del Tottenham impegnati nel consueto pressing in avanti, a doverlo prendere in consegna era spesso Vertonghen, rompendo la linea. Alle sue spalle, però, rimanevano buchi coperti male dai compagni, che potevano essere attaccati agevolmente dalla velocità di Salah e Mané.

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Milner lancia Salah

Vertonghen esce per non concedere troppo spazio e tempo a Firmino tra le linee, ma Sanchez non lo copre e Salah ha parecchio spazio per attaccare la profondità.

Le due ali sono state decisive nel mettere in crisi gli esterni bassi di Pochettino, che per seguirli con attenzione ripiegavano fin troppo, lasciando spazio alle avanzate dei terzini Trent Alexander-Arnold e Robertson, autori di una stagione clamorosa e diventati fattori determinanti nelle fasi offensive del Liverpool. Questo costringeva il trio di centrocampo del Tottenham a coprire parecchia distanza lateralmente per cercare di raddoppiare i terzini avversari e quantomeno rallentarne i cross, ma la duttilità tecnica e la rapidità di pensiero di Alexander-Arnold e Robertson consente di differenziare lo sviluppo andando a trovare i compagni smarcati tra le linee, negli spazi lasciati appunto dai centrocampisti avversari in uscita.

Pochettino ha cercato di rimediare cambiando sistema e passando a un più solido 4-2-3-1, per aumentare il supporto al centrocampo e far tornare la difesa in una comfort-zone nelle fasi senza palla. Il piano ha funzionato, portando poi benefici chiari anche in fase di possesso.

Quali sono le armi offensive del Tottenham

Dato che la squadra di Klopp è ormai tra le migliori in assoluto nello sviluppo della manovra dal basso, pressarli in alto con tanti uomini può essere rischioso. Il Liverpool ha coniugato la sua storica verticalità nelle ripartenze a una cura eccellente della costruzione, prendendo campo facilmente e diventando una squadra completa, capace di assorbire l’intensità avversaria nella propria metà campo.

Il Tottenham ha dunque due strade: insistere con un atteggiamento aggressivo nel pressing alto, curando però in maniera maniacale i movimenti ad accorciare della linea difensiva per non concedere spazi tra le linee; oppure assumere un comportamento più attendista e cercare le ripartenze lunghe anziché corte, sfruttando il ritorno di Kane e l’abilità in campo aperto dei vari Lucas, Eriksen, Son.

In campionato, il Tottenham ha tenuto palla anche a lungo nella metà campo avversaria per buona parte del secondo tempo, ma la difesa posizionale del Liverpool si è rivelata di livello altissimo. Gli unici spazi concessi dai Reds sono quelli naturalmente lasciati scoperti sulle fasce, in quanto viene privilegiato il controllo del blocco centrale. Al contempo, però, il Liverpool è molto rapido nello scalare verso il lato debole seguendo la palla. Ciò nonostante il Tottenham ha avuto la possibilità di eludere il primo, aggressivo, pressing del Liverpool portando subito palla al di là del centrocampo grazie al cambio di sistema.

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Sissoko avanza dopo che il Tottenham ha saltato il primo pressing del Liverpool

Col passaggio al 4-2-3-1, in fase di costruzione Vertonghen e Trippier (i terzini) si alzavano immediatamente, ma il Tottenham manteneva superiorità numerica sfruttando i mediani e Lloris. Nello sviluppo dell'azione qui sopra Alderweirld gioca “a muro” su Alli, che accortosi della pressione di Milner gliela restituisce, mentre Sissoko si smarca alle sue spalle per ricevere la verticalizzazione e attaccare lo spazio palla al piede. Il Tottenham si ritrova in superiorità numerica in campo aperto, contro una squadra abbastanza abile nel pressare alto e non concedere questo tipo di occasioni.

Il Tottenham dovrà quindi chiedere un grande sforzo ai suoi esterni per avere sempre un riferimento in ampiezza da poter pescare rapidamente se tutti gli appoggi sul corto fossero marcati o coperti. Poter avere questa alternativa darebbe delle preoccupazioni aggiuntive alla difesa del Liverpool, che sarà già parecchio concentrata a non concedere a Kane il dominio sulle palle lunghe.

La mobilità del centravanti sarà un’altra risorsa fondamentale per il Tottenham. Matip e van Dijk tendono ad essere molto aggressivi sul diretto avversario, e Kane potrebbe portarli spesso fuori posizione. A quel punto, potranno essere decisive le corse nello spazio e le triangolazioni rapide coinvolgenti Eriksen, Son e Lucas per attaccare la profondità. Un occhio di riguardo anche allo spazio lasciato libero dai terzini di Klopp: la verticalizzazione immediata alle loro spalle può essere una soluzione efficace nelle transizioni offensive, per i movimenti a tagliare verso l’esterno di Alli e compagni.

Liverpool e Tottenham sono due squadre aggressive e intense, ma anche ricche di grandi qualità. Giocatori particolarmente temibili in spazi ampi, ma con un repertorio efficace anche quando devono attaccare difese schierate. Se la partita sarà condita dalla solita cifra di intensità inglese potremmo forse vedere più spettacolo, ribaltamenti e occasioni, rispetto alle ultime finali, dove la tensione al controllo delle squadre in campo era palpabile.

Rispetto allo scorso anno la squadra di Klopp arriva da favorita, contro un avversario che conosce bene (e viceversa), per cui magari assisteremo a una prima fase più titubante, come è accaduto nella finale di Europa League tra Arsenal e Chelsea. Le qualità in campo sono però diverse, e sono dirette magistralmente da due degli allenatori che meglio rappresentano la contemporaneità calcistica.