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Liverpool-Napoli, le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Il Napoli arriva alla sfida di Anfield in un momento difficilissimo della sua stagione, ma non deve preoccuparsi troppo del risultato ai fini della qualificazione

LIVERPOOL-NAPOLI LIVE

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Più o meno un anno fa ad Anfield la sconfitta per 1-0 contro il Liverpool era costata al Napoli l’eliminazione dalla Champions League alla fase a gironi. La squadra di Carlo Ancelotti aveva provato a tenere i ritmi del Liverpool ma era stata travolta come quasi tutte le squadre che sfidano i “Reds” sul piano dell’intensità, e con quella sconfitta era stata scavalcata in classifica proprio all’ultima giornata dai futuri campioni d’Europa.

 

Oggi entrambe le squadre hanno un buon margine sul terzo posto del Salisburgo e lo scontro diretto ad Anfield è quindi meno importante per la qualificazione agli ottavi. A un anno di distanza, e nonostante la vittoria nella gara d’andata, gli azzurri sembrano però molto più lontani dal Liverpool. Ancelotti è nel momento più delicato da quando è a Napoli, la sua squadra è in crisi di risultati (non vince da sei partite) e involuta nel gioco, mentre i “Reds”, che con la vittoria di un anno fa iniziarono il percorso che li ha portati a vincere la Champions, stanno dominando la Premier League, con otto punti di vantaggio sul secondo posto occupato dal Leicester.

 

Dove sono le difficoltà del Napoli

In questo momento il Napoli è in difficoltà sotto molto aspetti, e in particolare nei principi di gioco che più di tutti dovevano definire la sua identità, ovvero la capacità di recuperare presto la palla e quella di uscire dal pressing palla a terra, arrivando in modo pulito dai giocatori posizionati in zona di rifinitura. Idealmente Ancelotti voleva costruire un Napoli che recuperasse presto la palla e dominasse il possesso prevalentemente nella metà campo avversaria, occupando ogni corridoio sulla trequarti. Oggi si ritrova invece una squadra che fatica a pressare alto e non riesce a risalire il campo in modo ordinato, rendendo inutili i tentativi di alzare il baricentro e controllare la partita nella metà campo avversaria.

 

Anche il Milan, una delle squadre più in crisi del campionato, con meccanismi di gioco molto meno consolidati di quelli del Liverpool, nell’ultima giornata riusciva a conservare agevolmente il possesso sui tentativi di pressing alto del Napoli e a sporcarne la costruzione accennando un pressing meno intenso e organizzato rispetto agli standard del Liverpool.

 

Ad Anfield la squadra di Jürgen Klopp impone a ogni avversaria fasi più o meno lunghe in cui resta schiacciata nella sua metà campo, e il Napoli oggi non sembra abbastanza solido per resistere in quei momenti. Per conservare la palla e rallentare col possesso i ritmi della partita gli azzurri dovrebbero tornare brillanti come nella gara di andata, quando avevano trovato con continuità le uscite sulle fasce in costruzione, individuando nello spazio dietro ai terzini (soprattutto dietro Robertson) la zona in cui attaccare il Liverpool.

 

La partita contro il Milan non ha però dato segnali incoraggianti, anzi ha confermato il brutto momento di forma e mostrato una squadra dai meccanismi di circolazione inceppati, in difficoltà a creare linee di passaggio e costretta spesso al lancio lungo per avanzare. Anche l’azione che ha portato al gol di Lozano ha avuto origine da un lancio di Di Lorenzo, praticamente costretto a quella soluzione perché attorno non aveva compagni vicini con cui combinare. Callejón, il destinatario del lancio di Di Lorenzo, si era accentrato dalla fascia destra ed è stato l’unico a dare una linea di passaggio con un movimento in profondità alle spalle di Romagnoli. I tre centrocampisti incaricati in teoria di trasmettere la palla in avanti, ovvero Zielinski, Allan ed Elmas, schierato da esterno sinistro che si accentrava ad aggiungere una linea di passaggio nei corridoi intermedi, sono invece distanti dall’azione, raggruppati attorno al cerchio di centrocampo.

 

L’arma del lancio lungo?

Da una situazione all’apparenza innocua, con i giocatori del Milan in chiara superiorità numerica, il Napoli è arrivato al gol solo per gli errori dei rossoneri e un paio di giocate di Insigne, abile per due volte a recuperare la palla dopo le respinte di testa dei difensori milanisti. Dopo il secondo recupero Insigne si è coordinato velocemente per tirare dal limite dell’area e il suo tiro ha colpito l’incrocio dei pali. Sul pallone è quindi arrivato per primo Lozano, che con un colpo di testa ha superato Donnarumma.

 

Insigne però si è infortunato e salterà la partita contro il Liverpool. Nel ruolo di esterno a sinistra che si accentra in fase di possesso Ancelotti può quindi schierare un centrocampista (uno tra Fabián Ruiz, Zielinski o Elmas), da abbassare in caso di necessità per rendere più sicura l’uscita dalla metà campo, la fase più delicata per impedire ai “Reds” di dominare la partita attraverso il loro pressing.

 

Per evitare di perdere la palla in zone pericolose c’è poi l’opzione del lancio lungo, magari con l’inserimento di Llorente, preso in estate proprio per dare un’alternativa al tipico gioco palleggiato e già efficace entrando dalla panchina nella gara d’andata. Per una squadra abituata a risalire il campo con ordine palla a terra, il passaggio a un gioco che si appoggia subito al centravanti non è comunque scontato, e il Napoli rischierebbe ancora di più di consegnare la partita al Liverpool se non riuscisse ad accompagnare adeguatamente il suo centravanti.

 

Avere un buon piano per superare le prime ondate di pressione dei “Reds” è indispensabile per sperare di sopravvivere ad Anfield. Lo schieramento del Liverpool, le uscite in pressione studiate da Klopp, i suoi meccanismi offensivi e l’importanza in costruzione e rifinitura dei terzini concedono spazi invitanti da attaccare, soprattutto in ampiezza dietro Robertson e Alexander-Arnold, ma per riuscire a sfruttarli occorrono precisione nelle giocate e movimenti organizzati, due aspetti che il Napoli sembra aver smarrito nell’ultimo periodo.

 

Dovesse ritrovarli si aprirebbero scenari favorevoli, anche perché la fase difensiva del Liverpool in Champions League è stata finora tutt’altro che solida. La squadra di Klopp ha subito gol in ogni partita giocata nel girone (7 reti in tutto) e ad Anfield, in vantaggio di tre gol, ha anche concesso una rimonta al Salisburgo, prima di vincere 4-3 grazie a un gol di Salah.

 

Di certo Ancelotti sperava di incrociare i “Reds” in un momento più tranquillo, magari dopo aver riportato l’equilibrio nello spogliatoio, turbato dal conflitto con la società per il rifiuto di andare in ritiro al termine della partita contro il Salisburgo. La buona notizia è che una sconfitta non comprometterebbe il passaggio agli ottavi di finale, come invece era capitato un anno fa.