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Nagelsmann, Tuchel e le stampelle: la loro storia

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Niccolò Omini

©Getty

Dietro la prima semifinale di Champions League fra Lipsia e Psg c'è una storia che merita di essere raccontata. Ricordi e aneddoti che legano i due allenatori, Tuchel e Nagelsmann. Legati da un passato comune e... dalle stampelle

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Julian, Thomas e le stampelle. Quelle che Tuchel sta usando dopo essersi fatto male la scorsa settimana, ma 13 anni fa nella seconda squadra dell'Augsburg la scena era ribaltata: mister Thomas che vedeva il suo difensore Julian in stampelle per tutti quei problemi al ginocchio. Spesso, troppo spesso. Tanto da avere quell'idea. "Gli avevamo detto: se sei sempre infortunato non puoi restare qui, inizia a studiare le squadre avversarie. E devo dire che le sue analisi erano notevoli, considerando che lui era un giocatore di appena 21 anni". Tuchel, che ha due lauree, però gli aveva dato un altro consiglio: finisci l'università. Anche Julian lo ha detto: "Mio papà non c'era più, in famiglia avevamo bisogno di soldi e ho accettato, anche per finanziarmi gli studi".

 

Thomas è appassionato di neuroscienza e matematica, Julian più tecnologico. All'Hoffenheim faceva riprendere gli allenamenti con i droni e seguiva tutto dall'alto, al primo errore stop e tutti a studiare le immagini al maxischermo. Il primo giorno a Lipsia ha detto: "Bello il vostro centro, ma costruitemi la torretta". Due caratterini mica male, la scorsa estate Nagelsmann si era presentato così ai giocatori del Lipsia. A 32 anni. "Vorrei che consideraste ogni allenamento un'occasione per fare uno step in più".

 

Thomas a Dortmund aveva perfino esagerato, fra regole e diete impossibili che lo avevano fatto litigare con giocatori e dirigenti. Lo chiamano "lo scienziato del calcio", a volte forse un po' troppo nerd, Julian è rimasto quello che all'Hoffenheim andava in ufficio in moto e ciabatte. E che per Tuchel tende ad essere un po' logorroico. "In vacanza con Nagelsmann? Non capirei più niente dopo pochi giorni". Nessun problema, a Lisbona non avranno troppo tempo per chiacchierare. Al massimo una battuta su Augsburg. E le stampelle.