Haaland contro il Manchester City e quella maglia da bambino sulle orme di papà Alf-Inge
LA STORIAIl Dortmund del baby prodigio norvegese sorteggiato ai quarti di Champions col City. E sui social rispunta quella foto con la maglia indossata anche dal papà
Non poteva esserci giorno più giusto di quello della festa del papà. A Nyon si sorteggiano i quarti di Champions, e chi va a pescare il Borussia Dortmund del baby prodigio Haaland? Ovviamente il City di Alf-Inge. Ed ecco rispuntare in rete la foto del campioncino biondo con la maglia di quelli che saranno i suoi futuri avversari europei. Niente di strano, visto che un po' per tutti papà è sinonimo di supereroe. E Alf-Inge lo è per Erling Braut, come normale che sia. Uno ex centrocampista, classe 1972, ed ex anche del Manchester City. Il talento del Dortmund un classe 2000, bomber spietato di una nuova generazione di calciatori che sta conquistando il calcio - e figlio dell'altro Haaland.
Sì, dell'altro Haaland. Perché fino a pochi anni fa ce n'era solo uno con quel cognome, o almeno nel mondo del pallone. Dicevi Haaland e pensavi a quell'entrataccia-killer di Roy Keane nel 2001. Alf-Inge era cresciuto calcisticamente a Bryne (come poi farà il figlio). Dunque Nottingham Forest - famosa per l'epopea Clough - il Leeds - "maledetto" United, sempre nella storia di Brian Clough - e Manchester City. Un centrocampista con in bacheca soltanto una "serie B" inglese vinta proprio coi citizens, quando al tempo non erano ancora il dream team dei milioni sul mercato e del fenomeno Guardiola in panchina. I più giovani (forse) non lo sanno. Erling Braut sì, lui che è della "generazione Z" - quella di Fortnite e di Twitch, quella dei social e dei talenti, da lui a Alphonso Davies, che giocano già da campioni con quasi un'innaturale leggerezza. E lo sa perché la storia del City gliel'avrà raccontata papà Alf-Inge, magari mentre indossava quella maglietta dei suoi prossimi avversari in Champions.
Essere come (e meglio) di papà
Per la precisione, quella maglia risale alla stagione 2008-09, con Mark Hughes in panchina e la prima dell'era degli sceicchi. Calendario alla mano, Haaland di anni ne aveva solo nove. Sognava di emulare papà - "Provare a diventare più forte di lui è sempre un obiettivo per me" diceva in un'intervista qualche tempo fa - prima di riuscire a raggiungerlo (e forse già superarlo) nel calcio dei big. Curiosità statistica: Erling Braut Haaland di partite in Bundes con la maglia del Dortmund ne ha giocate fin qui 35. Alf-Inge in Premier col City? 35. Ma fu la 34^ a segnare la fine della sua carriera.
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Stasera a "23", Festa del papà con Costacurta
La storia di Haaland senior e il fallo di Keane
"È forte come un orso ed è veloce come un cavallo. È un killer, una macchina da gol" - sono le frasi identikit di Haaland, pronunciate nel 2018 dal giornalista norvegese Øyvind Godø che meglio non potrebbero descrivere (e anticipare) la cattiveria agonistica sotto porta del giovane Haaland, oggi nota a tutti. Killer e basta, invece, fu quell'entrataccia di Roy Keane contro papà Alf-Inge. La storia è nota: nel 1997 al bad boy irlandese dello United salta il legamento crociato mentre è in campo contro il Leeds di Haaland senior che, trasportato dal temperamento del campo, urla in faccia a Keane di rialzarsi, tacciandolo di simulazione. Che non lo era affatto. Capitolo secondo nel 2001: è durante il derby di Manchester (Keane sempre allo United e Alf-Inge al City) che si consuma la vendetta, con quell'intervento killer a gamba tesa (eufemismo) da allora presente in ogni compilation degli interventi più brutti e cattivi mai visti su un campo da calcio. Alf-Inge non si riprenderà mai e chiuderà lì (salvo giocare solo un altro match) la sua carriera. E quella del City resterà la sua ultima maglia. La stessa indossata anche da bambino dal figlio. Ora pronto a sfidare (e battere) anche il passato di papà.