Inter Liverpool, le chiavi tattiche degli ottavi di Champions League

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Dario Pergolizzi

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Cosa possono fare i nerazzurri per impensierire una delle squadre più letali del calcio europeo

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A distanza di dieci anni dall’eliminazione contro l’Olympique Marsiglia con Claudio Ranieri in panchina, l’Inter torna a giocare un ottavo di Champions League. Anche se le condizioni di partenza non sono ottimali - per via della caratura dell’avversario da una parte e delle assenze pesanti dall'altra - la squadra di Inzaghi deve provare a trasformare lo status da sfavorita in energia per complicare il cammino europeo Liverpool di Klopp, che in campionato è lontano 9 punti dal Manchester City e che quindi vede nella Champions League un obiettivo ormai primario.

 

I "Reds", però, a dispetto dello scarto in classifica, stanno disputando una stagione di alto livello e rimangono una delle squadre più temibili a livello offensivo (i 61 gol segnati in campionato sono a pari merito il miglior attacco della Premier con lo stesso City) nonché solide a livello difensivo nonostante un atteggiamento molto aggressivo, come da miglior tradizione di Klopp.

 

Le possibilità offensive del Liverpool

Nella partita giocata a fine dicembre contro il Tottenham disposto in non possesso con un 5-3-2 con atteggiamento attendista (proprio come probabilmente farà l'Inter), il Liverpool ha cercato di manipolare la struttura difensiva iniziando l’azione attraverso lo sfruttamento di un pattern che potrebbe essere ripetuto anche in questa occasione.

 

Contro le due punte del Tottenham, Klopp ha iniziato tenendo basso uno dei due terzini insieme ai centrali per creare un tre contro due rispetto alle due punte di Conte, tentando così di attirare il pressing di una mezzala e liberare così la ricezione di uno dei suoi interni. Questo sviluppo è avvenuto principalmente a sinistra, con Robertson che rimaneva basso e Milner che si apriva, cercando quindi di attirare l’interno destro Ndombelé. Data l’estrema passività del Tottenham e la scarsa pressione portata da Son e Kane (con un atteggiamento che potrebbe ricordare quello di Dzeko e Lautaro) il Liverpool ha scelto di rinunciare al terzo uomo dietro, provando in maniera molto ambiziosa ad allargare entrambi i due centrali così da spingere in avanti entrambi i terzini e tenere le mezz’ali dentro il campo.

 

Sebbene questa scelta fosse rischiosa in fase di transizione difensiva (e infatti ha portato diverse occasioni in ripartenza per la squadra di Conte), il Liverpool è riuscito a progredire più facilmente, perché il Tottenham continuava a uscire sull’esterno con la mezzala (come fa di solito l’Inter). Questo movimento creava uno spazio tra il corridoio interno e la corsia esterna che veniva attaccato dall’ala (Mané), l’interno (Milner) e il terzino (Robertson). Lo stesso gol del pareggio è arrivato proprio grazie a un movimento combinato dei tre, con Milner che si è abbassato attirando la mezzala, Robertson largo e alto che ha attirato l’esterno, e Mané che ha così potuto attaccare la profondità sul lancio di Robertson in isolamento contro il difensore centrale.

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Mané si accentra sfruttando lo spazio alle spalle dell’interno che pressa, per poi puntare la profondità. Robertson avanza e può verticalizzare, dopo aver a sua volta attirato l’esterno avversario e aumentato lo spazio da coprire per il centrale destro avversario.

Quando però l’avversario decide di uscire a pressare il terzino con un esterno anziché un centrocampista, il Liverpool ha comunque le soluzioni per far male, ovviamente passando sempre da uno dei suoi due attaccanti esterni fenomenali. Nel secondo gol segnato contro il Chelsea di Tuchel, possiamo notare come la posizione interna di Alexander-Arnold metta in crisi Marcos Alonso che, accentratosi in un primo momento per controllarlo, perde l’attimo per recuperare la posizione contro Salah, che può essere servito con grande precisione direttamente dallo stesso Arnold e può sfruttare tutte le armi a sua disposizione per concludere a rete o creare difficoltà in area.

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Prima dell’attacco all’area di Salah, la posizione di Alexander-Arnold e lo scambio successivo creano una crisi nella solida difesa del Chelsea.

Per l’Inter avrebbe senso cercare di essere cauta nei confronti di queste due minacce, senza dimenticare anche la presenza di Diogo Jota a completare il tridente. C’è però da considerare che tenere gli esterni più bassi a protezione della difesa durante il pressing può essere un’arma a doppio taglio, come accaduto nella partita contro il Napoli, in cui l’atteggiamento asimmetrico è stato un problema soprattutto perché toglieva all’Inter un uomo a protezione del centro, dove l’avversario poteva trovare il centrocampista con facilità. Il trio di mediana di Klopp, che sarà probabilmente composto da Naby Keita, Fabinho e Thiago (con Henderson in dubbio per un piccolo infortunio), ha sicuramente le carte in regola per sfruttare ogni centimetro a disposizione. Se rimangono troppo bassi gli esterni e l’avversario prende campo sulle fasce, il trio di centrocampo dell’Inter sarà costretto a scivolare lateralmente aprendo così spazi per cambi di gioco da un terzino all’altro, una situazione non certo nuova per la squadra di Klopp.

 

Inzaghi dovrà quindi essere bravo a risolvere il rebus del pressing sui terzini del Liverpool, che, come abbiamo visto, sono delle armi pericolose sia per la varietà di posizionamento che per le soluzioni a disposizione. In questo senso, servirà una grande partita dei difensori centrali: contro un attacco simile ogni errore essere fatale, soprattutto se si concede ai giocatori in impostazione del Liverpool troppo tempo o spazio.

 

Come attaccare i “Reds”?

Al di là degli aggiustamenti in base all’avversario, il Liverpool tende a pressare in maniera molto compatta verso il centro, stringendo la posizione di entrambe le ali (che percorrono una diagonale con il fine di rendere difficile il passaggio dal difensore centrale al terzino avversario) e abbassando la punta centrale sul mediano opposto. Ma il Liverpool può anche scegliere di modificare la posizione dei tre davanti per creare delle trappole di pressing sull’esterno, per esempio come accaduto contro il Chelsea, partita in cui sul rinvio del portiere Jota e Salah stavano sui due centrali mentre Mané partiva all’indietro su uno dei due mediani per poi sprintare con la sua grande velocità quando la palla giungeva all’esterno avversario.

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Una situazione di attesa del Liverpool, che si compatta al centro. Possibile soluzione diretta verso gli esterni o ricerca del terzo uomo dopo aver attirato la pressione con passaggi interlocutori.

Il Liverpool insomma può scegliere se “fingere” la protezione del centro (quando abbassa la punta) creare la trappola di pressing al suo interno, oppure privilegiare la compattezza centrale se l’avversario tiene due riferimenti davanti alla difesa o se comunque non vuole chiamare a pressare troppo in alto i suoi centrocampisti, per tenerli a protezione della difesa. In quest’ultimo scenario, il Liverpool potrebbe concedere qualche secondo in più sul pallone ai centrali di Inzaghi, che potrebbero sfruttare lo spazio in profondità tra i terzini e i centrali dei Reds per cercare le corse di Perisic e Dumfries. Anche in questo caso, però, bisognerà stare attenti a non allungarsi troppo perché le ripartenze del Liverpool restano tra le più pericolose in circolazione -ragione per cui l’allargamento dei centrali di difesa in impostazione, tipico dell’Inter, potrebbe avere delle controindicazioni.

 

Il Liverpool concede spazio più volentieri al terzino avversario sull’esterno. Se l’Inter si sente sicura di farlo, potrebbe provare ad attirare scientemente la pressione diagonale di Salah con un passaggio dall’esterno verso De Vrij, per poi giocargli subito alle spalle, portando in avanzamento uno tra Bastoni e Dimarco (se alla fine il primo non dovesse riuscire a recuperare dall’infortunio alla caviglia). Le avanzate da quel lato potranno essere trovate con un lancio morbido per esempio di De Vrij, oppure passando dal terzo uomo che viene incontro (Brozovic, Calhanoglu, Perisic o anche Dzeko).

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Le tipiche corse dall’esterno all’interno di Salah, volte a disturbare i retropassaggi avversari.

Lo stesso scenario può avvenire sulla destra, anche se c’è da dire che Dumfries è più utile quando si lancia nello spazio in profondità, e Skriniar non ha lo stesso ventaglio di soluzioni né di Bastoni né di Dimarco. Comunque, se l’Inter dovesse riuscire a eludere il primo pressing senza abbassare troppi uomini, potrebbe poi beneficiare di una superiorità contro l’ultima linea del Liverpool e approfittare degli spazi che ne deriverebbero.

 

Un ultimo scenario potrebbe vedere Klopp scegliere di alzare uno dei suoi centrocampisti su Brozovic per imprimere ancora più forza alle corse in avanti del suo tridente, liberando cioè la punta centrale. Questo sarebbe un bel test per la capacità dell’Inter nella manipolazione di un pressing molto forte in avanti sui riferimenti, anche perché mancherà Barella, ovvero un giocatore molto partecipe in quel tipo di rotazioni.

 

Andando più avanti, per sfruttare gli spazi tra centrali e terzini del Liverpool, ad altezza media o anche a ridosso dell’area, sarà importante garantire un buon tempismo negli inserimenti e un dinamismo essenziale nel movimento della palla, oltre all’occupazione degli spazi con tanti uomini. L’assenza di Barella, in questo senso, sarà particolarmente pesante, dato che si tratta del centrocampista dell’Inter più avvezzo all’inserimento. Inzaghi potrebbe scegliere Vidal, vecchia gloria dell’incursione, ma il cileno dovrebbe giocare una delle partite più difficili dal suo arrivo a Milano, considerando anche tutto ciò che sarebbe richiesto in non possesso.

 

Infine, la fluidità dei movimenti offensivi, soprattutto delle punte (Dzeko), hanno dato all’Inter tante alternative per risalire il campo, ma ultimamente sono meno brillanti nell’accompagnamento dell’azione e nell’occupazione dell’area. Per riuscire a ritrovare il gol servirà che la coppia Dzeko-Lautaro torni al suo picco.