La 'Notte stellata' di Guirassy: l'attaccante è diventato (quasi) più famoso di Van Gogh

Se sei nato ad Arles, nel sud della Francia, a un passo dal mare e dalla Camargue, è difficile che la storia ti ricordi: da quelle parti Van Gogh aveva dipinto alcuni dei suoi quadri più conosciuti come ‘Il caffè di notte’ e ‘La casa gialla’, oltre a una delle notti stellate. Bene, in una sera di metà aprile, sotto la pioggia di Dortmund e dipingendo con i piedi invece di usare il pennello, Serhou Yadaly Guirassy è riuscito nell'impresa di accostare a quella cittadina di quasi cinquantaduemila abitanti anche il suo nome. Con la tripletta segnata contro il Barcellona è arrivato a tredici gol stagionali in Champions League, diventando il miglior marcatore di sempre del Borussia Dortmund in un'annata di Champions - superati due come Haaland e Lewandowski - ma soprattutto il giocatore africano con più gol in una sola stagione nella competizione per club più importante e prestigiosa che ci sia. Sì, perché Guirassy è nato e cresciuto in Francia ma i suoi genitori sono originari della Guinea e, come succede a tanti giocatori francesi figli di immigrati, ha scelto la nazionale del Paese di mamma e papà. Come ha sottolineato anche lui nell'intervista rilasciata proprio a Sky Sport dopo la tripletta contro il Barça, quel record significa aver superato gente come Eto'o e Drogba. Mica male, considerando che questo ragazzo di ventinove anni fino a due stagioni fa era praticamente uno sconosciuto. La carriera Provate per esempio a chiedere a Colonia che opinione avessero di quel centravanti che sbagliava gol assurdi, tipo contro il Werder Brema a porta vuota nell'ottobre 2017. Oppure al Lille, dove avevano creduto in lui solo per pochi mesi. La svolta è arrivata tre anni fa a Stoccarda: preso per giocare in una squadra che doveva salvarsi, e ci era riuscita solo allo spareggio contro l'Amburgo, l'anno dopo ha vissuto la stagione della vita con quei 30 gol in 30 partite e la qualificazione in Champions League nel VfB Stuttgart delle meraviglie di Sebastian Hoeneß. Ecco perché i suoi record stabiliti tutti insieme, nella notte magica della rimonta quasi riuscita contro il Barça, diventano ancora più incredibili: perché prima di quest'anno Serhou in Champions non ci aveva mai giocato! La scorsa estate lo voleva mezza Europa - Serie A compresa - anche perché c'era una clausola che gli permetteva di lasciare Stoccarda per 18 milioni. In Germania ci aveva fatto un pensierino anche il Bayern Monaco per avere una riserva di Kane all'altezza, ma lui ha deciso di andare a Dortmund dove erano stati più chiari di qualunque altro club: puntiamo su di te, da noi sarai il centravanti titolare, il numero 9 del BVB. Aggiungeteci il fascino del Westfalenstadion, il muro giallo, una città intera che vive per il calcio e capirete bene le ragioni di Guirassy. Non solo i gol in Europa però, perché in una delle stagioni più complicate del Borussia Dortmund, che al momento è ottavo in Bundesliga e sarebbe fuori dalle coppe, è riuscito comunque ad arrivare a 28 gol in 40 partite. Certo, ogni tanto di errori ne commette ancora, vedi nel primo tempo dell'andata dei quarti a Barcellona: se non avesse sbagliato quelle due occasioni piuttosto clamorose il BVB difficilmente sarebbe tornato dalla Catalunya con un 4-0 che sapeva tanto di batosta. Poi però pochi giorni dopo nel Klassiker all'Allianz Arena riecco il vero Guirassy, che tira fuori un numero da circo palleggiando in area con i difensori del Bayern incollati, riesce a girarsi, semi rovesciata, parata di Urbig e sulla respinta gol di Anton per il 2-2 finale. Contro il Barcellona si è anche tolto lo sfizio di segnare il primo dei suoi tre gol su rigore con il cucchiaio. Più in generale, in un Dortmund pieno di assenti è stato l'anima della squadra, trascinando i suoi compagni insieme a tutto lo stadio, predicando calma quando l'emotività iniziava a pesare un po' troppo e anche rimproverando i difensori che a un certo punto, presi dalla foga della rimonta, avevano smesso di impostare l'azione e iniziato a lanciare troppo spesso palloni lunghi verso di lui. Che è sì bravo ad attaccare la profondità ma, nonostante la stazza da centravanti vero, un po' meno a proteggere palla e far salire la squadra. Dettagli, in fin dei conti, perché mentre rilasciava le interviste nella pancia del Westfalenstadion tenendo in mano il pallone della partita e il premio di migliore in campo aveva sì un po' il broncio per l'eliminazione, ma serve sempre tempo per rendersi conto di aver riscritto la storia. Come ha fatto lui con la sua, quella del calcio africano e, perché no, anche di una petite ville nel sud della Francia dove Van Gogh continuerà ovviamente a restare il cittadino più illustre. Ma un posticino per celebrare Serhou Yadaly Guirassy lo troveranno di sicuro.

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Niccolò Omini