Non perderti dirette, news e highlights
Arrow-link
Arrow-link

Fondato da medici, Kafka e un 9-0 contro l'Inter: le strane storie dello Slavia Praga

le curiosità

Marco Salami

Introduzione

I prossimi avversari dell'Inter in Champions hanno un filo rosso che li lega all'Italia e all'Italia del pallone. Le origini sono borghesi, un po' come quelle dei nerazzurri, che nel lontanissimo 1938 persero addirittura 9-0 nel primo precedente di sempre: giocava ancora 'Peppìn' Meazza, ma i riflettori se li prese il leggendario 'Pepi' Bican, tra i migliori marcatori dell'intera storia del calcio. Sono ex del club anche il Pallone d'oro Masoput e l'incubo del 5 maggio nerazzurro Poborski. Con l'allenatore-santone Trpisovsky (mai stato calciatore con un passato da cameriere) lo Slavia è campione in carica nazionale e in stagione non ha mai perso. Non perderti Inter-Slavia, live questa sera alle 21 su Sky Sport Uno, Sky Sport 4K, Sky Sport 252 e in streaming su NOW

 

INTER-SLAVIA PRAGA LIVE

Quello che devi sapere

Borghese come l'Inter: lo Slavia nasce da futuri dottori

Il primo filo (rosso, come il colore dello Slavia) che lega due storie e due squadre, pur a miglia e miglia di distanza. Le origini del club di Praga risalgono a fine Ottocento e si devono a un gruppo di studenti di medicina; da allora la squadra è stata simbolo della classe sociale borghese. Un po' come le radici della stessa Inter - pur in una città diversa come Milano - quando i primi tifosi nerazzurri a inizio secolo scorso erano i baùscia (letteralmente bavetta, cioè chi aveva la parlantina), simbolo della Milano benestante, opposta ai casciavit (letteralmente i cacciaviti) cioè la working-class milanista. Allo stesso modo, a Praga la squadra "del popolo" è lo Sparta.

Borghese come l'Inter: lo Slavia nasce da futuri dottori

Kafka e il calcio a Praga

Nella città che ha dato origine a Franz Kafka, l'uomo de La metamorfosi, le squadre e le gerarchie si sono spesso trasformate. Se lo Slavia è storicamente la squadra borghese e lo Sparta quella del popolo (nonché quella con più titoli), il Dukla Praga è la nobile decaduta, un tempo anche semifinalista di Coppa dei Campioni negli anni Sessanta e dissolta a fine Novanta: ci giocò anche il leggendario Josef Masopust, Pallone d'Oro 1962 e calciatore definito dal grande Pelé "un brasiliano mancato". Nel massimo campionato ceco ci sono anche i Boehmians, club dall'atmosfera molto british dove giocò anche Antonin Panenka, l'inventore del cucchiaio su calcio di rigore nella finale dell'Europeo del 1976. 

Kafka e il calcio a Praga
pubblicità

L'insostenibile leggerezza dell'essere… outsider

Perché lo Slavia di Praga - la città dove è ambientato il romanzo di Milan Kundera - avrà sicuramente dalla sua la leggerezza di non essere la favorita per la vittoria, nonostante una stagione fin qui impeccabile (sono imbattuti in dodici partite stagionali) e un precedente che sorride solo parzialmente all'Inter. Nei gironi della Champions 2019 i nerazzurri di Conte pareggiano 1-1 a San Siro e vincono il ritorno 3-1 in Repubblica Ceca, ma senza riuscire a strappare il pass qualificazione per gli ottavi di quell'edizione.

Il 9-0 del 1938 siglato dal bomber Bican

Il doppio confronto del 2019, in realtà, rappresenta soltanto una metà dei precedenti storici tra Inter e Slavia. Il primo incrocio risale addirittura al 1938: l'Inter si chiamava ancora Ambrosiana e quel giorno - era l'11 di luglio - lo Slavia in casa vinse addirittura 9-0 nei quarti di andata della vecchia Coppa dell'Europa Centrale, la defunta competizione poi passata alla storia col nome di Mitropa. Altri tempi, era un calcio dai tabellini mastodontici: nell'Inter (pardon, Ambrosiana) ci giocava Giuseppe 'Peppìn' Meazza… per dire; ma il leggendario bomber che dà il nome allo stadio di San Siro fu oscurato dal talento del quasi omonimo Josef 'Pepi' Bican, autore di un poker personale.

 

Se il suo nome non vi è nuovo, probabilmente ne avrete sentito parlare scorrendo la classifica dei migliori marcatori della storia del calcio, quella mega classifica (molto dibattuta per cosa si possa davvero conteggiare come ufficiale o meno) che prende in considerazione ogni singola rete segnata dai calciatori di tutta la storia del gioco, sia coi club che in nazionale. Tra i vari Pelé, CR7 e Messi in top 5 c'è anche Bican, tra i massimi goleador di sempre con 820 reti totali. Mica male.

Il 9-0 del 1938 siglato dal bomber Bican
pubblicità

Quell'impresa in Italia contro la Roma

Alla fine quell'edizione della Mitropa del '38 lo Slavia Praga la vinse pure: è uno dei successi europei del club insieme alle sette Intertoto collezionate tra il 1970 e il 1993. Di coppe continentali di vero prestigio, però, nemmeno l'ombra, pur con exploit rimasti nella memoria, come quella volta contro la Roma. Stagione 1995/96: si giocano i quarti di finale della Coppa Uefa. All'andata finisce 2-0 per lo Slavia in casa ma - nell'assoluta bolgia dell'Olimpico del ritorno - la Roma architetta una grande rimonta: Moriero e Giannini segnano due gol mandando il match ai supplementari; quindi ancora Moriero firma il tris giallorosso al 99' facendo definitivamente esplodere l'Olimpico. È lì che si manifesta uno dei grandi incubi mai dimenticati del tifo romanista: Jiri Vavra, l'uomo che al minuto numero 112 pietrifica tutto stadio col gol partita che vale la qualificazione dello Slavia.

L'incubo Poborski

A proposito di babau che terrorizzano il tifo collettivo: Vavra sta alla Roma come il temutissimo Karel Poborski vive ancora nei sogni più tormentati dei tifosi nerazzurri. Storia nota: la sua doppietta il 5 maggio del 2002 vale la vittoria della Lazio nella disfatta che fa perdere all'Inter lo scudetto all'ultima giornata, volato verso la Juventus. Poborski è un ex Slavia Praga… e che ex: nel 1995/96 i suoi gol sono decisivi per la vittoria del primo campionato ceco di sempre del club (l'ultimo è freschissimo, 2024/25). Poi si mette in mostra anche all'Europeo del 1996, firma col Manchester United (con cui vince una Premier) e finisce pure undicesimo in quell'edizione del Pallone d'Oro. Dei suoi compatrioti solo due giocatori hanno fatto meglio: Masopust e Nedved, entrambi vincitori.

L'incubo Poborski
pubblicità

L'ex Juve Vycpalek, deportato a Dachau e zio di Zeman

È un altro filo - l'ennesimo, verrebbe da dire - che lega lo Slavia all'Italia. Un protagonista su tutti: Cestmír Vycpálek, zio del famosissimo Zdenek Zeman che per anni ha girato le panchine del calcio italiano. Una storia incredibile: sopravvive alla deportazione a Dachau e si afferma come leggenda del centrocampo dello Slavia anni Quaranta; nel '46 strega la Juve che fa di lui il primo straniero del club del dopoguerra, poi gioca anche a Palermo (il piazzale dietro al Barbera è intitolato a lui) e Parma. È da allenatore che raggiunge la gloria con due scudetti vinti proprio alla guida della Juventus. Muore a 80 anni, il 5 maggio del 2002, proprio nel giorno della disfatta dell'Inter (firmata da Poborski) e dello scudetto vinto dalla sua Juve.

L'allenatore santone che faceva il cameriere

Jindrich Trpisovsky dello Slavia è molto più che un semplice allenatore: in carica dal 2018, tra poco taglierà il traguardo delle quattrocento panchine. Dopo i tre scudetti consecutivi tra 2019 e 2021, è tornato a vincere il campionato nella scorsa stagione. Ha fatto tanta gavetta e non è un ex calciatore: da giovane faceva il cameriere e la sua carriera nel calcio era partita direttamente dalla panchina a 35 anni nel 2011. In nove stagioni ha vinto anche quattro coppe nazionali, una panchina d'oro, senza mai scendere una singola volta sotto il secondo posto in campionato. Le tante storie di Praga.

L'allenatore santone che faceva il cameriere
pubblicità