Champions League, i 6 allenatori che hanno vinto la coppa da subentrati
È successo, in media, una volta ogni cinque anni. Tuchel vanta già un precedente da Mr. Wolf d'Europa, esattamente come il suo nuovo Bayern Monaco. Poi la favola del Chelsea di Di Matteo. Zidane, nato per vincere la/le Champions e… Le storie
- Dentro uno, fuori l'altro, cioè dentro Thomas Tuchel e fuori Julian Nagelsmann, l'uomo a cui non sono bastate otto vittorie su otto in questa Champions per tenersi stretto un posto sulla panchina del Bayern, scivolosa come una lastra di ghiaccio dopo l'altalena degli ultimi risultati in Bundes. Nessuno come il suo Bayern in Europa, oggi tra le mani di Tuchel. Lui e Nagelsmann, maestro e allievo. Mille incroci col destino.
- Perché Thomas e Julian si conoscono da molto tempo. Anno 2007. Augsburg, seconda squadra: Tuchel allena, Nagelsmann gioca. O meglio, prova a farlo. Ma un ginocchio sempre malconcio glielo impedisce. Sarà il suo allenatore a insinuare un ragionevole, molto ragionevole, dubbio: se non puoi giocare, studia le avversarie. E in quel mondo, Nagelsmann, si trova benissimo. Così tanto che chiude a 20 anni col calcio giocato e inizia con quello ragionato.
- Da lì, dall'idea del suo mentore, una carriera brillante. Sfida anche Tuchel - che quella volta aveva lui le stampelle - per un posto in finale di Champions League nel 2020, Psg (di Tuchel) contro Lipsia (di Nagelsmann). Passeranno i francesi che poi perderanno la finalissima contro il Bayern di un allenatore subentrato, ma questa è un'altra storia. Che vedremo a brevissimo…
- Ma andiamo con ordine. L'ultimo dei Mr. Wolf di coppa, i sei allenatori capaci non solo di risolvere problemi ma di alzare una Champions da subentrati, è proprio Tuchel. Che ora può rifarlo con in mano una delle corazzate d'Europa. Cacciato in malo modo dal Psg, con cui pur aveva vinto due campionati e raggiunto (unicum nella storia recente del club dei milioni, cioè miliardi, sul mercato) la finale di Champions. Era dunque tornato in panchina a Londra.
- È il 26 gennaio 2021 quando i blues alzano bandiera bianca con un'autentica bandiera, Frank Lampard. Arriva proprio Tuchel: da nono a quarto in Premier. In Champions elimina Atletico, Porto e Real. Arriva alla finale col City di Pep Guardiola pronto a dipingere finalmente il proprio Wonderwall anche nel continente. Segna Havertz, vince Tuchel. La stampella del Psg non c'è più, in mano ha la coppa. La storia ancor più recente è nota: dopo essere stato cacciato in malo modo (anche) dal Chelsea, ecco pronta una nuova chance del destino, partendo dalla Baviera…
- L'anno del Covid, del calcio che si ferma, del mondo che si ferma. La Champions riparte solo in agosto, con partite secche dai quarti. La vince il Bayern, che vince ogni singola partita dalla prima del girone alla finale col Psg (di Tuchel, che in semifinale aveva battuto Nagelsmann). E la vince Flick, uno che non aveva mai fatto il capo allenatore ma era sempre stato un vice, subentrato al "titolare" Niko Kovac nel novembre del 2021. Triplete a fine anno. Sei coppe poco dopo.
- Nato per vincere. Con un bacio dal destino: inizia ad allenare come vice di Ancelotti, e il Real conquista la tanto sognata Decima. Guida le giovanili dei blancos ma solo per un anno e mezzo, poi subentra a Benitez a metà 2015-16, e vince la Champions. Poi la rivince. E la rivince ancora. Tre di fila. A maggio 2018 se ne va con più Champions in bacheca che stagioni complete alla guida del Real Madrid.
- Una favola, un romanzo, non una stagione normale. Mezza, anche meno: in due mesi vince la Champions. Va via Villas-Boas, nuovo Mourinho ma non altrettanto profeta in patria al Bridge. Poi il ciak a quello che sembra più un film d'azione, quelli da colpo del secolo. The Italian Job. E infatti lo mette a segno uno che porta, non uno, ma due nomi italiani, Roberto e (Di) Matteo. L'ouverture europea è col Napoli di Mazzarri che agli ottavi d'andata ha vinto 3-1. A Londra guidano i senatori: segnano Drogba, Terry, Lampard e Ivanovic.
- Poi il Benfica e la doppia semifinale col Barcellona delle meraviglie di Pep Guardiola. Drogba, in uno stato di estasi mistica, decide l'andata. Al ritorno il castello sembra crollare: gol di Messi, espulso Terry, gol di Iniesta. Ma il plot twist da thriller di David Fincher è dietro l'angolo: Ramires segna con un cucchiaio diventato icona, poi cuore e difesa, tutto molto italiano. Il 2-1 basta, ma Torres scappa comunque in contropiede al 90' come un torero rimasto solo faccia a faccia col toro. Lo scarta, segna a porta vuota.
- La finale è un'altra trama surrealista. Bruttina, forse. Segna Muller, sembra tutto finito finché Drogba - meravigliosamente - stampa Neuer e il pallone dentro la porta al minuto 88 con una frustata di testa finita in gol prima nelle intenzioni, e poi nella realtà. Robben sbaglia un rigore ai supplementari. Si va ai rigori, e lì vince il Chelsea. La firma decisiva è fin troppo facile…
- Aveva allenato le giovanili del Real, aveva guidato due volte ad interim il club. La terza è quella buona: ancora da traghettatore (post Toshack) porta i blancos fino alla gloria a Parigi, nella finale vinta 3-0 contro il Valencia di Cuper. Due anni dopo, con una panchina stabilissima e piantata saldamente nel terreno, rivince la coppa. Zidane farà qualcosa di molto simile sedici anni dopo.
- E anche la primissima edizione della coppa - nel nome e nel formato moderno - andò a un allenatore subentrato. Il Marsiglia che batté il Milan nella finalissima era guidato da Raymond Goethals, erede della panchina di Jean Fernandez da metà novembre 1992. Era soprannominato il mago.