Due assist nel 4-0 all'Emmen, poi il rientro a casa in bicicletta: un gesto "normale" per un campione straordinario, che a 38 anni è ripartito dalla squadra del cuore continuando a incantare
A vederlo così potreste scambiarlo per uno di quei giocatori di calcetto del sabato pomeriggio. Partita con gli amici e poi via di corsa verso casa, ancora in pantaloncini e maglietta, con l’accortezza di una felpa per evitare il colpo di freddo, che poi chi la sente la moglie. E invece quel tizio che fa ritorno dal campo in bicicletta e con lo zaino in spalla, immortalato in una foto da un tifoso, è il signor Arjen Robben, Chelsea-Real-Bayern nel curriculum e una trentina di trofei nella bacheca di casa, tra i quali una Champions decisa proprio dal suo piedino e qualcosa come 12 campionati vinti in carriera: quello tedesco 8 volte, di cui 7 filate dal 2013 in poi; ma anche Liga, due Premier e Eredivisie col Psv a inizio carriera.
Straordinariamente normale
Il fatto che un’immagine del genere abbia il potere di stupirci la dice lunga sul “mito” del calciatore di oggi, inavvicinabile, lontano dalla gente. E Robben in bicicletta ci restituisce un po’ di quell’atmosfera giocosa e gioiosa – nemmeno troppo distante nel tempo – in cui poteva capitare che Ruud Gullit “suonasse” la testa di Attilio Lombardo a mo’ di tamburo per la sigla di un programma tv. Impensabile, oggi.
Robben pedala, e con quel gesto straordinariamente normale (anche i calciatori vanno in bici!) chiude un cerchio: la partita è finita da poco, viene da un 4-0 all’Emmen conquistato con il suo Groningen, il club in cui aveva iniziato a giocare e quello in cui è tornato a fine carriera, o meglio, dopo la fine della carriera, perché quando decide di tirar giù gli scarpini dal chiodo aveva già dato l’addio al calcio da quasi un anno.
A 36 anni è ripartito, per modo di dire, perché se già era fragilino da “giovane”, figuriamoci dopo un simile stop: alla prima gara della sua seconda carriera si fa male dopo mezz’ora e il rientro è un calvario lungo sei mesi. Conclusosi quando, domenica scorsa, a 38 anni, è tornato a vestire una maglia da titolare che non vedeva da circa 3 anni, festeggiando con due assist, la cosa che in carriera gli è riuscita più naturale assieme al tiro “alla Robben”. Commosso, ha dichiarato che se l’Olanda lo convocasse per l’Europeo ci farebbe un pensierino. Poi ha inforcato la bici ed è tornato a casa. Ben coperto, ché a un certa età non si scherza con i colpi di freddo.