Le armi di Inzaghi per battere il Salisburgo

Europa League

Federico Aquè

La Lazio ha disinnescato il pressing del Red Bull Salisburgo grazie allo studio attento dei suoi punti deboli messo in campo dal suo allenatore

La filosofia di gioco del Salisburgo è tutta costruita attorno al pressing, inteso non solo come strumento difensivo, ma anche come prezioso strumento offensivo capace di innescare gli attacchi, spesso a difesa avversaria scoperta. È una filosofia radicale, alla cui base c’è l’aggressività in ogni fase del possesso avversario, e in particolar modo quando sta preparando una ripartenza e ci sono maggiori probabilità di trovare spazi da attaccare in contropiede. Un concetto tattico preciso, in tedesco definito “gegenpressing”, che indica il pressing immediatamente successivo alla perdita della palla, per interrompere sul nascere il contropiede avversario e, contemporaneamente, prendere di sorpresa la difesa avversaria quando è più disorganizzata.

La Lazio non ha un’identità di gioco così definita, ma a differenza del Salisburgo è in grado di modellarsi a seconda dell’avversario, adeguandosi alle richieste tattiche di ogni partita. Per la squadra di Simone Inzaghi era fondamentale, quindi, avere le risposte adeguate al pressing degli austriaci: avere cioè le idee chiare su come aggirarlo e riuscire a pareggiarne l’intensità, specie sulle palle vaganti, evitando quindi che i recuperi della palla del Salisburgo si trasformassero in ripartenze a campo aperto.

Le soluzioni trovate dalla Lazio non solo hanno arginato l'intensità del pressing del Salisburgo, ma hanno distrutto la sua intera strategia, forse oltre ogni più rosea aspettativa. La Lazio ha giocato con un’intensità fuori scala, rivolgendo contro il Salisburgo proprio gli strumenti che gli austriaci maneggiano meglio, e l’unico rimpianto è di non aver chiuso la partita con un margine più rassicurante in vista della sfida di ritorno.

Per sabotare il pressing della squadra di Marco Rose, la Lazio ha utilizzato il tipico rombo di costruzione formato dai tre difensori centrali (Luiz Felipe, de Vrij e Radu) più Lucas Leiva, che metteva in inferiorità numerica la prima linea di pressione del Salisburgo, composta dal trequartista, Schlager, e dalle due punte, Dabbur e Gulbrandsen.

Oltre che dalla superiorità numerica in fase di costruzione, che permetteva a Radu di uscire palla al piede, l’avanzata sul campo era preparata dai movimenti delle mezzali, che alzandosi allontanavano gli interni del Salisburgo dai tre giocatori offensivi impedendo loro di accompagnare il pressing. La Lazio si appoggiava quindi a Milinkovic-Savic o a Luis Alberto, i più bravi a gestire la palla sotto pressione, per risalire il campo e preparare la rifinitura.

Immobile, come al solito, scattava dietro la difesa o in alternativa si abbassava al posto di uno tra Milinkovic-Savic e Luis Alberto per ricevere e scaricare il pallone verso i due esterni. La Lazio è riuscita nello stesso tempo ad allungare e ad allargare il Salisburgo sul campo, utilizzando la posizione ampia e alta di Basta e Lulic per colpire il principale difetto degli austriaci: cioè l’occupazione dell’ampiezza, sia in fase difensiva che in quella offensiva.

Non è un caso che il primo gol arrivi proprio da una combinazione tra i due esterni: Basta crossa, Lulic finalizza. In precedenza la Lazio aveva utilizzato una delle scorciatoie di cui si serve di solito per risalire il campo: la palla lunga su Milinkovic-Savic. Il serbo ha controllato con il petto e ha passato il pallone a Immobile, che a sua volta ha allargato subito a Basta, il cui cross è stato trasformato in gol da Lulic.

Anche le azioni che hanno portato al secondo e al terzo gol sono rappresentative di quanto la Lazio fosse preparata a manipolare il pressing del Salisburgo. In entrambe, la squadra di Inzaghi fa partire la propria azione con una progressione di Radu, il giocatore scelto per portare il pallone fuori dalla difesa (il 48% degli attacchi della Lazio è arrivato da sinistra). In occasione del 2-1, Milinkovic-Savic e Parolo si alzano dietro Immobile, che si abbassa per ricevere il passaggio di Radu e poi allarga verso Lulic. Il bosniaco scambia con Milinkovic-Savic, porta palla entrando dentro il campo e poi cambia gioco recapitando il pallone a Luis Alberto. Ancora una volta, la Lazio prima allunga le maglie del Salisburgo per manovrare, poi rifinisce sfruttando l’ampiezza: il cross dello spagnolo trova infatti la deviazione di tacco di Parolo in area.

Nel 3-2 è invece fondamentale la qualità individuale di Felipe Anderson, mandato in campo da Simone Inzaghi al posto di Luis Alberto proprio per tagliare in due la difesa austriaca con i suoi scatti palla al piede in un momento in cui le due squadre si stavano allungando sul campo nel tentativo di ottenere il risultato. La sua accelerazione finale è comunque preparata da precisi meccanismi di squadra, evidenti nella verticalizzazione di Radu verso Milinkovic-Savic e nel movimento di Immobile che scattando apre il corridoio in cui si infila il brasiliano.

La Lazio si è dimostrata altrettanto organizzata anche quando non aveva il pallone. L’allenatore biancoceleste aveva previsto un sofisticato sistema di pressing che indirizzava di volta in volta la manovra del Salisburgo su un lato. Immobile si piazzava a metà tra i due difensori centrali, Luis Alberto in verticale alle sue spalle si occupava del regista, Samassékou, e in base alle loro scelte i compagni scalavano di conseguenza.

Quando Luis Alberto restava su Samassékou, la Lazio lasciava giocare il difensore centrale destro, André Ramalho, la cui linea di passaggio in verticale era schermata da Milinkovic-Savic, pronto allo stesso tempo a uscire sul terzino destro, mentre Lulic alle sue spalle controllava Haidara, che di frequente si allargava per facilitare lo sviluppo della manovra a destra. Quando invece Luis Alberto si alzava sull’altro difensore centrale, Caleta-Car, al suo posto su Samassékou scalava Milinkovic-Savic, per difendere con maggiore aggressività a destra grazie alle uscite di Parolo, Basta e Luiz Felipe, anche a costo di lasciare in inferiorità Lulic contro Lainer e Haidara. È infatti sul lato sinistro che il Salisburgo si è appoggiato più frequentemente per avanzare: Berisha si abbassava spesso per portare la palla fuori dalla difesa e Dabbur si muoveva sempre in appoggio lasciando all’altro attaccante il compito di attaccare la profondità.

All’origine del 4-2 c’è proprio un anticipo di Lucas Leiva su Dabbur. Il Salisburgo stava impostando da dietro, Felipe Anderson era rimasto in marcatura su Samassékou e Parolo si era alzato orientandosi su Berisha, che si era abbassato al posto del terzino sinistro per fornire una linea di passaggio a Caleta-Car. Lo scambio di posizioni era stato completato da Dabbur, che a sua volta si era abbassato per prendere il posto proprio di Berisha. Caleta-Car ha scelto quindi Dabbur, nonostante alle sue spalle ci fossero sia Luiz Felipe che Lucas Leiva: quest’ultimo ha anticipo l’avversario, condotto la transizione con tempi perfetti e ha servito a Immobile l’assist per il definitivo 4-2.

Erano 19 partite che il Salisburgo non perdeva in una competizione europea. Durante questa Europa League, poi, aveva subito un solo gol nella fase a gironi, e si presentava ai quarti dopo aver eliminato la Real Sociedad e il Borussia Dortmund. La disinvoltura con cui la Lazio ne ha messo in evidenza i limiti, sfruttando tutte le debolezze di uno stile di gioco così radicale non era affatto scontata. Simone Inzaghi le ha studiate e poi ha trovato il modo di colpirle, dimostrandosi ancora una volta un grande stratega.