Europa League, i giocatori rivelazione: i cinque migliori talenti della stagione

Europa League

Redazione l'Ultimo Uomo

HAidaraCOPE

L'Europa League è anche una vetrina di talenti. Abbiamo scelto cinque giocatori che si sono messi in mostra in questa edizione, e che forse sono pronti a giocare in una squadra di livello ancora più alto

L'Europa League è una competizione che, appena sotto il primissimo livello del calcio europea, può essere vista anche come una vetrina di lusso per i nuovi talenti. Abbiamo scelto cinque giocatori che si sono messi in mostra in quest'edizione, privilegiando quelli meno scontati.

Tanguy Ndombelé, 22 anni, Lione

Ce n’è sempre uno che era troppo basso o troppo magro o troppo grasso. La storia del calcio è piena di giocatori inizialmente bocciati per una ragione fisica che poi, anni dopo, ci sembra assurda. D’altra parte, ci dovrà pur essere una ragione se Tanguy Ndombelé a 18 anni giocava ancora nella quarta divisione francese.

Quella 2017/18 con la maglia del Lione è stata la prima stagione di Ndombelé in Ligue 1 (la scorsa è stato promosso con l’Amiens dalla Ligue 2) e ovviamente questa Europa League è la sua prima esperienza internazionale. A Guingamp, dove aveva frequentato il centro di formazione, non era andato d’accordo con la puntualità dei bretoni. Angers e Auxerre, invece, lo hanno scartato perché aveva 7 chili di troppo. “Il solo difetto che aveva era che gli piaceva il cibo!”, ha raccontato Nordine Baaroun, suo ex allenatore al Linas Monthléry, a France Football. Quando gli dicevano che il ragazzo aveva talento ma che non era in forma lui rispondeva: “Ok allora la prossima volta vi porto Cristiano Ronaldo e magari lui lo mettete sotto contratto”. In fondo, dice Baaroun, qual è il lavoro che deve fare un club? “Far perdere peso a un ragazzo non è così complicato, eh”.

Baaroun ha riportato Ndombelé nella regione di Parigi e lo ha iscritto in palestra, prima che di trovargli un provino con l’Amiens. Lionel Rouxel, direttore del centro di formazione del Guingamp ai tempi in cui c’era Ndombelé, pensa oggi: “Peccato che abbia capito più tardi degli altri che aveva del potenziale da sfruttare”. Le difficoltà passate di Ndombelé vanno raccontate non per gettare ombre sulla sua serietà, quanto piuttosto per realitivizzarne i limiti. Va guardato per quello che è: un giocatore con poca esperienza.

Il Lione lo ha preso in prestito per 2 milioni, con riscatto fissato a 8, ma oggi si parla già di un interesse del PSG. Ndombelé è un centrocampista di quelli che dominano con il corpo zone più o meno grandi di campo (in una scala che va da Kondogbia, dove la zona dominata non è grandissima, a Yaya Touré). È alto poco più di un metro e ottanta ma con le sue leve lunghe è difficile da superare nell’uno contro uno; al tempo stesso è dotato di una tecnica che gli permette di giocare di tentare la giocata o portare palla anche per lunghi tratti. Per dire: dopo Fekir è il giocatore a cui riescono più dribbling a partita nel Lione (3.1 ogni 90’), sbagliandone pochissimi (0.9).

Ha un’ottima tecnica di passaggio, sia nel corto che nel lungo, e una bella progressione palla al piede. La sua sensibilità tecnica e la visione di gioco più che discreta (1.7 passaggi ogni ‘90 in media, più di Aouar che ne fa 1.3) lo mettono a proprio agio anche nello stretto, anche quando si avvicina all’area di rigore avversaria. Può giocare mezzala ma il dinamismo discontinuo (lo paragonano a Kanté per la fase difensiva ma senza palla è decisamente meno attento) suggerisce che sarebbe meglio affiancargli un mediano in coppia. Il fatto che non ha giocato molte partite tra i professionisti si traduce in una tattica individuale che è pressoché istintiva e verticale, non gestisce benissimo uno spazio troppo grande e l’ideale sarebbe se ad allenarlo fosse un allenatore che gli assegni compiti precisi senza palla, inserito cioè in una fase difensiva organizzata, con riferimenti precisi (come non è quella del Lione di Génésio).

Anche nei duelli difensivi a volte è troppo tranquillo. Difende guardando il pallone, su cui arriva con le gambe lunghe, ma si stupisce di fronte ad avversari particolarmente tecnici, capaci di nascondergli la palla, con cui dovrebbe utilizzare maggiormente con il corpo. E se lo superano ha difficoltà nei recuperi profondi.

A questo punto però, dobbiamo tornare sul fatto che quella appena passato, di fatto, è stata la sua prima esperienza ad alto livello. La cosa che fa maggiormente sperare di Ndombélé è la sua capacità di adattarsi velocemente alla classe di gioco in cui si trova. Quando due anni fa ha esordito in Ligue 2 non era sicuro di avere il suo posto in squadra (ha giocato anche terzino all’occorrenza) e ci ha messo solo una quindicina di partite a convincere il suo allenatore. Quest’anno in Europa League ha affrontato squadre e avversari come Villareal, CSKA Mosca, Everton, e Atalanta, confrontandosi con un livello di intensità raro, se si escludono alcune partite, nel campionato francese.

Baaroun, il suo primo allenatore, dice che Ndombélé “ha sempre lavorato in condizioni difficili, ha dovuto dimostrare il proprio valore”. Diciamo allora che non ha ancora finito la sua dimostrazione e che tutti i piccoli difetti visibili ora - piccoli in confronto ai pregi, al vantaggio di avere a disposizione un centrocampista dominante fisicamente e con la tecnica per far arrivare il pallone agli attaccanti quasi da ogni zona di campo - magari spariranno con il tempo.

La prossima stagione sarà ancora una volta rivelatoria. In quelle passate a Ndombélé è stato chiesto: Sei un giocatori da Ligue 2? Sei un giocatore da Ligue 1? Riesci a giocare anche in Europa League? La risposta è stata sempre affermativa. Adesso la domanda è diventata: sei un giocatore di primissimo livello? Puoi puntare ai migliori club europei, alla Nazionale? Aspettiamo la risposta con pazienza e curiosità.

Amadou Haidara, 20 anni, Red Bull Salisburgo

Dell’Europa League appena conclusa ricorderemo sicuramente la grande cavalcata del RB Salisburgo, capace di eliminare, l’una dopo l’altra, squadre sicuramente più quotate, fino alla prima semifinale della sua storia. Ad un passo dall’ultimo atto del torneo, un gol di Rolando ha eliminato la squadra di Rose, che era stata in grado di portare la sfida ai supplementari. A sbloccare la gara di ritorno era stato Amadou Haidara, partito da una zona di campo che sembrava innocua, per prodursi in una serpentina tra i difensori del Marsiglia che è riassume perfettamente il suo mix di qualità, tra equilibrio, forza fisica e consapevolezza tecnica.

20 anni, il maliano è cresciuto calcisticamente nel suo Paese, formandosi alla Jean-Marc Guillou Bamako Academy, che ha lasciato nell’estate del 2016 per entrare nella galassia Red Bull, esattamente come aveva fatto il compagno di club e di Nazionale Diadi Samassékou. Nella sua prima stagione in Austria è stato aggregato al Liefering, con cui ha disputato il campionato di seconda divisione, ma contemporaneamente ha preso parte alla vittoriosa campagna di Uefa Youth League del Salisburgo Under-19, segnando due gol nella gara di primo turno e giocando tutte le partite ad eliminazione diretta fino alla conquista del trofeo. Già nella passata stagione era riuscito a mettersi in mostra, tanto che, nella gara dei quarti contro l’Atlético Madrid, in cui fu probabilmente il migliore in campo, erano ben 20 gli scout dei maggiori club internazionali ad osservarlo.

Da maggio dello scorso anno è aggregato stabilmente alla prima squadra ma è con l’approdo in panchina di Rose, ex tecnico dell’Under-19, che è diventato titolare. Superata la concorrenza di Yabo, Haidara si è imposto come mezzala destra titolare nel 4-3-1-2 del Salisburgo e ha disputato, preliminari compresi, tutte e 16 le partite di Europa League, segnando, oltre al fantastico gol contro il Marsiglia, anche quello che ha inaugurato i quattro minuti in cui gli austriaci hanno rimontato la Lazio.

In questa stagione ha disputato 53 gare, segnando 8 gol e servendo 7 assist ai compagni, ma soprattutto ha dato l’impressione di accrescere la propria consapevolezza calcistica partita dopo partita. Il sistema di gioco del Salisburgo richiede un’applicazione rigorosa ed un’intensità incessante, sia mentale che fisica, che probabilmente ha sollecitato le capacità di apprendimento del maliano che, se già era dotato di resistenza, controllo del corpo e forza fisica, è migliorato a vista d’occhio, soprattutto a livello di movimenti, di coordinazione con i compagni e di posizione in campo. Infatti, ad inizio stagione non era sempre puntuale nei ripiegamenti difensivi e ciò aumentava le responsabilità di Samassékou, ma ha lavorato su questo aspetto fino a diventare un vero e proprio martello.

Se le sue capacità difensive si esaltavano nel pressing, o comunque lontano dalla porta, ora il suo apporto in fase difensiva è più completo e la crescente consapevolezza nei suoi mezzi fisici fanno sì che si esalti nei recuperi, come se ad ogni pallone recuperato la sua energia e convinzione si moltiplicasse. Per fare due esempi, all’Olimpico contro la Lazio ha vinto 8 contrasti su 8, mentre nell’eliminazione contro il Marsiglia ha avuto successo in 8 tackle su 10 e ha intercettato il pallone altre 3 volte. In tutta l’Europa League ha tenuto una media da 4,2 contrasti vinti (69% di successo) e 1,7 palloni intercettati.

La dimensione offensiva del gioco di Haidara è altrettanto esaltante. Ha un intuito e un tempismo che gli consentono una scelta di tempo invidiabile sia quando compie un movimento in profondità, sia esso per intervenire in area in prima persona o liberare spazio per un compagno, sia quando sceglie di percorrere una linea di passaggio poco prima che si chiuda definitivamente. Haidara gioca semplice nella propria metà-campo, ma più si avvicina alla porta avversaria più i suoi passaggi diventano taglienti e persino brillanti per le decisioni che prende. Inoltre si trova decisamente a suo agio negli spazi di mezzo e ha imparato a sfruttarne i benefici strategici (vedi gol alla Lazio).

Possiede anche un certo spessore tecnico e un controllo di palla che spesso gli permette di mettere fuori gioco il proprio marcatore con il primo tocco, ma anche di girarsi o di cambiare direzione velocemente. Nonostante sia spesso paragonato a Naby Keita, non aggredisce ancora gli avversari diretti per aprirsi spazi con il dribbling (in EL 1,7 dribbling riusciti per 90), ma ci sono le premesse per poter lavorare su questo aspetto, soprattutto considerando che, giocando da mezzala in un rombo, riceve frequentemente il pallone largo e deve tornare verso il centro in diagonale piuttosto che aprirsi la strada verticalmente.

A 20 anni Haidara è già una mezzala molto completa, adatta ad inserirsi in sistemi di gioco verticali e dinamici e a difendere in avanti. Un profilo raro, ma sempre più richiesto a livello internazionale: non stupisce dunque che oltre al Lipsia, che deve sostituire proprio Keita, la lista delle squadre interessate al suo acquisto sia decisamente lunga. Vedremo come e dove proseguirà la sua carriera, anche perché, osservandone lo sviluppo fin qui, sembra trattarsi di un giocatore malleabile che potrebbe avere successo anche in squadre che giocano un altro tipo di calcio

Stefan Lainer, 25 anni, Red Bull Salisburgo

Stefan Lainer ha 25 anni, pochi capelli e la sua sezione Wikipedia dedicata alle caratteristiche tecniche riporta una sola frase: “gioca come terzino destro”. Lainer gioca terzino destro nel Red Bull Salisburgo e lo fa piuttosto bene. Certo non ha quella complessità tecnica che oggi le grandi squadre cercano nei terzini, ma Lainer interpreta il ruolo con una sobrietà e un’efficacia tutta mitteleuropea. Del resto fino a tre anni fa Lainer giocava nel Riede, in seconda divisione, dove è impossibile non imparare l’umiltà. Persino in una Nazionale non certo gonfia di talento come quella austriaca, Lainer ha trovato il suo esordio solo nel 2017 e la qualità dei tributi video che gli vengono dedicati su internet rispecchia il proprio status attuale.

Con la sua postura un po’ ingobbita, Lainer sembra volersi liberare del pallone appena vi entra in possesso. Gioca a pochissimi tocchi, dribbla poco (1 ogni 90’) e limita le sue conduzioni all’indispensabile. Preferisce correre senza palla, sovrapponendosi in profondità dal lato della mezzala Haidara, confortato nel suo gioco semplice da un sistema che sembra girare da solo, e che gli dà la possibilità di giocare come se corresse su un binario immaginario.

Lainer attacca la fascia sempre con i tempi giusti, con una velocità esplosiva davvero di alto livello (la sua caratteristica migliore), che lo fa sembrare una specie di comodino lanciato nello spazio. Sul fondo, poi, raramente mette palle sciatta nel mezzo: dai suoi piedi sono arrivati 5 assist in questa Europa League.

Anche in fase difensiva Lainer è affidabile e pulito come i suoi zigomi. Specie nell’uno contro uno e nei recuperi all’indietro, dove può sfruttare la sua velocità. In un calcio in cui i terzini destri scarseggiano come il senso dell’umorismo in Austria, un terzino solido ed efficace come Lainer riesce a spiccare. In questa Europa League ha vinto il proprio personale duello col quasi omonimo Laimer, il terzino destro del Red Bull Lipsia, mettendo in mostra un gioco più ricco e influente.

Probabilmente la carriera di Lainer non avrà un picco di gloria più alto di questa Europa League, dove nella classifica assist è dietro solo a due rifinitori di primissimo livello come Payet e Canales. Su di lui sembra ci siano squadre del basso impero inglese (West Bromwich) o tedesco (Borussia Monchengladbach), ma in un calcio in cui Meunier è il terzino destro titolare del PSG perché non sognare di più?

Alexander Golovin, 22 anni, CSKA Mosca

Alexander Golovin non ha ancora compiuto 22 anni, ma quest’estate ai Mondiali sarà il giocatore più interessante tra le file dei padroni di casa della Russia. Nato a Kaltan, Siberia occidentale, Golovin è cresciuto giocando principalmente a futsal nei tanti palazzetti che sorgono in quella zona della Russia per ovviare al clima particolarmente rigido (ancora a metà maggio la minima a Kaltan scende sotto lo 0).

Come tutti i giocatori con un passato nel futsal, Golovin ha un ottimo controllo di palla e una capacità speciale nel muoversi negli spazi stretti. Proprio per queste qualità, viene inizialmente impiegato come esterno offensivo o trequartista nelle giovanili del CSKA Mosca, togliendosi la soddisfazione di segnare a Bayern Monaco e Manchester United nella UEFA Youth League 2013/14 e attirando fin da subito l’interesse di molti club europei, anche grazie alla vittoria dell’Europeo U17.

Da quel momento la sua ascesa è fulminante: nel 2015, a soli 18 anni, entra stabilmente nelle rotazioni della prima squadra e poco dopo Capello - all’epoca allenatore della Russia - lo fa esordire in nazionale maggiore a soli 19 anni e 8 giorni, venendo ripagato da Golovin con un gol a pochi minuti dal suo ingresso in campo.

La stagione successiva Slutsky decide di trasformarlo in centrocampista centrale, per sfruttare il suo grande dinamismo e l’ottima visione di gioco. Una trasformazione ripresa e affinata da Goncharenko, dopo il suo arrivo sulla panchina del CSKA, e che sta portando i suoi frutti: oggi Golovin è una mezz’ala dinamica e tecnica tra le migliori d’Europa tra gli under 23. Da un paio di stagioni è cercato da diverse squadre dei principali campionati europei e difficilmente lo vedremo ancora a lungo all’opera nel campionato russo.

Negli ultimi due anni Golovin ha costruito e arricchito il suo gioco, inserendo nel proprio bagaglio tecnico una maggiore sensibilità nei passaggi (con una percentuale di successo stabilmente vicina all’85% anche non essendo un giocatore conservativo) e una fase difensiva notevole, soprattutto quando si trova a difendere in avanti, mostrando una forza fisica notevole nell’affrontare avversari anche più grandi di lui (Golovin è alto 180 centimetri e pesa solo 69 chili). Non per questo ha però perso le sue qualità offensive: Golovin brilla negli inserimenti senza palla e soprattutto nel tiro da fuori, forse la sua miglior qualità.

Capacità messa pienamente in mostra in questa Europa League, alla quale il CSKA è approdato dopo essere arrivato terzo nel proprio girone di Champions League, dove Golovin ha segnato due gol grazie proprio a due conclusioni da lontano. Prima con un destro a giro alla Del Piero nella vittoria in casa del Lione per 2 a 3, che ha consentito al CSKA di arrivare agli ottavi, poi uno splendido su punizione contro l’Arsenal, con il pallone infilato precisamente nel sette alla sinistra di Cech. Proprio contro gli inglesi (che lo avevano cercato in estate) Golovin ha giocato un doppio confronto di altissimo livello: oltre al gol, dalle sue giocate sono scaturite le occasioni più pericolose per il CSKA, che prima di mollare negli ultimi minuti della gara di ritorno si è trovato ad un gol dall’eliminare l’Arsenal dalla competizione.

Data la scarsa visibilità del campionato russo, Golovin ha sfruttato l’Europa League come una vetrina per mettere in mostra la sua versatilità: nelle 5 partite giocate ha segnato 2 gol, effettuato 2.6 dribbling a partita, ma anche intercettato 1.6 passaggi e vinto 1.4 contrasti dimostrando di avere una completezza piuttosto rara per un giocatore così giovane. Nei suoi anni in Russia Golovin ha giocato praticamente in tutti i ruoli tra il centrocampo e l’attacco e se da una parte una adattabilità così importante è un vantaggio per chi lo allena, dall’altra corre il rischio di trovarsi incastrato in un ruolo di Jolly che non gli permetterebbe di concentrarsi su una posizione di campo e farla sua.

Durante i Mondiali avrà a disposizione un’altra vetrina importante per mettersi in mostra. Nel 5-3-2 con cui Cherchesov ha schierato la Russia nelle ultime uscite, Golovin occupa il ruolo di mezz’ala sinistra, che sembra la posizione dove può esprimere meglio il suo talento. Se la strada per la nazionale russa sembra piuttosto accidentata, il mondiale di casa potrebbe essere per Golovin il definitivo trampolino di lancio verso il calcio che conta.

Bouna Sarr, 26, Olympique Marsiglia

«Mi auguro che possa fare la stessa carriera di Florenzi, visto che è lo stesso tipo di giocatore. Può segnare, ha tutto. Può diventare un calciatore di alto livello» ha dichiarato Rudi Garcia su Bouna Sarr, il suo pupillo, e uno dei giocatori migliori di questa Europa League.

Quando è arrivato all’OM Sarr aveva quasi le valigie pronte: nella ventina di presenze accumulate al suo primo anno - dopo essere arrivato dal Metz - non aveva convinto. La posizione di esterno offensivo limitava le sue migliori qualità - le accelerazioni nello spazio - e scopriva invece i suoi difetti - una creatività non eccezionale, una qualità nell’ultimo quarto di campo forse non all’altezza di una squadra come l’OM. Garcia ha quindi fatto quello che in passato aveva già fatto con Florenzi, un giocatore più o meno simile per pregi e difetti, ne ha abbassato la posizione sulla linea dei difensori. Da terzino Sarr può sfruttare la sua corsa palla al piede partendo da lontano, prendendo alla sprovvista le difese già impegnate a limitare i tagli diagonali di Thauvin e gli spostamenti imprevedibili di Payet. In fase difensiva sconta il fatto di non nascere terzino e spesso si muove in maniera istintiva, anche se spesso efficace.

In una squadra barocca, zeppa di giocatori innamorati della palla, Sarr corre sulla sua fascia con una linearità che aiuta l’OM in tante situazioni: per risalire il campo, senza meccanismi di palleggio sofisticati, per mettere pressione nella difesa in avanti, per dare ulteriore imprevedibilità sul binario destro lasciato sguarnito dalle corse verso la porta di Thauvin.

A 26 anni Sarr è riuscito a esplodere proprio mentre sembrava ormai destinato a una carriera mediocre, e si candida per un posto anche in Nazionale: «I ‘bleus’ sono un pensiero fisso, un sogno» ha detto rispondendo alle domande sulla sua possibile convocazione ai Mondiali. La Francia dal suo lato ha un altro giocatore abituato a trasformarsi in una locomotiva - Sidibé - e dietro di lui un centrale adattato come Pavard, per un approccio più conservativo. Chissà che Bouna Sarr non possa offrire a Deschamps un giusto compromesso.