Lazio-Siviglia, la partita di Immobile e Monchi: quando il ds segnò ai biancocelesti

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Il ds della Roma ha trascorso una vita a Siviglia, in 16 anni di gestione ha portato circa 300 milioni di plusvalenze nelle casse del club (da Dani Alves a Bacca). Nel 2016 ha ceduto Immobile alla Lazio, squadra incontrata due volta da calciatore. E una volta segnò anche un gol

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I COLPI DI MONCHI A SIVIGLIA

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Forse Ramon Monchi guarderà Lazio-Siviglia dal suo ufficio, con una lattina di Coca Cola in mano e accanto alla foto con Maradona. A quei tempi era il portiere di riserva: “Arrivò a Siviglia nel ’92, pensai che non mi avrebbe neanche salutato, ma diventammo amici”.

Anche grazie a un orologio di Cartier regalatogli dal Diez: “Così la smetterai di girare con un rolex falso!".  Bei ricordi, anche se stavolta il suo pensiero andrà a un calciatore scelto nel 2015, una delle tante relazioni sulla scrivania, vicino alla laurea in legge conseguita a Londra e ai 250 file con tutti gli obiettivi di mercato: Ciro Immobile, il 17 di Inzaghino.  

Monchi e Immobile: "Disse che non sentiva la fiducia"

Probabilmente l’avrà classificato come un “profilo A”. Uno da prendere subito, a differenza di B e C (“molto interessante” o “da seguire”). Perché Monchi acquistò Ciro dopo un’annata storta nel Borussia Dortmund, 3 reti in campionato dopo le 22 con il Torino: “Vogliamo valorizzarlo, è un grande giocatore e una persona magnifica". Previsione sbagliata. 

Ciro segna solo 2 gol - di cui uno al Real Madrid - e torna in Italia appena 4 mesi. Monchi ha spiegato il motivo: “Ha bisogno di un certo tipo di gioco, a Siviglia non è riuscito ad averlo. Una volta chiamò me ed Emery dicendoci che non sentiva la fiducia”. Questione di scelte.

Monchi acquistò Immobile nel 2015

Correa, andata e ritorno

Dopo tre anni Immobile si è ritrovato nella Capitale, gioca nella Lazio e segna a raffica: 82 gol in 116 partite. “L’adattamento è complicato. Ciro a Roma è un idolo, ma al Borussia o al Siviglia lo vorrebbero ammazzare”. Parola di Monchi, che guarderà Lazio-Siviglia e penserà pure a Joaquin Correa, preso dalla Sampdoria nel 2016 per circa 13 milioni. Immobile stringerà i denti, arriva da un infortunio muscolare e vorrebbe giocare titolare contro la sua ex squadra, nel giorno di San Valentino, ma andrà in panchina e toccherà a Correa. 

Due anni da “normal one” con qualche lampo, 15 gol in 73 gare, qualcosa in più rispetto alla Samp ma decisamente in meno rispetto alle aspettative: “Sono stati due anni bellissimi - dirà Correa - ho giocato in Champions e ho avuto molte occasioni, non ho rimpianti”. In estate l’arrivo alla Lazio per 18 milioni, il secondo acquisto più costoso dell’era Lotito dopo Zarate. Oggi Inzaghi non può farne a meno, 5 gol tra campionato e coppe. Rigenerato. 

Correa presentato da Monchi insieme all'altro argentino Kranevitter, oggi allo Zenit

Il metodo Monchi

Monchi guarderà Lazio-Siviglia e vedrà tutta la sua storia, soprattutto gli inizi, il giorno in cui smise di giocare nel 2000 accettando un incarico al buio con lo stipendio dimezzato: “Eravamo in Serie B, non c’erano neanche i palloni, ma accettai l'incarico. Anche se quel giorno il presidente avrebbe potuto chiedermi di tagliare il prato o di dipingere gli spalti, sarebbe stato uguale. Mi intendevo di gestione come di giardinaggio o di pittura”.

Monchi ha iniziato la sua carriera con un foglio bianco pieno di dubbi, chiuderà con il Siviglia 16 anni dopo e con una bacheca di titoli, dopo aver inventato un metodo seguito in tutto il mondo: comprare a poco per vendere bene, conquistando prestigio. 

Il Mago Merlino delle plusvalenze

Qualche esempio: ha preso Dani Alves per 500mila euro e l’ha rivenduto a 40 milioni. Stesso discorso per Julio Baptista (pagato 2 e venduto a 25), Rakitic (da 2,5 a 24), Kondogbia (da 4 a 20) e tanti altri. Circa 300 milioni di plusvalenze, l’hanno soprannominato “Re Mida” o “Mago Merlino”. Anche se alla fine i trofei contano più delle cessioni: il Siviglia ha vinto 5 Europa League, di cui tre di fila. Un record assoluto.

Il tutto grazie alla sua filosofia: 16 scout che stilano l’11 ideale di ogni torneo, più un “roster” di circa 400 profili visionati in diversi contesti (partite in casa, trasferta, avversari forti o modesti). Un solo credo: “Il dettaglio migliore è quello che non si vede”. Avrà visto 200 giocatori, ne avrà sbagliati una quindicina: non c’è Correa, purtroppo c’è Immobile.

Monchi il giorno dell'addio a Siviglia con la maglia di Antonio Puerta, il terzino sinistro scomparso a 22 anni nel 2007

Quel gol alla Lazio nel 1996

Monchi e la Lazio. Il suo passato che arriva nella capitale per i sedicesimi di Europa League e affronta i rivali, perché adesso Ramon è il ds della Roma. Si sveglia ancora alle 7 di mattina come faceva a Siviglia, va in palestra e legge i giornali. È sempre attaccato al telefono, giovedì sarà davanti la tv è ricorderà la Lazio, affrontata due volte in carriera (inoltre Diego Simeone e Matias Almeyda sono stati suoi compagni di squadra). 

La prima il 10 novembre del 1992 al Sanchez Pizjuan, con Maradona in campo (1-1). L’ultima - ben più curiosa - nel 1996: è il 23 agosto, le due squadre si giocano l'Osama Cup e ai tempi regolamentari finisce 1-1. Si va ai rigori: Marchegiani prende il palo e sbaglia, Monchi segna e vince. Chissà se gli verrà in mente dopo aver bevuto un po' di Coca Cola.

Monchi e Maradona insieme