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Gattuso: "Avrei voluto giocare contro Maradona. A Napoli forse più popolare di S. Gennaro"

NAPOLI

L'allenatore degli azzurri dopo la vittoria contro il Rijeka: "Il mio rammarico è non essere riuscito a dargli una scarpata da giocatore. Ora andrà a far compagnia a mia sorella. E lui vive: se facciamo un sondaggio qui è persino più popolare di San Gennaro"

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Notte surreale al San Paolo. La prima senza Diego, il Napoli vince per lui: "Già ieri sera nel pullman si intravedeva che la città non respirava la solita aria", Gennaro Gattuso si presenta ai microfoni di Sky Sport dopo il 2-0 sul Rijeka. "Ho avuto la possibilità di parlare moltissime volte con Diego, di cenare con lui. Ma il mio grande rammarico è non essere riuscito a dargli una scarpata da giocatore", ricorda l'allenatore con un sorriso. "Ha fatto cose straordinarie, anche se ha sbagliato nella vita privata. E non morirà mai, perché è una leggenda. Le leggende vivono". Per Gattuso il 2020 è stato un anno drammatico nella sfera privata: "Ora Maradona andrà a far compagnia a tante persone, come mia sorella. In città se ne parlerà ancora molto tempo di quel che è successo".

"Napoli come Rio, con il popolo di Diego"

In secondo piano, inevitabilmente, l'analisi della partita: "Oggi abbiamo fatto meglio rispetto alla gara d'andata", Gattuso promuove i suoi. "Anche se abbiamo sbagliato tanto, perché ci siamo andati a imbucare. Se avevo litigato con i giocatori? Sono state diffuse cose non vere. Ho detto loro solo quello che pensavo. Voglio vedere più spesso lo spirito di sacrificio e la mentalità giusta, a prescindere dal risultato". Poi la commozione ha il sopravvento. Il discorso torna su Diego: "Maradona non è stato solo il calciatore che ha vinto", spiega Gattuso. "Ma anche l'orgoglio di questa città, indossandone la maglia e rappresentando un popolo intero. Tanti ragazzi oggi si chiamano Diego in suo onore. Penso che sia perfino più popolare di San Gennaro. Questa è Napoli, una città particolare con un'atmosfera e una gioia incredibili: mi sembra di vivere a Rio. Ormai ero al nord da anni, ma io sono sempre rimasto 'terrone' dentro".

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