
Lapadula & co, gli altri italiani convocati da una nazionale straniera
Gianluca Lapadula, attaccante del Benevento, è stato convocato dal ct del Perù, Ricardo Gareca, per i match di qualificazione mondiale contro Cile e Argentina. Prima di lui, anche altri calciatori italiani hanno preferito accettare la convocazione di un'altra rappresentativa per giocarsi le proprie carte. Qualcuno ha invece rifiutato per aspettare l'Italia, ma non sempre la scelta è stata premiata

"Oriundi alla rovescia". Potrebbero essere definiti così quei giocatori italiani che hanno avuto la possibilità di giocare per un altro Paese. Per il fatto di avere un genitore di un'altra nazionalità, oppure per essere nati all'estero. La maglia azzurra è un sogno, ma non si può aspettare in eterno: qualcuno ha così accettato la corte della nazionale "di scorta", mentre altri hanno invece preferito aspettare l'Italia...
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GIANLUCA LAPADULA. Torinese di madre peruviana, l'attaccante del Benevento è stato inserito nella lista del Perù per i match contro Cile e Argentina, validi per le qualificazioni mondiali

Nel 2016, da trascinatore e capocannoniere del Pescara promosso in A, Lapagol fu contattato dal Perù che lo voleva per la Copa America Centenario. Lui ci pensa su, ma alla fine dice di no: voleva l'Italia. Convocato da Ventura solo una volta, viene richiamato a fine 2017 nell'ambito di una Nazionale sperimentale: segna una tripletta in una partita contro San Marino, ma il match non viene tenuto in considerazione dalla Fifa. Un incontro-fantasma che gli ha permesso la nuova chiamata dal Perù, dopo il suo appello con tanto di tatuaggio in onore alle sue origini

RICCARDO GAGLIOLO. Madre svedese, è stato convocato dalla Svezia per la prima volta nell'ottobre del 2019, per le due partite di qualificazione a Euro2020 contro Malta e Spagna. Il debutto è arrivato però il 18 novembre, da titolare contro le Isole Far Oer, disputando tutta la partita. Da quattro stagioni al Parma, il difensore in questo inizio di campionato ha trovato anche il gol nel 2-2 con lo Spezia

MASSIMO MARGIOTTA. Da promettente attaccante dell'Italia a bomber del... Venezuela. Nato a Maracaibo da famiglia italiana, ha esordito in A con l'Udinese nel 1999, conquistando anche la maglia dell'Under 21 e della Nazionale Olimpica, con cui ha disputato i Giochi di Sydney 2000

Ai piani alti però, nessuna chance a Coverciano. Così Margiotta accettò la chiamata del Venezuela, con cui partecipò alla Coppa America del 2004 e alle qualificazioni per il Mondiale del 2006. In totale, 11 presenze e 2 gol. In Italia ha invece girovagato per anni tra Perugia, Vicenza, Piacenza e Frosinone. Un "vinotinto" nella provincia italiana

MAX VIERI. Fratello d'arte, Massimiliano è di 5 anni più giovane di Bobo. Nato a Sydney nel periodo in cui suo padre Roberto giocava lì nei Marconi Stallions. Tornati in Italia, entrambi crescono come attaccanti. Solo uno è diventato il bomber per eccellenza, ma qualche discreta stagione in B, come quella del 2003/04 al Napoli, aprì una porta anche al più giovane Max.

Venne infatti convocato dall'Australia per la Coppa d'Oceania del 2004. Sei presenze, zero gol, ma un trofeo sollevato al cielo. Suo fratello in Nazionale non ci è mai riuscito

CHRISTIAN MANFREDINI. Nato in Costa d'Avorio, ma adottato a 4 anni da una famiglia italiana di Battipaglia, si è formato nelle giovanili della Juventus, prima di consacrarsi nel Chievo dei miracoli di Del Neri e giocare poi la Champions con la Lazio. Ha aspettato per molto tempo una chiamata dal CT azzurro Giovanni Trapattoni.

La chiamata non arrivò mai, così rispose a quella della Costa D'Avorio nel 2006. Gol all'esordio contro la Spagna, ma prima di essere richiamato soltanto in un'altra occasione. In compenso, a carriera finita, è riuscito a indossare la maglia dell'Italia con gli Azzurri Stars, la rappresentativa di vecchie glorie convocata per la prima volta nel 2015

GEREMY LOMBARDI. Classe 1996, sembrava uno degli astri nascenti del calcio italiano. Cresciuto nel Parma, comprato dall'Inter e tornato poi alla base, è stato più volte convocato nell'Under 17 azzurra. Nell'anno del fallimento della società emiliana, sembrava poter addirittura esordire in Serie A.

CRISTIAN ARRIETA. Li riconoscete? I primi vincitori del reality show "Campioni, il sogno", che seguì le vicende in Eccellenza del Cervia di Ciccio Graziani. Uno di loro, il difensore con la maglia nerazzurra, un po' di strada l'ha fatta.

Dopo un ritiro estivo con l'Inter, premio per la vittoria, in Italia riuscì al massimo a ritagliarsi un piccolo spazio in B nel Lecce. Poi, la decisione inattesa: attraversare l'oceano per giocare a Portorico, nella seconda serie americana. Giocò tanto e segnò anche molto, 17 reti in due stagioni. Così, gli furono concesse la cittadinanza e la convocazione in nazionale. Dalla riviera romagnola alle 22 presenze e 5 reti con la rappresentativa caraibica

Ma c'è chi ha detto no alle lusinghe dall'estero, convinto di poter essere protagonista con l'Italia. Il caso di Mario Balotelli è uno di questi. Nonostante il suo impatto nell'Inter sin da giovanissimo, Lippi non si fida del suo carattere esuberante e non lo chiama per i Mondiali del 2010. Il Ghana, paese dei genitori, alza la cornetta: "Mario, con noi saresti subito protagonista..."

Balotelli però riattacca. Sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo. Nel ciclo di Prandelli fu protagonista indiscusso, con un Europeo memorabile e un Mondiale da cancellare.

Robert Acquafresca, con Mario Balotelli, ha formato una gran bella coppia d'attacco nell'Europeo Under 21 del 2009. Di proprietà dell'Inter, le sue stagioni a Cagliari sembravano promettere molto bene per il futuro, così come i 10 gol con gli azzurrini, con cui giocò anche le Olimpiadi del 2008.

Per giocare le Olimpiadi del 2008 disse di no anche all'Europeo con la Polonia, il Paese di sua madre. Sarebbe potuto essere il predecessore di Lewandowski, ma finì con il diventare uno dei tanti giovani incapaci di confermarsi. L'Inter lo mandò a Genoa per avere Milito e Motta, il rapporto col gol si interruppe e dell'Italia maggiore nemmeno l'ombra. Ha comunque provato l'ebbrezza di essere convocato da un'altra nazionale, quella sarda, creata per la prima volta lo scorso marzo

Di Giuseppe Rossi se ne è parlato sempre molto. Nato negli Usa da famiglia italiana, Bruce Arena voleva portarselo già ai Mondiali del 2006 per precettarlo sin da subito. Da un paio di stagioni si era affacciato in prima squadra nel Manchester United di Sir Alex Ferguson

Giuseppe Rossi però voleva l'Italia. E così fu: segnò la sua prima e unica doppietta azzurra nella Confederation Cup del 2009, proprio contro gli Usa. Lippi però non lo portò con sé l'anno dopo ai Mondiali, mentre nel 2014 fu Prandelli a lasciarlo a casa per i postumi di uno dei suoi tanti infortuni. Alla fine i Mondiali non li ha mai giocati