Mister Condò - Speciale Europei: il capolavoro di Conte a Euro 2016

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Terzo episodio di Mister Condò-Speciale Europei: Italia-Spagna 2016. Antonio Conte e Paolo Condò rivivono il film dell’ultima grande vittoria azzurra in una partita del torneo continentale. Da oggi alle 23.45 su Sky Sport Uno e disponibile on demand

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Due anni di lavoro instancabile, dal 2014 al 2016, e una generazione bruttina s’è quasi trasformata in una bellezza da concorso: la Nazionale scesa in campo il 27 giugno 2016 contro la Spagna, per gli ottavi di finale degli Europei. Riviviamo quella partita e quella squadra, grazie al ricordo del c.t. di quell’Italia, Antonio Conte, protagonista dello speciale racconto di Paolo Condò in onda su Sky Sport Uno a partire dal 16 giugno alle 23.45.

Tre anni alla Juventus, tre scudetti e un addio burrascoso. Due anni al Chelsea- racconta Condò- una Premier e una separazione finita in tribunale. Due anni all’Inter, uno scudetto e un passo indietro clamoroso. Antonio Conte ha la mentalità dell’amante, vive ogni storia a intensità massima, appena si staglia all’orizzonte lo spettro del tran-tran quotidiano lui si dilegua, “vado a prendere le sigarette” e quando ti viene in mente che non fuma è ormai lontano. È successo lo stesso con la Nazionale dal 2014 al 2016, Ma ora torniamo a Italia-Spagna del 27 giugno 2016, la partita che con Conte vi andiamo a raccontare.

Conte arriva in Nazionale poco dopo la brusca separazione dalla Juve. La squadra guidata da Prandelli era naufragata in Brasile, le dimissioni in serie avevano azzerato tutto, e il nuovo presidente federale Tavecchio in un certo senso lo inchioda alle sue responsabilità: in giro non c’è un allenatore più titolato, il momento è grave, l’Italia chiama. E Conte risponde obbedisco, selezionando i migliori del ciclo precedente e aggiungendo loro con coraggio una serie di giocatori sui quali dovrà lavorare, per renderli di rango internazionale. Ma il lavoro non gli ha mai fatto paura.

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Conte

"Essere scelto come commissario tecnico della Nazionale italiana penso che sia una delle più grandi soddisfazioni che un allenatore possa avere. È il culmine, sai che c'è la responsabilità di un'intera Nazione. Sicuramente il fatto di poter contare sul nucleo della Juventus, sui giocatori che si erano formati con me, Barzagli, Bonucci, Chiellini; avere un totem in porta come Gigi Buffon, lo stesso Claudio Marchisio, che comunque si era formato con me nella Juventus, sicuramente mi aiutò molto, volevo che durante quel periodo si sviluppasse un senso di appartenenza nei confronti della Nazionale e l'idea di essere una squadra, un club, non una Nazionale, con un'identità, con idee precise, sapendo che cosa bisognava fare"Antonio Conte

Non è certo la migliore delle generazioni azzurre, eppure dopo la prestazione nel girone si fa improvvisamente strada la sensazione che anche questa squadra avrà le sue chance. Sensazione confermata dalla vittoria in extremis sulla Svezia con un gol di Eder, altro invitato alla festa che se ne dimostra più che degno, così come Giaccherini e Pellé. Il girone è vinto in due partite, la sconfitta con l’Irlanda del terzo match è chiaramente dovuta a un vuoto d’aria di motivazioni presto dimenticato. 

Giaccherini

Primi nel girone. Eppure la reazione davanti al tabellone tennistico che condurrà alla finale è da mani nei capelli. Un’incredibile serie di risultati inattesi - ricorda Condò- ha affollato la nostra metà di tutte le squadre ambiziose, mentre dall’altra parte sono finite tutte le sorprese. Il cammino disegnato a un’Italia finalista sarebbe: Spagna campione in carica, Germania campione del mondo, Francia padrona di casa e infine la sopravvissuta del torneo minore. Bella passeggiata di salute.

L’ultima nazionale del grande c.t. Vicente Del Bosque, campione del mondo e d’Europa con la Roja, dopo aver vinto due volte la Champions e due volte la Liga con il Real Madrid, è un compromesso tra la generazione d’oro dei tre grandi tornei consecutivi dal 2008 al 2012, e un primo gruppo di eredi, la cui necessità è stata rivelata dal flop al Mondiale brasiliano. De Gea ha preso il posto di Casillas, Juanfran di Arbeloa, Morata e Nolito giocano a surrogare il Nino Torres e David Villa. Non è la stessa cosa, ma finché hai Sergio Ramos e Piqué al centro della difesa e un centrocampo composto da Iniesta, Fabregas, Busquets e David Silva, sono gli altri a doversi preoccupare di te. Conte lo fa il giusto. Se lo slogan della vigilia è “dobbiamo andare oltre la logica”, il piano partita è ispirato a una specie di rispetto coraggioso. 

"Al di là di andare oltre la logica, i giocatori sapevano che c'erano le basi per poter fare male. Sicuramente non fu un percorso fortunato, perché noi dopo due partite eravamo in testa al girone, aritmeticamente qualificati. Di solito per chi arriva primo il prosieguo del torneo dovrebbe essere quanto meno alla prima partita un po' più abbordabile. No, invece ci accorgemmo che praticamente era un percorso che sulla carta era proibitivo. Ricordo benissimo anche prima della partita contro la Spagna, la conferenza, ci davano tutti per spacciati, per battuti. Dissi: sì. Affrontiamo una Spagna che sicuramente sulla carta è molto più forte e più forte di noi e ha i favori dei pronostici, io dico però che non sarà una passeggiata.

 

E infatti non fu una passeggiata, fu una partita che dominammo secondo me, sotto tutti i punti di vista, e non solo tecnico tattico ma proprio a livello di mentalità, a livello di tutto. Mi capita spesso di rivederla su Sky, quando ripropongono alcune partite e rivederla mi dà veramente grande soddisfazione"Antonio Conte

Conte

La prestazione dell’Italia è memorabile perché di fronte c’era la Spagna, ma è come se gli Azzurri di Conte non se ne fossero accorti. 

 

La stanza è piena di serpenti a sonagli, ma basta stare attenti a non calpestarli. Facile! In realtà una palla-gol la concediamo, un colpo di testa all’indietro di Barzagli sul quale Piqué - a un certo punto la Spagna attacca con tutti - si avventa, ma senza riuscire a dare forza al tocco in spaccata. Per Buffon - spiega Paolo Condò- la deviazione è un gioco da ragazzi, e dentro al recupero - come già contro il Belgio - un contropiede in campo aperto produce il gol-sentenza di Graziano Pellè. Siamo ai quarti, contro la Germania. 

Pellè

 Conte: "Fu l'apoteosi"

"E fu l'apoteosi, perché mi ricordo che ci scatenammo in panchina. Mi ricordo benissimo che io mi aggrappai alla panchina, mi alzai sulla panchina, perché ci sono dei momenti in cui tu hai talmente tanta pressione... che vuoi condividere la gioia. Vuoi proprio sfogare l'emozione che hai. Io penso che questa sia una cosa bella".

 

Ecco, dopo averla ben indossata da giocatore, la maglia azzurra, dopo quell’avventura europea, pareva aver rapito nuovamente e così tanto Antonio Conte da commissario tecnico, da fargli esprimere auguri convinti a Roberto Mancini, ma anche da rivelare il suo sogno più recondito: se un giorno, chissà... 

La responsabilità di una Nazione

"Penso che fare l'allenatore della Nazionale sia qualcosa di unico. Hai una responsabilità veramente altissima, soprattutto durante il periodo delle competizioni che posso essere Europeo o Mondiale, senti proprio un Paese che soffia, dietro di te, dietro la squadra. Ti senti proprio responsabile di una Nazione. Questo è veramente bello. Sicuramente e spero che in futuro io possa rifarla perché è stato qualcosa di incredibile di eccezionale e spero un giorno, di tornare ad essere commissario tecnico"Antonio Conte

Mister Condò

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