Europei 1980, la storia della 6^ edizione vinta dalla Germania Ovest
EURO-STORYDopo dodici anni l'Europeo viene organizzato di nuovo in Italia, ma con una formula diversa. Un Paese ospitante a partire già dai due gironi eliminatori, con otto squadre e senza semifinali: chi arriva primo si gioca la vittoria. Non sarà un successo. A differenza del 1968, gli azzurri deludono e risentono del clima di disaffezione generale: era scoppiato il Totonero in uno Stato già ferito da stragi e terrorismo. La Germania Ovest invece fa le prove dieci anni prima
Italia 90. Se si pensa a una grande competizione internazionale organizzata nel Paese, la mente corre subito all'estate di 34 anni fa. Alle Notti Magiche di Totò Schillaci, di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, del Camerun vincente a San Siro con l'Argentina, della semifinale persa dagli azzurri al San Paolo contro Maradona. Eppure dieci anni prima c'erano state quasi delle prove generali, dimenticate però da tutti. Prima di Italia 90 c'è stata anche Italia 80, sesta edizione degli Europei, la prima con una formula allargata a otto squadre per la fase finale e con uno Stato, l'Italia appunto, scelto come organizzatore prima che iniziassero i gironi di qualificazione e ammesso di diritto al torneo. Fino ad allora, si designava come sede per semifinali e finali uno dei quattro Paesi rimasti in corsa. Nel 1980 invece si giocarono in Italia le partite dei due giorni eliminatori composti dagli azzurri e dalle altre sette squadre arrivate dalle qualificazioni. Quattro nazionali per gruppo, le prime subito in finale, le seconde si accontentarono del terzo e quarto posto. Una novità che non piacque: le semifinali sarebbero tornate già nel 1984.
Il cammino (deludente) dell'Italia
A differenza di 12 anni prima, edizione casalinga e vincente del 1968, non ci furono monetine fortunate o finali ripetute. L'Italia di Enzo Bearzot era reduce dall'ottimo Mondiale del 1978, culminato nel quarto posto, e si portava dietro qualche aspettativa per il vantaggio di giocare in casa. L'esordio al Meazza vide invece un pallido pareggio contro la Spagna: per le Furie Rosse fu l'unico punto di quel torneo. L'Italia non segnò, ma migliorò contro l'Inghilterra, nazionale che esprimeva le ultime quattro vincitrici della Coppa del Campioni e trascinata da Kevin Keegan, Pallone d'Oro nei due anni precedenti. Non segnò il bomber inglese, ma il suo marcatore Marco Tardelli. Per le urla iconiche ci sarebbe stato tempo, ma intanto il suo gol sembrò sufficiente per la finale. Peccato però per l'ultimo e decisivo ostacolo, il Belgio del portiere Pfaff, del roccioso Gerets (un futuro al Milan) e del centrocampista Ceulemans. Un altro 0-0 valse la finale agli avversari, a pari punti (4) con gli azzurri, ma primi nel girone per il maggior numero di gol segnati (3 contro 1). Come nel Mondiale di due anni prima l'Italia si accontentò della finalina. Di fronte c'erano i campioni in carica della Cecoslovacchia, già costretti ad abdicare dalla Germania. Graziani rispose al gol di Jurkemik e portò la sfida ai rigori: Zoff non ne prese nemmeno uno e dopo 16 tiri perfetti, l'errore di Collovati e la rete di Barmos fecero calare il sipario sulla finale di consolazione nella storia degli Europei. Non si sarebbe mai più giocata.
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Totonero, tensione e poco pubblico
Il 1980 fu l'anno in cui l'Europeò iniziò a essere strutturato come un Mondiale: una sola sede principale scelta in largo anticipo, una fase a gironi, ma anche dettagli di contorno come un inno e una mascotte ufficiali per la prima volta nella storia. La Panini stampò il suo primo album delle figurine per una competizione riservata alle Nazionali. La canzone del torneo fu "G.O.A.L.", cantata dagli Eurokids e diventata famosa soprattutto in seguito, riciclata come sigla del cartone animato "Arrivano i Superboys". La mascotte invece si ispirò a Pinocchio, ma si preferì non chiamarla ufficialmente come il bambino-burattino per una questione di diritti.
Nonostante ciò, non si riuscì a ricucire il rapporto tra pubblico e calcio, sfilacciatosi da poco a causa del primo grande scandalo esploso, il Totonero. Era il marzo precedente quando la polizia fece irruzione in alcuni stadi, compreso l'Olimpico di Roma, per arrestare dirigenti e giocatori accusati di truccare le partite a scopo di frode. Per la prima volta si parlò di calcioscommesse e a esserne accusati e dichiarati colpevoli furono giocatori famosi come Albertosi, Manfredonia, Wilson e persino i due attaccanti Bruno Giordano e Paolo Rossi, che della Nazionale facevano parte. Rossi, pupillo di Berazot, scontò la sua squalifica poco prima del Mondiale del 1982. Tutti ricordano come è andata a finire, ma intanto Pablito non giocò l'Europeo di casa e i tifosi per disamoramento non riempirono gli stadi designati, il Meazza di Milano, l'Olimpico di Roma, il Comunale di Torino e il San Paolo di Napoli. Nessuna ombra di sold-out per gli azzurri e le briciole per le altre squadre. A guardare Grecia-Cecoslovacchia all'Olimpico non si presentarono nemmeno in 5mila. Per la finale non si raggiunsero le 48mila presenze. Se il Totonero aveva minato per la prima volta la credibilità del sistema-calcio, il clima in Italia era già appesantito da anni di stragi e attentati, dalla strategia della tensione dettata dal terrorismo politico. Il 1980 si aprì il 6 gennaio con l'omicidio mafioso del governatore della Sicilia Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale presidente della Repubblica Sergio, e proseguì con quello del giornalista Walter Tobagi il 28 maggio da parte delle Brigate Rosse. Pochi giorni dopo l'Europeo ci fu la strage di Ustica e a novembre il terremoto in Irpinia: sin troppo per fare in modo che il 1980 venisse ricordato come l'anno di un deludente Europeo.
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La vittoria della Germania Ovest
Un torneo non troppo ricordato in Italia, ma sicuramente celebrato dalla Germania (a quel tempo ancora Ovest), che nei gironi si prese subito la rivincita della finale di quattro anni prima: Panenka non tirò rigori e la Cecoslovacchia venne battuta. Se la vittoria con l'Olanda fu una formalità dettata dalla tradizione, il pareggio con la Grecia fu ininfluente ai fini della qualificazione in finale. Il 22 giugno arrivò il trionfo con la vittoria sul Belgio 2-1, doppietta di Hrubesch: si presentò al grande pubblico Kalle Rummenigge, Pallone d'Oro quell'anno, si fecero conoscere i futuri "italiani" Briegel e Muller, nella miglior formazione del torneo e in seguito calciatori di Verona, Sampdoria (il primo), Inter e Como (il secondo). Di quest'ultimo il suo compagno di squadra Beccalossi avrebbe detto: "Preferisco una sedia, almeno la palla torna indietro". In nerazzurro andò meglio a Lothar Matthaus, a quel tempo una giovane riserva. Sarà l'anello di congiunzione con il trionfo mondiale di 10 anni dopo, sempre in Italia e sempre in finale all'Olimpico, quella volta tutto pieno. Lo stesso torneo in cui gli azzurri persero la semifinale ai rigori a Napoli contro l'Argentina. E sapete dove si giocò la finale terzo e quarto posto contro la Cecoslovacchia di quest'Europeo? Esatto, proprio al San Paolo. Italia 80 non la ricorda nessuno, ma conteneva già le risposte di Italia 90.