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Europei 1972, la storia della 4^ edizione vinta dalla Germania Ovest

EURO STORY

Luca Cassia

Era la prima volta dei tedeschi all'Europeo, esordiente che dominò l'edizione in Belgio. Una squadra stellare quella del CT Schon, costruita sui blocchi di 'Gladbach e Bayern: Beckenbauer arretrava da libero, Netzer era un inno all'eleganza. E 'Der Bomber' accumulava gol con un record rimasto imbattuto per quarant'anni: ci ha pensato Leo Messi a superarlo. Ecco la storia della Germania Ovest a Euro 1972

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Non c'era l'Italia e nemmeno la monetina, sorteggio abbandonato ma decisivo verso il titolo di campione d’Europa quattro anni prima. Sì ai calci di rigore in caso di parità dopo i supplementari, unica novità del format rimasto immutato rispetto all'ultima edizione. Da Roma al Belgio padrone di casa, che si regala un posto tra le quattro migliori insieme ad Ungheria, Unione Sovietica già vincitrice nel 1960 e un'altra esordiente come i belgi: la Germania Ovest. Una prima volta assoluta per i tedeschi occidentali, già campioni del mondo nel 1954 e finalisti nel 1966, eliminati nelle precedenti qualificazioni dopo un clamoroso 0-0 a Tirana contro l'Albania. Ma la fiducia al CT Helmut Schon, trascinato da una generazione di campioni, aprì il ciclo d'oro di una delle squadre più forti di tutti i tempi. E che all'Europeo del 1972 diede spettacolo.

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Erano ancora gli Azzurri di Valcareggi, campioni d'Europa in carica e finalisti a Messico '70, ma usciti di scena prima della fase finale in Belgio. Pesantissimo l'infortunio di Gigi Riva, messo ko dall'austriaco Hof nella prima uscita delle qualificazioni al Prater di Vienna. Ciò nonostante fu Pierino Prati, suo sostituto naturale, a prendere per mano l'Italia che chiuse in testa il girone davanti ad Austria e Svezia ritrovando 'Rombo di Tuono' nelle ultime sfide. L'ultimo ostacolo ai quarti di finale era il Belgio, Paese ospitante ma non ammesso di diritto, che doveva guadagnarsi un posto davanti al proprio pubblico. Una squadra in ascesa quella del fuoriclasse Paul Van Himst, solida a strappare lo 0-0 a San Siro contro una Nazionale formata per otto giocatori su undici dall'edizione del 1968. Due settimane dopo, al Parc Astrid di Bruxelles, il Belgio dominò nel primo tempo (2-0) e strappò la qualificazione nonostante l'impatto dell'esordiente Fabio Capello e il rigore trasformato da Riva.

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Lo spaventoso Gerd Muller

Reduce dal terzo posto al Mondiale e dalla 'partita del secolo' persa contro l'Italia, la Germania Ovest era ancora costruita sui blocchi delle due tedesche più rappresentative. Da una parte il Borussia Monchengladbach degli iconici Netzer e Wimmer come Heynckes e Vogts, tutti protagonisti nei trionfi in patria e in Europa. Dall'altra lo stellare Bayern Monaco con Maier in porta, Beckenbauer e Schwarzenbeck al centro della difesa, Breitner a sinistra e Hoeness in mezzo fino al centravanti che non sbagliava mai. Re del gol (7) nelle qualificazioni, capocannoniere con quattro reti in quell'edizione e due volte a segno in finale, Gerd Muller era preceduto da 50 centri in stagione coi bavaresi. Lo chiamavano 'Der Bomber', lui che nell'intero 1972 aveva messo a referto 85 gol tra club e Nazionale. Un record che ha resistito per quarant'anni, quando Leo Messi ne avrebbe accumulati 91 nel 2012. "Ha un solo difetto - disse Muller della Pulga -, non gioca nel Bayern".

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Müller era il numero 9 per eccellenza

©Getty

Incanto tedesco

Imbattuta dalle qualificazioni alla fase finale, la Mannschaft non incrociò l'Italia campione in carica né l'Olanda di Cruyff, beffata dalla Jugoslavia e due anni dopo finalista ai Mondiali proprio contro i tedeschi. La stessa Germania Ovest si era sbarazzata ai quarti dell'Inghilterra, battuta 3-1 a domicilio a Wembley. In quell'occasione segnò anche Gunter Netzer, eleganza al potere che approfittò dell'assenza per infortunio dell'arcirivale Overath, lui come Hoeness a rendere luccicante il centrocampo di Schon. Chi era arretrato qualche metro più indietro fu Franz Beckenbauer, 'Der Kaiser' diventato il libero per eccellenza nella storia del calcio. Ma a sgomitare per prendersi la scena era il solito Gerd Muller: doppietta nel 2-1 in semifinale al Belgio, altri due gol (intervallati da Wimmer) nel 3-0 della finalissima all'Heysel contro l'Unione Sovietica vanificando la marcatura del 'muro umano' Khurtsilava. E non era nemmeno una novità: solo 23 giorni prima, nell'amichevole pre-europeo con i sovietici, l'attaccante del Bayern aveva segnato un poker nel 4-1 finale. Un dominio all’Europeo che anticipò il titolo mondiale due anni dopo, ma Schon non aveva dubbi: "La squadra del 1972 rimane la migliore che io abbia mai schierato". Non mentiva nemmeno il podio del Pallone d'Oro di quell'anno: Beckenbauer, Muller e Netzer. Il trio tutto tedesco della grande Germania Ovest.

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