Il Consiglio Federale ha deciso: la Serie A femminile non ripartirà. Il titolo non verrà assegnato, in Champions oltre alla Juventus anche la Fiorentina, qualificatasi grazie all'algoritmo. Orobica e Tavagnacco retrocesse in Serie B, con Napoli e San Marino promosse invece in Serie A
Finisce così. Ad un anno dal Mondiale si torna all’anno zero del calcio femminile. E la responsabilità è di tutti. Non si è stati in grado di giocare sei, sei giornate che mancavano per chiudere la stagione. Abbiamo avuto la certezza che la situazione del calcio femminile va oltre i limiti del non professionismo maschile. Un’altra cosa è certa: adesso bisognerà essere bravi, migliori, per non buttare definitivamente via quello che di buono si è fatto in questi anni. La stagione finisce qui, senza il titolo assegnato, con la Juventus prima in classifica, il secondo posto Champions assegnato, si, dall’algoritmo, alla Fiorentina a scapito del Milan ed Orobica e Tavagnacco retrocesse.
Napoli e San Marino in Serie A
L’algoritmo ha anche permesso a San Marino di salire in serie A, beffando di meno di mezzo punto la Lazio (47,143 contro 46,750). Nel massimo campionato ci sarà anche il Napoli. Solo in Italia, tra i top campionati europei, non è stato conferito lo scudetto. “Continuo ad essere convinta che abbiamo perso una grande opportunità” dice Ludovica Mantovani, presidente della divisone femminile. Come darle torto. A portare alla decisione, sofferta, il Consiglio federale, il clima di poca compattezza: delle società e delle calciatrici. Unite nel non prendere in considerazione la formula dei playoff/playout, divise nel proposito di ritornare a giocare. La frammentarietà non poteva essere la giusta premessa per tornare a giocare. Ci sarà tempo per ritrovare l’unione, per lavorare alla nuova stagione, garantire le tutele e il professionismo. Si tornerà in campo presto, i primi di agosto, anche per tutelare la nazionale attesa dalle ultime, decisive, gare per le qualificazioni agli europei. Rimane l’amarezza, come quella provata quando l’Olanda interruppe il nostro sogno mondiale. Allora però, contrariamente ad ora, sapevamo che ce l’avevamo messa tutta.