Serie C, i 116 anni di storia del Vicenza: uomini e record. Da Paolo Rossi a Baggio, fino all'Europa

Serie C - Lega Pro

Per il Vicenza la crisi societaria è sempre più una realtà, e rischiano così di andare in frantumi 116 anni di storia. Record, eroi e quella Coppa Italia vinta nel 1997. La storia del club parte dal 1902, diventa un realtà col maglificio Lanerossi e negli anni arrivano le soddisfazioni. Da Paolo Rossi a Roberto Baggio, passando anche per Luca Toni e Lamberto Zauli, eroe europeo in quella storica seminale di Coppa delle Coppe contro il Chelsea

STIPENDI NON PAGATI, IL VICENZA SCIOPERA

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C’era una volta il Vicenza calcio, quello di un secondo posto in Serie A, di una Coppa Italia vinta contro il Napoli e dell’Europa l’anno successivo, nella Coppa delle Coppe. C’era un volta il miracolo di una provinciale finita a lottare insieme ai giganti, e contro i giganti del calcio, italiano e non solo, e per informazioni chiedere al Chelsea di Vialli e Zola. Eppure 116 anni di storia partono da lontano, proprio ora che l’Associazione Italiana Calciatori ha annunciato che i giocatori biancorossi sciopereranno per il mancato pagamento degli stipendi. E' una storia di grandi calciatori quella del Vicenza, che poi la storia l’hanno scritta davvero, lì e altrove. Come, ad esempio, Massimo Ambrosini, che ci gioca un anno in prestito. Lamberto Zauli, uno chiamato "lo Zidane della Serie B", 117 presenze e 15 gol. Giorgio Sterchele e Mimmo Di Carlo, entrambi nella top 5 di presenze nel club. Luca Toni, che esordisce in A proprio in biancorosso nel 2000. E poi c’è anche Paolo Rossi, in tema di bomber, l’eroe Mondiale che a Vicenza segna come mai aveva fatto (e farà) in tutta la sua carriera: prima 21 gol in Serie B per la promozione nel 1977, dunque 24 in Serie A, solo l’anno dopo, per un secondo posto da neopromossa alle spalle della Juventus che ha il sapore del miracolo. Infine anche Roberto Baggio, un calciatore che è di tutti ed è amato da tutti, a 13 anni passa dal Caldogno al Vicenza per 500.000 lire. Lì gioca i primi tre anni di carriera, fino a spiccare il volo verso il Pallone d’Oro che arriverà più avanti nel tempo. Una storia di campioni che fa scendere anche qualche lacrima, di nostalgia e di dispiacere.

Il miracolo del secondo posto

La fondazione è nel 1902, ma la prima svolta significativa in era moderna è quella del 1953, quando la squadra diventa la prima di sempre ad essere sponsorizzata. Fino al 1990 infatti i biancorossi cambiano nome in Lanerossi Vicenza, merito del maglificio Lanerossi di Schio che proprio il 26 giugno del 1953 rileva la società. L’azienda è fiorente, e dei piccoli capannoni si trasformano presto in un realtà che diventa leader del settore tessile, in Italia e in Europa. In autentica realtà, poi, si trasforma anche il Vicenza calcio, che subito dall’anno successivo ottiene la promozione in A, e nella massima divisione del calcio italiano ci rimane per venti stagioni consecutive, fino al 1975. Poi arriva proprio quel miracolo: due anni in B, la risalita guidata da Paolo Rossi e il secondo posto in campionato nel 1978, da neopromossa. È lì che la squadra diventa “la nobile provinciale”, guidata da Giovan Battista Fabbri, e capace di mandare in rete ben dieci calciatori diversi, tutti meno il portiere e il libero Carrera, col primato di migliore attacco assoluto. Quasi l’apice sportivo del Vicenza, già, quasi… perché vent’anni dopo ci sarà anche un trofeo da poter sollevare.

Europa

Passano gli anni ed è ancora il Vicenza ad essere pioniere del calcio italiano, l’ingresso di una società straniera nel nostro calcio parte proprio da lì, quando nel 1997 la società britannica ENIC (finanziaria nel campo del petrolio) rileva la maggioranza delle quote azionarie del club. La proiezione è quella verso il successo, ma il tempo sarà avaro di soddisfazioni. Eppure la squadra aveva appena vinto quella Coppa Italia. Stagione 1996-97, in finale all’andata vince il Napoli con un gol di Pecchia, ma al ritorno gli eroi sono Maurizio Rossi, Giampiero Maini e Alessandro Iannuzzi: finisce 3-0, ed è festa grande per la città. L’anno dopo, poi, è anche quello dell’Europa: un grande sogno che si avvera, l’ennesimo. I biancorossi sono allenati da un certo Francesco Guidolin, e nella ormai defunta Coppa delle Coppe eliminano prima il Legia Varsavia, dunque lo Shakhtar Donetsk e il Roda Kerkade. Il traguardo? Si chiama semifinale, e contro c’è un big della Premier: il Chelsea di Vialli e Zola. All’andata allo stadio Romeo Menti vincono addirittura i biancorossi: rete di Zauli dopo 16 minuti. L’impresa sembra vicina, e al ritorno Pasquale Luiso segna ancora il gol del vantaggio, ma è tutto vano. Poyet, Zola e Hughes ribaltano la partita, e volano verso una finale che vinceranno. Poco male, la storia è stata scritta, come forse mai prima d’ora. E il futuro sembrava roseo, già, sembrava…

Presente

Da quel momento in poi il Vicenza gioca soltanto altre due stagioni in A, nel giro di tre anni. Poi nel massimo campionato italiano non ci tornerà più. Anzi, scenderà ancora, in serie C, dove gioca tutt’ora. L’ultima speranza risale alla stagione 2014-15, con il terzo posto in campionato di Serie B, appena tre punti dietro al Frosinone che salirà direttamente in A insieme al Carpi. Il sogno di un grande ritorno si spezza nella semifinale playoff contro il Pescara: sconfitta 1-0 all’andata per la squadra guidata da Pasquale Marino e pareggio 2-2 in casa. Non basta per la promozione, e due anni dopo chiude terzultima in campionato: è retrocessione. Il presente si chiama crisi societaria, mancato pagamento degli stipendi, e 15° posto nel girone B di Serie C. Ma il ricordo resta, quello dei campioni e delle imprese impossibili, quello sempre nella mente di chi ha il Vicenza nel cuore.