Il brasiliano condannato a risarcire il suo sponsor tecnico per aver indossato un paio di scarpe sbagliate a inizio stagione, pensando che il contratto fosse scaduto. Multa salatissima, ma alla fine gli è anche andata bene...
Un milione di euro di multa. Cinquecentomila euro per scarpa: tanto dovrà pagare l'ex interista Rafinha, oggi al Barcellona, per il semplice fatto di aver indossato gli scarpini sbagliati. Tutta colpa di un paio di calzature completamente nere, indossate dal brasiliano a inizio stagione, contravvenendo all'accordo con il suo sponsor tecnico, l'Adidas, famoso per le sue "tre strisce" e al quale il look total black esibito dal giocatore non è andato giù.
Dietro al fattaccio, in realtà, non ci sarebbe la volontà di trasgredire da parte di Rafinha, bensì la classica "incomprensione"... da un milione di euro. Secondo il brasiliano e i suoi legali, infatti, il contratto con la casa tedesca sarebbe dovuto scadere il primo di luglio (ecco perché l'inizio di stagione con le nuove scarpe), in realtà, proprio sul contratto, era presente una clausola che specificava come la sponsorizzazione potesse essere estesa fino a marzo 2023 unilateralmente, diritto che Adidas ha esercitato prima di pretendere il risarcimento milionario.
Il tribunale ha dato ragione allo sponsor ("il testo è sufficientemente chiaro, per cui è impossibile invalidarlo o annullarlo", la giustificazione data), anche se per quanto riguarda l'entità del risarcimento a Rafinha in fondo è andata anche bene: come scrive il quotidiano As, inizialmente Adidas aveva chiesto addirittura 100mila euro per ogni occasione in cui il giocatore non aveva indossato le scarpe giuste, ma il tribunale ha abbassato la cifra a 10mila euro al giorno fino ad un massimo di un milione, tetto poi effettivamente toccato.
Adesso spazio alla "replica" di Rafinha, con l'agenzia che cura i suoi interessi che ha emesso un comunicato specificando che si tratta di una "sentenza preliminare e provvisoria" e che per il momento “il giocatore non è ancora stato condannato a pagare alcuna penalità economica”.