Non c'è più il Brasile di una volta: Dunga come Trapattoni?

Mondiali
Il capitano della Seleçao, Lucio, sarà affiancato da Thiago Silva o Juan a protezione della porta custodita da Julio Cesar
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Muro in difesa e diga a centrocampo: l'esclusione di Pato è soltanto uno degli aspetti che lasciano perplessi gli appassionati di calcio abituati a vedere una Seleçao spavalda e votata all'attacco. Cosa succede? LA FOTOGALLERY DEI GRANDI ASSENTI

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di LUCIANO CREMONA


Leggete i convocati di Dunga. 23 giocatori e solo tre attaccanti puri: Grafite, Luis Fabiano, Nilmar. Più Robinho, Julio Baptista e Kakà. Prendete i terzini: Maicon, Daniel Alves, Gilberto (sì, proprio lui, l'ex Inter, l’amico di Ronaldo) e Bastos, che a Lione fa anche il centrocampista. Eccolo, l'estro del Brasile. Tutto qui. Non c'è più Ronaldinho, non c'è più Ronaldo. Finiti i tempi del quadrato magico Kakà-Dinho-Ronaldo-Adriano. Pato è a casa, con Neymar, il gioiellino. Poca magia, tanta sostanza.

I convocati, messi in fila per reparto, fanno uno strano effetto: otto difensori, otto centrocampisti. Nessun lungo elenco di attaccanti. Guardate adesso l'elenco dei centrali difensivi: Lucio, Juan, Thiago Silva, Luisao. Ammettiamolo, neanche noi, quelli del muro di Berlino, abbiamo dei difensori così. E in porta c'è Julio Cesar. Il centrocampo, poi. Riecco la diga del 2002: Gilberto Silva e Kleberson, quest'ultimo finito al Manchester per poi sparire dai grandi palcoscenici, per poi rispuntare con Dunga: che ha bisogno di gente di sostanza, in mezzo. E infatti, guarda caso, c'è Felipe Melo. Lui, non Diego. La Juve si consolerà: il mediano da 25 milioni arrivato dalla Fiorentina potrà evitare la svalutazione.

Poi ci sono Josué, Ramires, Elano. Centrocampisti completi, come piacciono al tecnico. Che non ha esitato a mettere da parte la fantasia, l'esplosività e l'imprevedibilità delle punte scartate. Ha trovato posto, invece, Baptista, con la sua duttilità. Forse Dunga ha rivisto il mondiale 2006 del Brasile. Il quadrato magico non può reggere soprattutto con due terzini come Maicon e Dani Alves. E allora, l'assalto di Dunga alla Coppa arriva da lontano. Arriva dalle fasce, arriva dalle ripartenze di Kakà e dai contropiedi di Robinho. Poi tutto finirà sui piedi di Luis Fabiano. A O'Fabuloso il compito, non facile, di non far rimpiangere Ronaldo e compagni. Il vantaggio? Avrà le spalle coperte da una difesa solida come non mai. Dal muro azzurro di Berlino, a quello verdeoro di Johannesburg.

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