Francisco Varallo, un Mondiale lungo 100 anni

Mondiali
La formazione dell'Uruguay, avversaria dell'Argentina, prima squadra a vincere la Coppa Rimet nel 1930
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LA STORIA/12. Nato a La Plata nel 1910, è l'ultimo reduce dei protagonisti della prima finale di Coppa Rimet, nel 1930 contro l'Uruguay: una sconfitta che ancora gli brucia. Fu il primo professionista del calcio argentino

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SUDAFRICA 2010 NON SARA' UN MONDIALE PER GIOVANI


di Lorenzo Longhi

Pancho li ha visti tutti, i Mondiali: anche solo per una mera questione anagrafica, non sono molti a poter sostenere la stessa cosa, e di sicuro non può dirla nessuno che, a un Mondiale, abbia preso parte. Nessuno, tranne lui. Perché Francisco Varallo, 100 anni compiuti lo scorso 5 febbraio, è l’ultimo sopravvissuto degli uomini che presero parte al primo Campionato del Mondo, nel 1930, agli albori di quello che, nel corso degli anni, è diventato l’appuntamento calcistico più atteso e raccontato, ma che allora altro non era che una competizione inedita.

Classe 1910, argentino di La Plata, Varallo era appena un ragazzino ventenne quando Juan José Tramutola, selezionatore della nazionale albiceleste, lo convocò per il torneo che si sarebbe disputato nel vicino Uruguay. Pancho giocava come attaccante nel Gimnasia e, sebbene giovanissimo, già si era fatto una reputazione da goleador di talento: El Canoncito, lo chiamavano, e per il platense Tramutola fu sin troppo facile sceglierlo come uno dei 22 argentini che avrebbero partecipato alla spedizione uruguayana. 1-0 alla Francia, 6-3 al Messico (partita in cui Varallo segnò il suo unico gol ai Mondiali), 3-1 al Cile e 6-1 agli Stati Uniti in semifinale. Troppo forte l’Argentina, pronta così a giocarsi la coppa Rimet proprio contro i padroni di casa, nella rivincita della finale delle Olimpiadi di Amsterdam.



Rivincita che non si verificò: ad alzare la coppa fu ancora l’Uruguay, ma in un clima molto più teso rispetto a quello di due anni prima. L’Argentina guidava per 2-1 all’intervallo: vincere, nell’ambiente arroventato del Centenario di Montevideo, avrebbe significato mettere a repentaglio la propria incolumità e, non a caso, a seguito di quella finale le relazioni diplomatiche tra le due federazioni si interruppero bruscamente. Un clima che Varallo ricorda molto bene: “Luisito Monti, che era considerato uno dei nostri giocatori più duri, aveva ricevuto minacce telefoniche prima della finale e quel giorno sembrava un’altra persona. Ogni volta che un avversario cadeva a terra gli porgeva la mano per aiutarlo a rialzarsi: non era da lui”. L’Argentina perse 4-2 e Varallo giocò la partita in condizioni precarie a causa di un infortunio al ginocchio, un problema che si acutizzò durante la partita e che poi Pancho si portò appresso per tutta la carriera e lo costrinse ad ritirarsi a 29 anni, “e il ginocchio mi fa ancora male, così come il ricordo di quella finale”.

Varallo fu anche il primo calciatore a portare il professionismo in Argentina. Accadde proprio a seguito del Mondiale uruguayano, quando il Boca Juniors avvicinò il padre di Pancho offrendogli 10mila pesos per convincere il figlio a vestire la maglia degli Xeneises. Quella cifra, nell’Argentina del tempo, bastava per comprarsi una casa di lusso e vivere di rendita a lungo: Varallo senior non ci pensò due volte e Pancho, sebbene dapprima non troppo convinto (tanto da prendere parte a una tournee in tutte le Americhe con il Velez Sarsfield), in seguito accettò di buon grado di trasferirsi a Buenos Aires. Dove, peraltro, in pochi anni divenne un idolo, segnando 180 reti e ritagliandosi così un posto nell’olimpo dei miti del Boca come miglior cannoniere di sempre. Un record che, nel marzo 2008, è stato eguagliato e superato da Martin Palermo, proprio l’uomo che curiosamente oggi, a quasi 37 anni, è uno dei più discussi convocati per i prossimi Mondiali, chiamato da Maradona per dare esperienza ad un’Argentina tanto ricca di fuoriclasse quanto di incognite.



Un gol, quello di Palermo, giunto per coincidenza proprio contro il Gimnasia, la squadra che lanciò Varallo il quale, a 97 anni alla vigilia del traguardo raggiunto dal suo erede, si era detto pronto a tornare in campo per riprenderselo. Una battuta, ovviamente, per chi le sue stagioni di gloria le ha vissute circa ottant’anni fa, ma può ancora raccontarle. L’ultimo reduce, quello che I Mondiali li ha visti tutti.


LA SCHEDA DEL MONDIALE
Uruguay 1930
Squadre partecipanti: 13
Vincitore:  Uruguay
Finale: Uruguay-Argentina 4-2 (12’ pt Durado, 20’ pt Peucelle, 37’ pt Stabile, 12’ st Cea, 23’ st Iriarte, 45’ st Castro)
Semifinaliste sconfitte: Usa e Jugoslavia
Capocannoniere: Guillermo Stabile (Argentina), 8 reti