Lippi, il mago dei rigori: "Per vincere conta lo sguardo"
MondialiL'INTERVISTA. Il ct della Nazionale, che si è giocato dagli 11 metri due finali di Champions e il Mondiale del 2006, ci svela trucchi e segreti del dischetto: "Quando ho visto la voglia di vincere negli occhi dei giocatori ho sempre trionfato". LA GALLERY
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di Vanni Spinella
Quando arrivi a giocarti un “titulo”, come direbbe qualcuno, per tre volte ai calci di rigore, puoi cominciare a dire di essere un esperto in materia. Non sarà un numero sufficiente a farne un campione statistico, ma qualche regoletta, per induzione, la si può comunque tirar fuori.
Tre finali giocate dal dischetto, una indimenticabile: quella che ha fatto felice l’Italia intera nel 2006. È con questo ricordo che Marcello Lippi si appresta ad affrontare con gli Azzurri il Mondiale di Sudafrica.
Mister, iniziamo dalla “regola” che ha estratto dalla sua esperienza
“Per vincere ai rigori conta la fame di vincere. E la voglia di mettersi a disposizione”
Ci spieghi meglio
“Ho chiuso per tre volte una grande manifestazione dal dischetto. La prima a Roma, nel 1996: finale di Champions con la Juventus contro l’Ajax. In quell’occasione, a fine partita, ho visto negli occhi dei miei giocatori la voglia di partecipare alla vittoria, di mettersi a disposizione. Con lo sguardo mi dicevano “io lo tiro”. E abbiamo vinto”
La seconda?
“A Manchester, sempre Champions League, in finale contro il Milan. Al momento di scegliere i cinque rigoristi tutti guardavano verso le tribune, cercavano con lo sguardo mogli e fidanzate, si legavano le scarpe… Io allora li radunai e dissi: “Ragazzi, a me non li fanno calciare: i rigori dovete batterli voi”. Credo non sia un caso che in quell’occasione abbiamo perso”
E infine il Mondiale del 2006
“A Berlino ho avuto le stesse impressioni della finale di Roma. Tutti disponibili, o quasi”
In che senso?
“Ne avevo individuati quattro e mi mancava il quinto: Pirlo, Materazzi, De Rossi e Del Piero. Totti era uscito, così mi sono guardato attorno e ho detto a Grosso: ‘Il quinto lo tiri tu’.”
E lui?
“Mi ha risposto: ‘Io???’. E io gli ho detto: ‘Lo tiri tu perché sei l’uomo dell’ultimo minuto’.”
Certo: il rigore procurato contro l’Australia al 90’, il gol alla Germania al 120’… è bastata questa motivazione a convincerlo?
“Penso di avergli trasmesso fiducia. È un modo di motivare, e in quei momenti se sei l’allenatore conta soprattutto questo”
Dietro la scelta di Grosso non c’era anche un pizzico di scaramanzia?
“Scaramanzia no. Intuizione sì. Serve anche quella quando si scelgono i rigoristi”
Normalmente che criterio usa per definire i 5 che andranno a calciare?
“Il criterio ce l’hai solo prima della partita. Ne individui cinque, sei o sette tra i migliori. Poi però arrivi a fine partita e magari tre non li hai più a disposizione, e così il criterio va a farsi benedire. Per questo dico che bisogna avere anche delle intuizioni giuste”
E per stabilire l’ordine?
“Per me i migliori devono tirare subito. Altrimenti rischiano di non tirarlo, se perdi prima”
Da esperto di rigori: il miglior rigorista della storia?
“E che ne so? Mica sono così vecchio!”
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“Ne avevo individuati quattro e mi mancava il quinto: Pirlo, Materazzi, De Rossi e Del Piero. Totti era uscito, così mi sono guardato attorno e ho detto a Grosso: ‘Il quinto lo tiri tu’.”
E lui?
“Mi ha risposto: ‘Io???’. E io gli ho detto: ‘Lo tiri tu perché sei l’uomo dell’ultimo minuto’.”
Certo: il rigore procurato contro l’Australia al 90’, il gol alla Germania al 120’… è bastata questa motivazione a convincerlo?
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Normalmente che criterio usa per definire i 5 che andranno a calciare?
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E per stabilire l’ordine?
“Per me i migliori devono tirare subito. Altrimenti rischiano di non tirarlo, se perdi prima”
Da esperto di rigori: il miglior rigorista della storia?
“E che ne so? Mica sono così vecchio!”
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