5 giorni mondiali! Il diario del campione di Fantascudetto

Mondiali
Il momento più emozionante. L'Italia entra in campo e Davide ha preparato una sopresa per tutti
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Davide Rampazzo, il dominatore della scorsa stagione, racconta la sua esperienza in Sudafrica. Ospite di Sky per assistere al match Italia-Nuova Zelanda, il fantallenatore ha respirato l'atmosfera mondiale e ce la fa rivivere. GUARDA LE FOTO

di Davide Rampazzo

DAY 1 - 17 giugno/ 18 mattina
L'appuntamento è alle 16 a Malpensa, allora parto con discreto anticipo per fare con calma. Non servirà. Il treno arriva al binario con un 15 minuti di ritardo circa e la giornata non sembra propizia. Infatti, da Vicenza nuvoloni sempre più carichi minacciano un temporale tropicale. Pioggia che sembra anche scongiurata se non fosse che a Verona il treno si ferma, inspiegabilmente. (Ha fatto "brutto" più in là, evidentemente). "Si informano i gentili viaggiatori che il treno ripartirà tra 20 minuti a causa di un problema sui binari".. Abbè, partire in anticipo serve a questo.

Passa mezzora e non ci si schioda, finchè riappare la voce inquietante "Non sappiamo quando ripartirà il treno poiché un albero è caduto sui binari a causa del temporale". Partiamo con circa 70 minuti di ritardo ed inizio a imprecare di brutto. Nel frattempo mi ascolto alla radio l'Argentina. Verso le 15,30 chiamo Chiara, la nostra accompagnatrice avvisandola che farò un po' di ritardo, assicurandole che per le 16,30 sarei stato a Malpensa. Arrivo verso le 15,40 a Milano, facendo un paio di conti. Se prendiamo il Malpensa Shuttle ci mette 50 minuti circa e arriverei a Malpensa alle 17 almeno, il Malpensa Express da Cadorna impiega una mezzoretta quindi, con un miracolo e prendendo quello delle 16, alle 16,30 riuscirei anche nell'intento di cui sopra. Scendo dal treno, saluto Andrea gonfio dal McDonald's (dove si era recato per il gadget utile per colorarci la faccia.. non l'ha trovato) e gli spiego il piano folle.. Corriamo come disperati giu in metro, biglietto al volo, via fino a Cadorna, ri-biglietto al volo, arriviamo alle 16,01 col treno appena partito. Non sembra essere giornata.. alle 16,40 richiama il boss "Signor Rampazzo, dove sieteeeeeeeee?". 5 minuti e siamo lì... alle 17,10 l'ultima chiamata "Senta, fatevi il Check-in da soli". Arriviamo, facciamo il check-in e chi troviamo in fila? Marco Pisano...

Prendiamo prima l'aereo per Francoforte e da lì per Johannesburg. Il secondo soprattutto un po' scomodo data la lunghezza del viaggio ma fare il check-in per ultimi ci ha assicurato posti doppi (quello vicino vuoto, insomma) così da consentirci di fare un sonnellino più comodo. Ed infatti riesco a dormire, svegliandomi che siamo praticamente arrivati in Sudafrica. Qui si denota la mia totale idiosincrasia nello scegliere gli abbigliamenti e rischio di ritrovarmi in pista a -2 gradi in maglietta corta.. Andrea da buon fratello maggiore mi regala una giubba che mi salverà verosimilmente la vita e si scende. L'aeroporto di Johannesburg era qualcosa di assurdamente bello. Coloratissimo da tifosi di ogni angolo che cantavano e suonavano la vuvuzela, bandiere ovunque, ragazze/i che lavoravano lì con la maglia dei Bafana Bafana, negozi di sport ovunque. Un po' stordito da questa situazione "da favola" e dal sonno, vago senza meta precisa, in attesa dell'aereo che ci porterà a Nelspruit.

DAY 2 - 18 giugno
All'Aeroporto facciamo conoscenza col secondo gruppetto della spedizione, che si era imbarcato con noi a Francoforte ma che nella confusione non avevo distinto. Un gruppetto Napoli-centrico oserei dire, con una coppia di Palermo e poi boh.. mi è sembrato già subito molto affiatato Dell'Aeroporto di Johannesburg ho detto, un'atmosfera surreale e quasi fiabesca, girando la testa in ogni lato scorgevi un gruppetto, più o meno grande, di tifosi da ogni lato del mondo (persino Sloveni abbiamo
trovato.. poi Brasiliani, Danesi, Algerini, Tedeschi, Inglesi.. ecc ecc.. non voglio esagerare ma almeno di 15 nazionalità diverse, tutti bandiera muniti...), tutti sorridenti e festanti, con la vuvuzela alla bocca.

Noi un po' straniti entriamo nel Bengodi di un negozio di sport senza acquistare nulla: fondamentalmente sbagliamo perché poi l'organizzazione ci ridurrà ai minimi termini le possibilità di acquistare qualcosina per i nostri cari. Facciamo il visto d'entrata e ci trasferiamo a Nelspruit, in un aeroporto molto piccolo, quasi a tenuta familiare ma molto originale, in cui si è fatto abuso del legno per le "decorazioni". Aspettiamo che gli altri cambino gli euro in rand e ironizziamo sulla lentezza degli Africani (sempre sorridenti, il che è un bene ma senza quel furor lavorandi.. praticamente in breve tempo si forma una fila kilometrica.. che non ci coinvolge perché siamo partiti rand-muniti. Viaggetto in bus per raggiungere l'albergo. Paesaggi poco africani, attorno a noi. Molto verde per essere inverno ma anche in generale (il clima sembra favorevole, in estate loro non oso immaginare). Si continua a spaziare nei paradossi di queste zone. Povertà a manetta (case vecchie, nulla attorno) e alberghi di extralusso, attorno.. non troppi a dire il vero. Qui la gente non ride poi troppo, ovviamente...

Lo schema tipo della zona era la casetta con bassa recinzione attorno, una persona quasi in strada con un paio di animali o che improvvisa un mercato. In molte un fuocherello probabilmente brucia l'immondizia o viene usato per produrre qualche utensile (tesi "originale", propinataci in uno pseudo villaggio "antico"... capirete successivamente l'ironia... che ho sposato vedendo un paio di utensili portati a casa che non sembrano dipinti completamente bensì "colorati" con la fiamma). C'era tutto, fondamentalmente.. un fast food, un supermercato, un car wash.. ma di una povertà imbarazzante per il turista. Parentesi turistica. Nelspruit è una piccola città, 250mila abitanti circa contati male, capoluogo di una regione chiamata Mpumalanga. Come cittadina non offre quasi niente se non quella di ospitare quattro partite durante questo mondiale e di essere al centro di numerosi parchi in cui vedere gli animali scorrazzare praticamente liberi, tra cui il Kruger Park (nostra visita del Day3), immenso, 350 km per 65.. uno stato, praticamente.

Sembra l'ideale per una corsa in mountain bike visti i continui saliscendi tra il verde e aria fresca e la tranquillità del luogo, paradossalmente troppa (il rischio di finire in quartieri poco raccomandabili era grande, esattamente come in Italia, in ogni caso!). L'idea però ci viene cassata immediatamente dall'organizzazione perché verosimilmente non vuole prendersi rischi anche se qualche minuto prima ha bollato la città come "non più pericolosa di una qualsiasi città italiana".. resta anche l'impressione mia, in una città in cui è vero che la popolazione soprattutto nella banlieu vive di piccoli furti ed accattonaggio.

Non insistiamo troppo né durante l'aperitivo, un analcolico al succo di frutta e una patata fritta dal gusto discutibile, né durante il primo pranzo in albergo (salmone, carpaccio, dolcetto ai frutti di bosco... tutto in porzioni extra con decorazioni incredibili a corredo) osservando i giocatori di golf in un campo 18 buche Finito il pranzo andiamo nella sala "Mundial" dell'albergo a guardare Germania-Serbia e già lì la palpebra iniziava a calare. Salutiamo i superstiti e ce ne andiamo nella nostra cameretta, molto elegante e moderna. Mi do una rinfrescata e faccio una pennichella (Andrea già dormiva, per rendere l'idea).

Ci svegliamo arsi (quel camino in camera...) e andiamo a cena (non ricordo il menu preciso ma era ancora di pesce... paradosso assurdo perché nella guida del Sudafrica, che mi ero opportunamente letto segnalavano il fatto che vivessero esclusivamente di carne e il Sudafrica non fosse poi rinomato per il pesce... non che la qualità dei piatti ne risentisse ma mi ha incuriosito questo particolare) dove facciamo conoscenza di una coppia, padre-figlia friulana... dopo cena andiamo ad assistere agli ultimi minuti di
Inghilterra-Algeria in una sala gremita di inglesi (le ragazze, ad occhio, sfidavano il principio di Archimede...) e quindi decidiamo di andare a letto relativamente presto.

All'indomani ci sarà la visita al Parco Kruger, fiore all'occhiello della vacanza e conviene essere riposati per goderne appieno. Rientrando in camera graditissima sorpresa. Sul nostro letto troviamo la sacca dell'Italia con dentro maglietta e cappellini originali, vuvuzela griffata South Africa, qualche altro oggettino (tatuaggi, portachiavi...) e il cappellone da Safari. Improvviso qualche suonatina con la Vuvuzela in cui mi dimostro abbastanza scarso mentre Andrea sembra eccellere particolarmente (ho imparato in Italia a suonarla ), mezzoretta di risate oscene spaziando tra i vari argomenti e poi a nanna.

DAY 3 - 19 GIUGNO
Sveglia alle 6,30 circa, colazione abbondante e si parte. Ci aspetta in teoria il giorno più lungo (ma non sarà così!) ma il più soddisfacente, la visita al Kruger Park. Wikipedia recita: il Parco nazionale Kruger è la più grande riserva naturale del Sudafrica. Si estende su di un'area di circa 20.000 km² (equivalente all'incirca a quella dello stato di Israele o del Galles), con un'estensione di 350 km da nord a sud e 67 km da est a ovest. Alle 8 in punto arriviamo e veniamo smistati in 3 jeep semi-scoperte. Mi consolo vedendo il tetto coperto ma l'illusione durerà molto poco. A quell'ora la temperatura segnava 5-6 gradi circa e tirava un venticello freddo di quelli raccomandabili. Resisto giusto 3 minuti, poi aggiungo un'altra maglia al già ampio vestiario e mi metto il cappuccio. Sembro uno del Ku Klux Klan.. ma col cappuccio nero.

Si parte. Centinaia e centinaia di metri in attesa di vedere qualcosa. Il primo animale che scorgiamo è il babbuino, una famiglia di babbuini precisamente. Ne immortaliamo nello specifico uno, quello nella foto sotto che ci darà soddisfazione. Infatti, passando davanti alla videocamera, estrarrà 88 e 37 sulla ruota di Nelspruit che ci regaleranno uno splendido ambo. Proseguendo, ci imbattiamo negli impala. BELLISSIMI! chiamati simpaticamente dai ragazzi del Parco "McDonalds" perché visti da dietro ricordano il logo. Andrea si specializza, da buon paparazzo, nelle foto dei... fondoschiena e ci propone questa foto così da capire l'origine del soprannome senza alcun dubbio. Proseguendo ci imbattiamo in rinoceronti (ma solo da lontanissimo, inutile mostrare foto), diversi uccellini, ancora impala, una marea (ben 100mila nel parco) ...un paio di facoceri e qualche giraffa Riusciamo ad imbatterci anche negli elefanti quando le macchinette fotografiche ci abbandonano contemporaneamente.

Durante il resto della giornata ci imbattiamo comunque negli stessi animali, ci sfuggono giusto delle foto da vicinissimo degli elefanti, ad un paio di metri dalla Jeep. Dopo il pranzetto, scena memorabile.. io con gli occhiali fingo indifferenza e favorito dal clima mite ne approfitto per schiacciare un pisolino. Riesco per un po' quando malauguratamente la guida indica un animale alla nostra sinistra (uno gnu?). Purtroppo la mia testa era sospettosamente rivolta a destra e un "Cazzo fai, dormi?" mi sveglia di colpo Si procede stancamente fino a sera quando usciamo dal parco, poco dopo il tramonto (18 scarse). Nel bus per tornare a casa ci dicono che per noi ci sarà una sorpresa l'indomani. La visita a Casa Azzurri.

Day 4 - 20 giugno

Come detto, sveglia alle 5,30. Partono bestemmie gotiche e cubitali e improperi contro ogni cosa. La cosa "buffa" è che si parte senza colazione: è preparata nel luogo dove ci aspettano, lo CHIMPANZEE EDEN. Per carità, non me ne vogliano queste povere bestiole... ma avrei evitato questa levataccia (anche se col senno di poi avrei evitato Casa Azzurri). Arriviamo, ciotolona da carcere di caffè osceno e si va. Il posto è piccolo, comprende tre grandi recinti in cui l'ambientazione simula un ambiente selvaggio: nasce
come riserva per salvare le scimpanzè "malandati" e come rieducazione per essere liberati e cavarsela. (su questo resto tuttora perplesso... fosse facile passare dallo stare fermi ad aspettare noccioline ad essere autosufficienti). La guida ci invita a salutare gli animali, presa in giro spero.. e ci spiega le abitudini di questi animali. Hanno un intelletto abbastanza sviluppato, come un bambino di 5 anni, mangiano molto, quasi il 20% del loro peso corporeo quotidianamente e ovviamente smaltiscono molto, sono molto muscolosi, mangiano le noci che spaccano direttamente in bocca... quando inizia a fare male, usano i sassi. I maschi sono molto possessivi, spesso "attaccano" i visitatori per ribadire la leadership lì (ma è comunque recintato), due maschi in uno stesso recinto spesso baruffano proprio per brama di potere. Quando non attendono cibo magari passano al gioco. Niente spulciate, almeno non in nostra presenza.

Li salutiamo e andiamo dove ci viene offerta la vera colazione. Che sollievo, uova, pancetta, salsiccia. Colazione e via, casa Azzurri ci aspetta. Chi troveremo? Nessuno. Ma proprio nessuno... La principale attrattiva diventa un calcio Balilla lunghissimo e questo la dice lunga di un luogo sì "elegante" ma che rasenta l'inutilità, senza i giocatori a corredo o qualche esponente figc ad accoglierci. Attorno, gigantografie inquietanti dei giocatori. L'ingresso principale con gli stendardi dei giocatori e il ricchissimo buffet, cibo italiano seppur di non eccelsa qualità. Comunque tra una partitella a calcio balilla, una birra, duemila chiacchiere arriva l'ora, destinazione Mbombela Stadium.

Eccoci, qua, stufi morti ma pronti. Il bus ci porta in una "piazzola" dove si prendono le navette Fifa per lo stadio. Ci mettiamo in coda e suscitiamo simpatia per il fatto di essere italiani VERI. Infatti, quasi tutti erano "tifosi" italiani in questa partita, o per antipatia nei confronti della NZ (per il Rugby) o perché siamo i campioni del mondo, suppongo. Saliamo in bus ed è festa grande, inni a volontà, canzoni napoletane e si arriva. Lo stadio da distante è molto caratteristico circondato da "giraffe". Scendiamo, atmosfera assurda. Tifosi da ogniddove in festa, soprattutto i sudafricani che ci danno dentro di Vuvuzela. Qualche foto di rito fuori e........ si entra.

Colpo d'occhio fantastico. Aspettiamo i ragazzi che si allenano dall'altra parte, allora ci spostiamo per andare a salutarli. Quagliarella e Bocchetti ricambiano il mio saluto, ho evitato di salutare gli 11 titolari, concentrati per la partita. Quando veniamo fermati da un signore con accento vagamente napoletano che "rimprovera" scherzosamente Andrea per la maglietta indossata. Era il papà di Criscito. Torniamo al nostro posto, passa Zakumi e andiamo di striscione. Dopo 3 minuti d'orologio vengo avvisato che siamo passati su Sky e lo abbandono al suo destino, anche perché è già quasi ora di giocare.

Le squadre infatti entrano e si gioca. Della partita non serve poi dire tanto.. già dal 70esimo i tifosi NZ godevano di brutto e si erano tolti le magliette, rigorosamente bianche, per esultare tutti assieme. Finisce la partita, boato loro e facce dei tifosi italiani attapirate.. ancora di più nell'accorgersi che quegli 11 conigli con la maglia azzurra, a fine partita, imboccano la via dello spogliatoio senza nemmeno salutare i tifosi. Incazzato, aspetto i giocatori NZ per tributargli un meritato applauso, mi mescolo ai tifosi "bianchi" e scendo a bordo campo. Uso il mio inglese scolastico per scambiare il mio fazzoletto italiano con un bandierone loro e ci salutiamo con un caloroso "arrivederci" e si esce. Fuori è delirio neozelandese, tifosi in festa incredibile che ci beccano per strada e quasi ci abbracciano per la gioia.

DAY 5/6 - 21-22 giugno.

Mi sveglio con l'angoscia. Devo infatti completare la valigia e sta per finire tutto. Il programma prevede infatti una visita ad un villaggio locale, shopping all'interno dello stesso e poi la lunga manovra di avvicinamentoper tornare a casa. Bus per l'aeroporto di Nelspruit -> Volo Nelspruit- Johannesburg -> Volo Johannesburg-Londra -> Volo Londra-Malpensa. Arriviamo al villaggio e capiamo l'antifona... è tutta una recita o quasi... Ci accoglie un ragazzo che ci spiega un po' il tenore di vita in questi villaggi, ci spiega che vivono di artigianato e se vogliamo possiamo comprare qualcosa per sostenere il tutto. Cogliamo l'occasione anche perché è la prima volta in tutto il viaggio che abbiamo un po' d'autonomia e ci prendiamo qualche oggettino.

Finito lo shopping, un suono di kuduzela (la "madre" delle vuvuzela da stadio, molto più rumorosa e per questo vietata) ci avvisa che possiamo andare. Il Villaggio consta di tre "ambienti"... nel primo ci troviamo attorniati da capanne con varie funzioni (cucina, dormitorio, cimitero..), la guida ci spiega un bel po' di robe e aspettiamo il capo villaggio.
Esce ed appare subito abbastanza “stravagante” con le crocs ai piedi, una pelle di capretto addosso e il mocio Vileda in testa Appena mi ripiglio, torno nella scena e osservo incuriosito questo presepe... perché di questo si trattava, effettivamente... due ragazzine accovacciate a giochicchiare, dei bambini a far baccano, il capo villaggio ad osservare, una donna a filare al centro ed un'altra, a cucinare.

Salutiamo e andiamo dal medico del villaggio, altrettanto originale. Ci dice qualche aneddoto ed andiamo a suonare i bonghi coi ragazzi del Villaggio. [Ho stracciato il discorso perché mi rendo conto che il racconto poteva risultare pesante. Nessuna intenzione di "offendere" quello che ho visto.. anzi, sono stato rammaricato di aver avuto quasi nessuna opportunità di conoscere da vicino il vero Sudafrica... speravamo che questa vita da Villaggio fosse più realistica ed invece era sostanzialmente una caricatura... poco credibile, insomma]. Da lì iniziamo a muoverci dopo pranzo, vaghiamo per aeroporti (a Nelspruit becchiamo gli arbitri) e a Johannesburg, in un'ora, proviamo a rimediare qualche regalo da portare a casa. Ci sentiamo rispondere continuamente Sold Out alle richieste di Zakumi e Vuvuzela... ma alla fine ce la facciamo in qualche maniera. (c'era un negozio stupendo di sport che meritava più attenzione) Compro una bandiera SA e salgo in aereo praticamente.. si parte.. si torna a casa.

Commento sintetico. Avrei fatto una cazzata colossale a vendere sto ben di Dio. Mi sono divertito un sacco, i posti sono stati stupendi, l'esperienza in sè irripetibile. Forse potevano darci un paio di giorni in più in cambio di qualche lusso e come detto farci conoscere dal vivo la realtà, pur rischiosa indubbiamente però non mi posso certo lamentare, anzi...