Le 20 squadre che hanno sorpreso di più durante un Mondiale

Mondiali

Vanni Spinella

Ogni edizione riserva le sue belle sorprese: nazionali che fanno soffrire le grandi, stabiliscono piccoli record, attirano simpatie. In poche parole, scrivono la storia. Ecco le 20 "imprese a sorpresa" impossibili da dimenticare

È la magia del calcio, e non occorrono altre spiegazioni. Il bello è che si rinnova ogni 4 anni, a ogni nuova edizione Mondiale. La rosa delle papabili vincitrici finisce per restringersi ai soliti nomi ma poi, chissà com'è, spunta fuori sempre qualche bella sorpresa. Difficilmente arrivano fino in fondo, ma per tutto il loro cammino attirano simpatie, conquistano nuovi tifosi, in poche parole lasciano il segno. Non male, in una vetrina Mondiale.

20) Corea del Sud, 2002

Un ricordo che non può che provocare mal di stomaco e risvegliare brutti ricordi negli italiani, eliminati agli ottavi proprio dai coreani e da quel Byron Moreno che professerà sempre la sua buona fede e che anni dopo verrà fermato in un aeroporto con 6 chili di cocaina nascosti nelle mutande, dettaglio che non ha nulla a che vedere con quell’arbitraggio ma che aiuta a fornire un ritratto più completo del personaggio. Allenata da un mago del calibro di Guus Hiddink, al quale poi il popolo coreano dedicherà uno stadio facendone un eroe nazionale, la Corea del Sud mette in mostra un buon gioco corale fatto di costante aiuto reciproco, corsa senza pause, azioni in velocità. Con qualche individualità che spicca, come il perugino Ahn che segna il golden-gol che elimina l’Italia e segna anche il suo destino, “ripudiato” dal presidente Gaucci per manifesta irriconoscenza nei confronti degli italiani. A differenza del Giappone, altro Paese organizzatore, la Corea del Sud sfruttò al meglio i vantaggi di un’edizione Mondiale casalinga: tifo completamente a favore (gli Azzurri furono accolti in un “inferno rosso” dalla coreografia che occupava un’intera curva con la scritta “Again 1966”, per ricordarci “l’altra Corea” indigesta), arbitraggi sospetti (la Spagna, dopo aver riso per l’eliminazione dell’Italia, pianse quando ai quarti subì un trattamento simile se non peggiore). La marcia dei coreani si arresterà solo in semifinale, di fronte alla Germania (che la spunta 1-0). Sospetti a parte, impossibile non ricordarla come una rivelazione.

19) Ghana, 2010

Terza nazionale africana a raggiungere un quarto di finale mondiale dopo Camerun (1990) e Senegal (2002). Il Ghana ci riesce perdendo nel girone solo contro la Germania (con il derby tra i fratelli Boateng in campo) e battendo ai supplementari gli Stati Uniti negli ottavi di finale. Una partita in particolare, però, dirige le simpatie di tutti verso le Stelle Nere, ed è quella contro l’Uruguay: Muntari e Forlan firmano l’1-1 nei 90’, poi all’ultimo secondo dei supplementari Suarez si immola parando con la mano un gol fatto: sul dischetto ci va Gyan, che sbaglia. Si va ai rigori, il Ghana perde e viene eliminato. Gyan, disperato, spiega bene cosa si provi in quei momenti: "In un attimo ho sentito gli occhi e i sospiri non solo degli 80.000 allo stadio ma di tutti i fratelli africani che avevano voglia di vivere insieme a me un momento storico. Ho immaginato la gioia che avrei potuto regalare, le feste interminabili e il mio nome inciso nella storia del mio Paese, del mio continente. Quando ho preso in mano lo Jabulani era pesantissimo, ho preso un respiro e mi son detto: calcia forte e poi urla tutta la rabbia che c'è in te. Ci ho provato, credetemi, ma purtroppo è andata come sapete".

18) Cecoslovacchia, 1962

Ungheria e Jugoslavia stese lungo il cammino nella fase a eliminazione diretta. Poi in finale c’è il Brasile, troppo forte per poter essere spaventato dal gol iniziale di Masopust. Rimonta, 3-1 e titolo alla Seleçao (secondo consecutivo), ma tanti applausi per la Cecoslovacchia, con i giocatori accolti in Patria come eroi. E pensare che nel girone i cechi erano anche riusciti a fermare Garrincha e soci sullo 0-0, gara in cui si infortuna Pelé che salterà il resto del Mondiale. Stella di quella Cecoslovacchia, Josef Masopust, che vinse tutto in Patria con il Dukla Praga (anche perché il regime non gli concesse mai il trasferimento oltre la Cortina di Ferro) e in quell’anno si aggiudicò anche il Pallone d’Oro, grazie alle sue prestazioni Mondiali. Basti dire che persino Pelè ne ammirava il dribbling, definendolo “un brasiliano mancato”.

17) Polonia, 1982

Un terzo posto “per colpa” dell’Italia Mundial, che in semifinale era già diventata una squadra diversa – per convinzione, innanzitutto – da quella che aveva incontrato nel girone, partorendo uno scialbo 0-0 all’esordio. Al secondo incrocio Pablito Rossi è ormai in palla, gasato dalla fresca tripletta al Brasile, e ne fa due. Azzurri in finale, per Boniek e compagni c’è una finalina, vinta contro la Francia, che vale comunque un ottimo piazzamento “a sorpresa”, dato che doveva essere il Mondiale di Brasile o al massimo Argentina. Sicuramente non dell’Italia o della Polonia. Gradino basso del podio come nel 1974: risultato mai più replicato.

16) Paraguay, 2010

Il disastro dell’Italia del Lippi-bis fece passare in secondo piano i meriti di un Paraguay che vinse il girone in cui erano inseriti gli Azzurri, subendo un solo gol, quello di De Rossi nell’1-1 inaugurale contro la nostra Nazionale. Da quel momento in poi, la porta di Villar venne sbarrata: agli ottavi 0-0 con il Giappone (vittoria ai rigori), ai quarti la Spagna passa solo dopo 83’, con il portiere paraguayano che aveva parato anche un rigore a Xabi Alonso. Per la nazionale guidata dal Tata Martino un risultato comunque storico, dopo la bella figura del 2002 (ottavi di finale, con Ct Maldini).

Tra le belle sorprese di quel Paraguay c'era anche lei: Larissa Riquelme

15) Svezia, 1958

Il mondo scopre il 17enne Pelè; il francese Fontaine stabilisce il record di gol in un Mondiale (13). Ma la squadra rivelazione resta la Svezia, che organizza il torneo e sogna persino di vincerlo, arrivando fino alla finale. Dove però Pelè fa il Pelè. Un secondo posto mai più replicato per la Nazionale di Liedholm, Gren, Skoglund, Hamrin, Simonsson. Tolto quel Brasile, oggettivamente superiore a qualsiasi altro avversario, restano le belle gesta dei “sudditi” di re Gustavo Adolfo, che volle premiare personalmente i campioni consegnando la Coppa Rimet.

14) Nigeria, 1994

Se non si fosse improvvisamente risvegliato Roberto Baggio, chissà dove sarebbero potuti arrivare. La Nigeria allenata dall’olandese Westerhof è alla sua prima partecipazione a un Mondiale e fa dell’entusiasmo e di un grande mix di tecnica e vigore fisico le sue armi migliori. La rapidità di Finidi, i gol e lo strapotere di Yekini e Amuneke, la giocoleria di Okocha. Gira tutto alla perfezione, con il girone vinto davanti a Bulgaria e Argentina (tutte a pari punti ma miglior differenza reti), perdendo solo contro la Seleccion ma diventando presto la squadra “simpatia” del torneo che allo stesso tempo nessuno si augura di incontrare. Toccherà ad Arrigo Sacchi, e la variabile impazzita del Mondiale per poco non fa fuori gli Azzurri. Poi, però, si risveglia il Divin Codino…

13) Germania, 1954

Doveva essere il Mondiale dell’Ungheria di Puskas, la “squadra d’oro” che incantava con il suo gioco. A sorpresa fu il Mondiale della Germania, il primo conquistato dai tedeschi, che contro ogni pronostico si imposero in finale rimontando lo svantaggio di 2-0. Aggiungeteci che le due squadre si erano già affrontate nel girone, e che era finita 8-3 per l’Ungheria, e capirete quanto la vittoria in finale di Puskas e compagni venisse data quasi per scontata. La stanchezza con cui i magiari arrivarono all’atto finale (dopo aver eliminato con due partitoni Brasile e Uruguay) e il campo allentato dalla pioggia, però, finirono per favorire la Germania: e il 4 luglio 1954 si materializzò il “miracolo di Berna”.

12) Turchia, 2002

Solo il Brasile che poi vincerà il titolo riuscì a batterla in tutta l’edizione del Mondiale. Due volte, ma sempre a fatica. La prima all’esordio, nella partita che apriva il girone, un 2-1 con rigore di Rivaldo a 3’ dalla fine. Lo stesso Rivaldo che in quella partita si rese (attore) protagonista di una pietosa simulazione da Oscar con cui si era gettato a terra, mani sul volto, dopo aver ricevuto una pallonata sul ginocchio. La seconda in semifinale, quando invece ai brasiliani servì un’invenzione di Ronaldo (colpo di punta all’angolino) per avere la meglio. Tra le due gare, un percorso in costante crescita (pari con la Corea del Nord e vittoria netta sulla Cina per chiudere il girone alle spalle della Seleçao; 1-0 al Giappone negli ottavi; golden-gol al Senegal nei quarti), e infine la chiusura in bellezza con il “bronzo” conquistato ai danni della Corea del Sud, con gol da record di Hakan Sukur (dopo 11 secondi, il più veloce nella storia dei Mondiali).

11) Portogallo, 1966

Trionfa l’Inghilterra, ma gli occhi di tutti nel 1966 sono per Eusebio e il suo Portogallo. Lui capocannoniere del Mondiale con 9 reti, la squadra terza classificata, battuta in semifinale proprio dagli inglesi. Un girone vinto con 3 vittorie su 3 davanti a Ungheria, Brasile e Bulgaria; nei quarti di finale la partita che consegna Eusebio al libro dei record. Contro la Corea del Nord che ha fatto piangere l’Italia, una rimonta epica con 4 gol che ribaltano il sorprendente 3-0 (dopo 25’) con cui i coreani stavano facendo la storia (finirà 5-3, con firma finale di Josè Augusto allo scadere, su assist di Eusebio).

10) Olanda, 2010

Oranje di nuovo in finale, come non accadeva dai tempi della grande Olanda degli Anni Settanta. Di nuovo battuti, però, questa volta dalla Spagna che conquista il suo primo titolo Mondiale e che è ormai una realtà. Serve un gol di Iniesta ai supplementari, minuto 116, per stendere la nazionale guidata da van Marwijk e ricca di ottime individualità, ma che nessuno avrebbe mai immaginato addirittura finalista. La vera impresa di Robben e compagni è il quarto di finale in cui elimina il Brasile: al vantaggio di Robinho risponde una doppietta di Sneijder, fresco di triplete con l’Inter. Sembra il suo anno quando l’olandese si ripete nel 3-2 contro l’Uruguay e l’Olanda si guadagna la finale. Tuttavia, al momento di assegnare il Pallone d’Oro relativo all’anno 2010, l’interista finirà solo quarto in graduatoria, con il premio che va al “solito” Messi davanti ai due compagni di club Iniesta e Xavi vincitori del Mondiale.

9) Germania Est, 1974

La storia si scrive il 22 giugno 1974. Germania Est-Germania Ovest 1-0, gol di Sparwasser. Vittoria con cui i tedeschi sulla carta sfavoriti vincono il girone, precedendo proprio i “fratelli” dell’Ovest che si rifaranno vincendo il Mondiale, paradossalmente favoriti proprio da quello scontro diretto perso. I tedeschi dell’Est, infatti, nella seconda fase a gironi capitano con Olanda, Brasile e Argentina, chiudendo terzi: troppo forti Crujiff e compagni (che si impongono 2-0), per la Seleçao ci pensa Rivelino con una punizione-bomba delle sue (“mirando” Jairzinho, intrufolatosi in barriera, che si abbassa), con l’Argentina finisce 1-1. Quelli dell’Ovest, intanto, beccano il girone morbido con Polonia, Svezia e Jugoslavia, e vanno dritti in finale.

8) Senegal, 2002

La Francia campione del mondo e d’Europa in carica battuta da una nazionale africana al suo esordio mondiale, guidata da un Ct francese (Bruno Metsu). La firma è di Papa Bouba Diop, il crollo dei francesi è di quelli che fanno rumore (ultimi nel girone con un solo punto). Al contempo, il Senegal attira le simpatie di tutti, pareggiando con la Danimarca e con l’Uruguay (un 3-3 che la Celeste acciuffa solo grazie a un rigore di Recoba a 2’ dalla fine). La favola continua con la vittoria sulla Svezia, che fa del Senegal la seconda nazionale africana a raggiungere un quarto di finale mondiale (dopo Camerun 1990). Qui, contro la Turchia, solo il golden gol di Ilhan Mansiz interrompe il sogno.

7) Italia, 2006

Dalle polemiche al trionfo. Dalle ceneri di Calciopoli al titolo Mondiale. L’estate del 2006 sconquassa il calcio italiano con sentenze storiche, ma da quel terremoto gli Azzurri escono come rafforzati, da gruppo vero. Meglio: da “squadra”, come ha sempre voluto sottolineare il Ct Marcello Lippi, che i suoi giocatori li seleziona accuratamente, li protegge, li isola dal mondo esterno e dalle sue cattiverie facendo da parafulmine, in un contesto che ricorda vagamente quello del trionfo datato 1982. Anche allora la Nazionale prese forza dal clima ostile che si era creato attorno ai giocatori: “noi contro loro”, contro tutti, uniti fino alla vittoria. È così che una Nazionale che inizialmente non raccoglieva consensi ma, anzi, divideva, fa pian piano innamorare di sé milioni di tifosi, pronti a dimenticare e a salire sul carro al momento dei festeggiamenti. Tra gli eroi nazionali anche giocatori criticatissimi all’inizio dell’avventura; tappe fondamentali, naturalmente, gli ultimi due atti, con le vittorie su Germania e Francia.

6) Costarica, 2014

Destinata a finire schiacciata nel girone che comprendeva anche Italia, Inghilterra e Uruguay (7 titoli mondiali in 3), la piccola Costarica si piazza invece al primo posto, battendo la Celeste (3-1) e gli Azzurri (1-0) e pareggiando con gli inglesi. Vittoria ai rigori contro la Grecia nei quarti di finale (con i greci che avevano acchiappato l’1-1 al 91°), ma la partita che rende i Ticos la sorpresa del Mondiale è la sfida con l’Olanda, nonostante questa volta i tiri dal dischetto premino gli Oranje. Costarica tiene lo 0-0 per 120’, al termine dei quali quel geniaccio di Van Gaal sconvolge la psicologia della lotteria finale cambiando il portiere. Esce Cillessen, entra Krul, che pararigori non è ma l’importante è che lo pensino gli altri. Costarica ne sbaglia due ed esce dal Mondiale con un risultato storico e senza aver mai perso una partita.

5) Uruguay, 1950

Maracanazo, basta una parola. Storia del trionfo più imprevisto di sempre, perché pareva impossibile a chiunque che il Brasile potesse perdere un Mondiale casalingo organizzato, in pratica, per mostrare al pianeta la propria superiorità calcistica. Non importa chi siano le avversarie, è chiaro che il Brasile vincerà la coppa, e ne sono tutti così convinti che alla vigilia della partita decisiva contro l’Uruguay i giocatori vengono già accolti come campioni e per le strade di Rio è già iniziata la festa. Come se non fosse neanche necessario giocare quell’ultima partita, che finale non è perché in quella edizione il titolo si assegna al termine di un secondo gironcino tra le vincitrici dei 4 gruppi e il caso vuole che al Brasile basti un pareggio per chiuderlo in testa e vincere dunque il Mondiale. Beffa ulteriore, il Brasile va anche in vantaggio, ma poi Schiaffino e Ghiggia ribaltano tutto: risultato, pronostico, convinzioni di un intero Paese che cade nella disperazione.

4) Croazia, 1998

La doppietta di Thuram in semifinale (resteranno gli unici gol segnati dal difensore francese in 142 presenze con la maglia dei Bleus) non verrà mai digerita del tutto. Croazia in vantaggio sui padroni di casa al 46°: il sogno di una finale Mondiale a portata di mano, per una squadra giovane ma dalle potenzialità enormi che finalmente riesce ad esprimere. Girone chiuso alle spalle della quotata Argentina di Batistuta, con Suker che segna con regolarità. Ancora il centravanti all’epoca del Real Madrid decide su rigore l’ottavo di finale contro la Romania; il capolavoro della squadra guidata da Blazevic ai quarti, quando stende la Germania campione d’Europa in carica con un netto 3-0. In quella Croazia, oltre al già citato Suker, giocano Prosinecki, Boban, Stanic… una generazione d’oro che si arrende solo di fronte alla Francia destinata a diventare campione del mondo. Dopo l’1-0 (di Suker, ovviamente), Thuram si spinge in avanti e fa 1-1 dopo 1’ su assist di Djorkaeff. Poco dopo, nuova incursione del terzino francese, uno poco avvezzo a frequentare le aree altrui, e nuovo gol. La Croazia ha il merito di smaltire la delusione e prendersi il terzo posto nella finalina contro l’Olanda: 2-1, Suker ne fa un altro e si laurea capocannoniere del torneo con 6 gol, davanti a Batistuta e Vieri.

3) Bulgaria, 1994

La punizione di Stoichkov. Il volo d’angelo di Letchkov. Cartoline di un Mondiale, momenti altissimo di una nazionale che si spinse fino alla semifinale, dove ebbe la sfortuna di fare la conoscenza del signor Roberto Baggio, rinato dopo aver mandato al tappeto la Nigeria. Nello specifico, le due cartoline furono entrambe indirizzate alla Germania campione del mondo, ribaltata in 3’ dopo il vantaggio di Matthaeus e che in quel momento si scoprì all’improvviso vecchia. Prima di quella impresa, il Pallone d’oro Stoichkov (lo riceverà proprio nel 1994) e compagni si erano già presi uno scalpo importante, quello dell’Argentina, battuta 3-0 nel girone. Chicca da amarcord: in porta in quella Bulgaria giocava Borislav Mikhailov, al quale il look alla Letchkov non piaceva e che prima del Mondiale si fece un trapianto di capelli. I giornali tedeschi, alla vigilia della partita, risero di lui. Ma ride bene chi ride ultimo.

2) Corea del Nord, 1966

Una “sorpresa” soprattutto per noi italiani, che la sottovalutiamo e finiamo per rimediare la più grande figuraccia della storia del nostro calcio. Nella terza partita del girone, che vale la qualificazione, è scontro diretto tra gli Azzurri di “Mondino” Fabbri e i nordcoreani: il gol di Pak Doo Ik ci condanna a farci ridere dietro, dopo che noi avevamo riso di loro (“Corrono e corrono, sembrano una squadra di Ridolini”, la sentenza di Valcareggi, secondo di Fabbri). Il Ct italiano ovviamente salta, i pomodori attendono gli Azzurri al loro rientro. Intanto la Corea del Nord, squadra operaia che adotta metodi di allenamento da marines, spaventa anche il Portogallo (3-0 dopo 25’, serve il miglior Eusebio per aggiustarla) ed esce dal Mondiale tra gli applausi. Un ultimo appunto, per sfatare un mito: Pak Doo Ik non faceva il dentista, era un insegnante di educazione fisica.

1) Camerun, 1990

Impossibile non tifare per loro, fin dalla partita che inaugurò il Mondiale italiano, quando Omam-Biyik si innalzò fin quasi al terzo nuovissimo anello di San Siro per andare a prendersi in cielo una palla da spedire di testa nella porta dell’Argentina, per la vittoria più impronosticabile. Vittoria di una nazionale che vive un sogno e che, nonostante i campioni prodotti dal Camerun anche nei decenni a seguire, non riuscirà più a spingersi oltre, in un Mondiale. A Italia ’90, i Leoni indomabili arrivarono fino ai quarti, quando si arresero all’Inghilterra nei supplementari (con Lineker su rigore che fa 3-2) con tutto il mondo che tifava per loro. Merito di partite come quella contro l’Argentina o del quarto di finale contro la Colombia, anche quello risolto ai supplementari, quando Roger Milla rubò palla all’incauto Higuita (convinto di poterlo dribblare) e si involò verso la porta vuota. Come si fa a non amare il calcio?