È stato il migliore in campo nella partita di andata, anche se non ha mostrato il pezzo migliore del suo repertorio: l'Italia di Ventura dovrà stare attenta al numero 10 svedese
Nel contesto di una partita giocata più con i muscoli che con i piedi, con la palla che è stata più in aria che per terra, un solo giocatore è riuscito a spiccare, distinguendosi dalle masse informi tipiche delle brutte partite. Come quei grandi chef che cucinano piatti sofisticati nel caos delle grandi cucine, Emil Forsberg ha cucito, rammendato e aggiustato fin dove possibile il gioco della Svezia. Ha offerto alla squadra le sue corse quando c’era da risalire il campo, i suoi appoggi quando c’era da palleggiare, i suoi primi controlli orientati quando c’era da uscire da situazioni congestionate. Come un animale notturno, Forsberg ha sviluppato il suo talento per farlo resistere all’interno del caos delle partite violente.
Forsberg ha dribblato otto volte, in una partita in cui nessun altro ha fatto più di un dribbling. Ma ha anche completato il 91% dei passaggi (una percentuale che dice della pulizia del suo gioco) e ha offerto 2 passaggi chiave ai suoi compagni. Prima della partita era l’uomo più atteso, e il fatto che abbia confermato le aspettative non ha niente di scontato. Sono partite come quelle di venerdì, dove i più forti hanno la responsabilità di fare la differenza, che definiscono il livello di un giocatore.
Qui sotto un esempio della completezza di Forsberg dalla partita contro l'Italia: prima protegge palla, poi la conduce in campo aperto e dribbla De Rossi, infine si inserisce alle spalle della difesa italiana (in fuorigioco):
La reputazione di Forsberg è fondata sulla scorsa stagione, in cui ha realizzato19 assist in Bundesliga: il migliore in Europa. Questo nonostante l’anno prima giocasse ancora nella seconda categoria tedesca (e prima ancora nel Malmoe). L’ala svedese ha ventisei anni e sembra aver trovato le frequenze giuste per esprimere un talento piuttosto singolare: la capacità di pensare anche ad alta velocità e di realizzare giocate tecnicamente difficili senza rallentare. Per rendere un’idea, seppur sintetica, del suo talento tecnico e della sua visione di gioco ho scelto 5 assist della scorsa stagione.
1. Forsberg recupera da solo le palle con cui poi fa assist
Il pressing alto immediato dopo la perdita del possesso è ciò che viene chiamato “gegenpressing” o “riaggessione”. È un concetto che già esisteva nell’Olanda del calcio totale, ma che è stato ripreso e sviluppato soprattutto dal Barcellona di Guardiola e dal Borussia Dortmund di Jürgen Klopp. In Germania la sua applicazione ha preso pieghe anche estreme (come nel Bayer Leverkusen di Roger Schmidt, dove si perdeva il possesso del pallone appositamente solo per poi recuperarlo in determinate zone di campo, con la squadra avversaria disordinata) e il Red Bull Lipsia, quando perde palla in attacco, moltiplica le energie per recuperarla immediatamente. È una squadra che ama giocare ad alta intensità e Forsberg è uno dei migliori anche quando si tratta di recuperare palla, ed è qualcosa di eccezionale soprattutto perché lo svedese è anche il giocatore più estroso del Lipsia. È quindi il primo attaccante e il primo difensore della squadra di Ralph Hasenhüttl, ed è ciò che lo rende un centrocampista così all’avanguardia nella sua interpretazione.
La sua posizione di trequartista sinistro del 4-2-2-2 della squadra lo mette in una posizione privilegiata per aggredire la prima costruzione avversaria. Lo scorso anno contro l’Amburgo è andato a strappare il pallone direttamente dai piedi del regista con grande foga, con un contatto ai limiti del regolamento. Alle sue spalle stava arrivando Sabitzer, che avrebbe potuto prendere la palla, ma Forsberg ama assumersi le proprie responsabilità e per questo dopo il contrasto si rialza e in una frazione di secondo è con il mento alto per vedere il da farsi. Avrebbe potuto servire Werner, in una posizione frontale alla porta, ma in quell’attimo riesce anche a capire che l’attaccante è in fuorigioco, per questo ha aperto di più il piatto e ha servito Selke.
2. Forsberg non sceglie la strada più facile
Il Red Bull Lipsia è una squadra formidabile anche quando può attaccare con spazio davanti. Nel video qui sopra si vede Poulsen trovare un filtrante per Forsberg nel mezzo spazio di sinistra, dove lo svedese ama ricevere il pallone. A quel punto si viene a creare una situazione di tre contro due, ma siamo ancora lontani dalla porta e Forsberg sembra aver perso l’inerzia per un attacco diretto, visto che un avversario gli sbarra subito il corridoio centrale. Il compagno che corre con lui è Timo Werner, con cui Forsberg ha sviluppato un’intesa raffinata (lo scorso anno lo svedese ha servito sei assist al tedesco, e quest’anno sono già due). Werner è molto defilato e Forsberg potrebbe servirlo sui piedi, o meglio: nove giocatori su dieci lo avrebbero servito esternamente, lui invece sceglie una traccia interna, con il sinistro, alle spalle del difensore preso in controtempo. Un’azione che descrive bene il concetto, spesso fin troppo astratto, di “visione di gioco”.
3. Forsberg ha una discreta immaginazione
L’assist di tacco per Sabitzer, contro il Mainz, è quello che metteremmo in vetrina per mostrare Forsberg come un giocatore semplicemente eccezionale. Ma va detto che per essere un numero 10, e considerata la quantità di assist che serve ai compagni, Forsberg non è un giocatore che ruba gli occhi. Forse è perché gioca sempre ad altissima velocità, perché non ha tempo per essere bello e l’estetica è subordinata alla praticità. Ma questo non significa che l’una escluda l’altra, e che in alcuni casi per fare una cosa pratica non occorra anche fare una cosa bella.
L’assist di cui parliamo è effettivamente eccezionale. Il Lipsia ha portato tanti uomini in area di rigore, ma il cross dalla destra è troppo lungo per Forsberg, che era sul secondo palo. Lo svedese corre un po’ all’indietro, probabilmente considera che basta farla arrivare al centro nel modo più veloce possibile per segnare, e quindi esegue un colpo di tacco complicato, che finisce sulla testa di Sabitzer. Riguardando il replay si può fare caso al fatto che Forsberg ha impattato la palla più con l’esterno che con il tacco, perché con una traiettoria così alta è più efficace offrire una superficie ampia del piede. Un dettaglio, anche in una giocata così tecnica, sull’istinto pratico di Forsberg.
4. Ogni tanto anche Forsberg rallenta
Per Forsberg, che vuole mantenere sempre una grande qualità di letture e non perdere i tempi di gioco, l’uso del piede debole (il sinistro) è fondamentale. Non si può definire Forsberg ambidestro, ma quando la situazione lo richiede lo svedese sa usare molto bene anche il piede sinistro. L’azione che ha portato al gol di Sabitzer contro il Bayern Monaco è un altro manifesto della sua raffinatezza tecnica e di letture. Forsberg scende lungo la fascia sinistra con due compagni che tagliano in area; se fosse stato un giocatore frettoloso avrebbe provato il cross rasoterra verso l’attaccante che ha tagliato sul primo palo. Ma Forsberg, mentre correva a una certa velocità, ha già alzato la testa un paio di volte e si è accorto che sul secondo palo Sabitzer stava arrivando praticamente indisturbato per concludere. Poi ci vuole la sensibilità con il piede che non è il tuo per mettere la palla precisa leggermente davanti al compagno.
5. Forsberg batte molto bene gli angoli
Dei 19 assist realizzati lo scorso anno da Forsberg, addirittura sei sono arrivati da calcio da fermo, poco meno di un terzo. Si capisce che il Red Bull Lipsia prepara molto bene questo tipo di situazioni e nessuno di questi gol nasce da un tiro fortuito in area. Si può notarlo anche dal fatto che Forsberg non tira i calci d’angolo con eccessiva forza, con un destro a cui imprime sempre un certo effetto ricerca un punto preciso dell’area. Ne potevo scegliere altri, ma l’angolo battuto contro l’Eintracht, a Francoforte, rende bene quello che sto cercando di dire: Forsberg calcia una palla mezza morta in una zona corta, i giocatori del Lipsia sono però partiti da dietro e possono impattarla correndo in avanti, come fa Poulsen in quest’occasione, coordinandosi bene per anticipare il difensore.
Quella dell’assist è un arte raffinata, che appartiene a una cerchia strettissima di giocatori. Il caso di Forsberg, che in questo fondamentale ha dei numeri strepitosi, spiega bene quanto nella rifinitura - come nella maggior parte delle cose di calcio - l’intelligenza conta persino più della tecnica.