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Italia-Svezia 0-0, l'Italia è fuori dai Mondiali di Russia 2018. HIGHLIGHTS

Calcio

Michele Mastrogiacomo

Italia-Svezia 0-0
SPORT
Italia-Svezia 0-0
01:30 min

Nonostante un grande sforzo fisico e nervoso non riesce alla Nazionale di Ventura la rimonta sulla Svezia dopo l'1-0 dell'andata di Solna e gli Azzurri sono fuori dal Mondiale di Russia 2018. E' la seconda volta nella nostra storia che non riusciamo a qualificarci dopo l'edizione di Svezia '58

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ITALIA-SVEZIA 0-0
Italia (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Candreva (75' Bernardeschi), Parolo, Jorginho, Florenzi, Darmian (54' El Shaarawy); Immobile, Gabbiadini (54' Belotti). Ct: Ventura
Svezia (4-4-2): Olsen; Lustig, Lindelof, Granqvist, Augustinsson; Claesson (72' Rohden), Larsson, Johansson (19' Svensson), Forsberg; Toivonen (54' Thelin), Berg. Ct. Andersson
Ammoniti: Chiellini, Johansson, Barzagli, Forsberg, Thelin

Probabilmente eravamo tutti convinti che alla fine questo lungo incubo azzurro sarebbe svanito. O almeno ci speravamo. Che al momento della verità, nell'attimo in cui ci si giocava tutto, come per magia le incertezze di un biennio condotto in maniera confusionaria si sarebbero disciolte e che ci saremmo svegliati tutti sudati ma in fondo contenti di aver vissuto un brutto sogno. E invece quell'incubo, nella serata di San Siro, è diventato cruda e amarissima realtà. La peggiore di sempre. Forse maggiore, anzi certamente, di quella del '58 mitigata e sbiadita dal tempo, unico infausto precedente di un destino più nero che azzurro. L'Italia è fuori dal Mondiale. E' una cosa difficile anche solo da scrivere, figuriamoci da accettare e realizzare. Nonostante una buona prova, frutto ovviamente della sola forza dei nervi e della disperazione, che però non è bastata a fare gol in 90 (anzi 180) minuti a una squadra buona ma non eccezionale come la Svezia. Ci abbiamo provato, anche meglio rispetto a quanto ci si potesse aspettare dopo la confusione di Solna. Ventura, consigliato anche dai senatori, ha deciso di mantenere il 3-5-2 e allo stesso tempo di lanciare giocatori (Gabbiadini e Jorginho su tutti, ma anche Florenzi) che in questi 18 mesi hanno giocato poco o nulla con la maglia azzurra. Ma un fallimento epocale come questo, in quanto tale, non può limitarsi all'analisi di 180 minuti e di scelte di una partita. Deve rispondere a logiche e rilessioni ben più ampie, da avanzare nelle sedi opportune. A noi, per il momento, come diceva con saggezza e lungimiranza Troisi Non ci resta che piangere. Col cuore gonfio di delusione e frustrazione. Ma con un amore per l'Azzurro che di certo non potrà spegnersi nonostante l'apocalisse del Meazza. 

San Siro fischia l'inno svedese, ma gli Azzurri applaudono
SPORT
San Siro fischia l'inno svedese, ma gli Azzurri applaudono
01:05 min

Fischi e tensione

Al momento dell'ingresso in campo delle squadra la tensione è viva sugli spalti di San Siro, si percepisce sulla pelle e muta gli umori. Gli inni risuonano nel cielo di Milano e i tifosi, al colmo della tensione, cadono nell’errore già commesso in passato di fischiare quello dei nostri avversari: Buffon e la squadra azzurra rispondono con un applauso. Appena il tempo di caricarci con Mameli e siamo già dentro la partita. Subito spigolosa, con Immobile che combatte ma finisce in fuorigioco, Parolo che si infila in area e viene fermato con le cattive da Granqvist: il laziale protesta, l’arbitro non interviene. Poi due gialli, uno per parte, in pochi minuti (Chiellini e Johansson i cattivi) e accenni di quella contesa fisica e muscolare che in molti si aspettavano. Quando si arriva in area però qualcosa accade quasi sempre e, qualche minuto dopo Parolo, tocca alla Svezia protestare, e con veemenza, per un rigore dopo un tocco di mano di Darmian. Come prima: poteva starci, ma l'arbitro non fischia.

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Jorginho verticalizza, Candreva spreca

Il nervosismo in campo è tanto, la confusione se possibile ancora di più e per avanzare l’Italia è costretta ad affidarsi alle verticalizzazioni improvvise, ma anche estemporanee, di Jorginho, che al 16’ pesca il taglio in profondità di Immobile: il tiro, da posizione defilata, non può che spegnersi sull’esterno della rete. La Svezia è quella di sempre, si difende con ordine grazie alla tre linee compatte del suo 4-4-2 e la sensazione è che per stanarla servano tempo, pazienza e cambi di gioco repentini. Intanto Johansson si spacca il ginocchio ed è costretto a uscire, Bonucci allunga un po’ troppo il gambone in un contrasto e rimane a bordo campo per qualche minuto col volto sofferente prima di rientrare in campo, mentre Jorginho sembra il più lucido e l’unico con qualche sprazzo di calcio nelle gambe. Ancora lui libera Immobile con un tocco delizioso: il laziale, largo a sinistra, mette in mezzo dove Candreva arriva puntuale a calciare un pallone invitante che però si spegne di pochissimo sopra la traversa di Olsen. E’ l’occasione migliore dell’Italia: forza e coraggio, qualcosa si muove. Come si muove, e in maniera sospetta, la mano di Barzagli in area sul tocco di Forsberg dopo un errore in impostazione proprio dello stesso centrale della Juventus. Il rigore questa volta era netto, a parti inverse avremmo gridato allo scandalo: per fortuna l’arbitro dice no e ammonisce il numero 10 svedese per proteste.

Azzurri vicini al gol

Manca sempre meno alla fine del primo tempo e la tensione, già altissima, diventa quasi insostenibile. Ma sono proprio gli ultimi i minuti migliori degli azzurri, che ora spingono, pressano e chiudono la Svezia nella propria metà campo, creando almeno tre chiarissime occasioni per passare in vantaggio. Ancora una volta Jorginho pesca Immobile solo in area: l’attaccante della Lazio si gira, la palla passa nonostante il tocco del portiere svedese ma prima che varchi la linea della porta viene spazzata da Granqvist. Passano pochi secondi e sempre l’ex difensore del Genoa interviene in spaccata a salvare su Gabbiadini, pronto a calciare da ottima posizione dopo una bella azione in velocità della nostra Nazionale. Infine tocca a Florenzi provare a dare un senso a una partita fino a quel momento sbiadita, colpa anche dell’inedita posizione di mezzala sinistra. Il jolly della Roma si beve Lustig con un numero da circo, entra in area e al posto di crossare spara a sorpresa un destro sul primo palo che Olsen riesce a trattenere. Segni di Italia, San Siro si scuote, ma i primi 45 minuti finiscono qui. I Mondiali sono possibili, ma ancora molto lontani.

Nessun cambio, nessun dorma

Quindici minuti di riposo e la contesa Mondiale riparte proprio da dove si era interrotta: Italia in possesso del pallone e costantemente proiettata in avanti, Svezia a difendersi con tutti i mezzi che può. La corsi preferita degli Azzurri è quella di sinistra, dove Darmian (dopo aver chiesto un altro rigore non fischiato per un suo precedente fallo di mano) riesce a trovare l’inserimento di Florenzi in mezzo all’area: tiro al volo, palla che sibila a pochi centimetri del palo di sinistra di Olsen. Sembrava dentro, il Mezza ora si scalda e prova a diventare un fattore. Così come il tempo, d’altronde, che gli svedesi provano a portare a proprio favore giocando con i secondi non appena ne hanno la possibilità.

Ultimi cambi, ultime speranze

All’Italia ora servono uomini freschi e Ventura manda in campo Belotti ed El Shaarawy: la difesa, però, resta incomprensibilmente a 3 nonostante una Svezia tutta protesa all’indietro e l’esterno della Roma va a posizionarsi tutta fascia a sinistra al posto di Darmian, col Gallo a far coppia con Immobile per uno stanco ma positivo Gabbiadini. L’occasione arriva subito, anche se più per caso che per gioco: la palla arriva ancora una volta a sinistra da Florenzi, il cross d’esterno trova la testa di Lustig e si inpenna verso la porta di Olsen sbattendo sulla traversa. Siamo anche sfortunati. Ventura cambia ancora inserendo Bernardeschi per Candreva e dirottando Florenzi sulla destra, Chiellini ringhia su tutti i palloni e sembra essere ovunque: a 13 dalla fine si sgancia sulla sinistra in posizione da ala, abbatte Lustig con una gomitata e mette sul secondo palo dove ancora una volta Florenzi (per l'appunto spostato a destra) ha l’occasione buona per il destro che però finisce alle stelle.

Il tempo dei Santi e dei miracoli

E’ il tempo delle preghiere a San Siro, il cronometro dice che mancano meno di 10 minuti a uno dei più grandi fallimenti del calcio italiano. Il ‘58 è un ricordo troppo lontano, rievocarlo non rincuora gli animi e fa soffrire ancora di più. Sugli spalti i tifosi cantano l’inno e spingono gli azzurri che provano come possono a buttare il cuore oltre l’ostacolo scandinavo. Per forza di cose (e soprattutto di nervi) ora è tutto estemporaneo e dettato dalla sola forza della disperazione, con i tentativi dell’Italia che arrivano tutti con iniziative personali. Belotti spara a salve di sinistro dal limite dell’area, i giocatori sono tutti nella metà campo svedese e i cross arrivano costanti nell’area di rigore degli scandinavi: Parolo svetta più in alto di tutti all’87’, ma la palla proprio non vuole saperne di entrare e si spegne ancora una volta a lato. Si alza la lavagnetta del quarto uomo, sono 5 i minuti che separano gli azzurri dal baratro. C'è poco da pensare e ragionare, solo da lottare con coraggio per gli ultimi istanti. La palla è sempre nell'area svedese, ma i giganteschi difensori scandinavi respingono tutto quello che passa sopra le loro teste. Non c'è più nulla da fare, a condire l'infausta serata di San Siro restano solo le amarissime lacrime di un capitano (all'ultima ufficiale in azzurro) e di un gruppo di giocatori che ha molte colpe ma da condividere con tutti. Allenatori, preparatori, dirigenti federali e italiani in generale. Siamo incredibilmente fuori dai Mondiali. I bambini d'Italia singhiozzano sgomenti e nella mente di chi li ha vissuti tornano di moda le grandi delusioni della storia azzurra. Ma questa è la peggiore di tutte. Perché l'incubo è diventato realtà. 

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