Con l’esordio contro l’Argentina Federico Chiesa (con papà Enrico) è diventato il terzo giocatore a raccogliere in Nazionale l’eredità del padre: dopo i Maldini e i Mazzola. Ma i casi extra Italia sono tanti: dagli Schmeichel in porta fino all'attacco dei Larsson, passando per i fratelli Ayew figli di Abedì Pelé. Ecco la top 11
Ne è uscita sconfitta l’Italia dall’amichevole contro l’Argentina, due reti e zero e il morale è ancora più basso dopo la grande esclusione Mondiale. È stato però giorno di nuovi esordi in azzurro, da Cutrone, passando per il Ct Di Biagio sulla panchina, fino a Federico Chiesa, che si iscrive come terzo figlio d’arte a raccoglie l’eredità del padre nella Nazionale italiana. Come lui, ed Enrico, ci furono anche i Maldini e i Mazzola: eredità sì pesante, ma sempre rispettata. Per Chiesa junior 61 minuti di partita, e la prima maglia di sempre vestita addirittura da titolare. Il padre ne giocò 17 di gare con l’Italia, esordendo il 29 maggio del 1996 e segnando 7 reti in totale. Prima di loro fu il turno di Cesare e Paolo Maldini, accomunati dalla sfortuna e da quello zero nella casella dei trofei vinti da giocatore con l'Italia: insieme fanno 142 presenze in azzurro. Vinse invece un Europeo, l’unico nella storia, Sandro Mazzola, nel 1968. 70 presenze e 22 gol per lui, con il padre Valentino tragicamente fermato a 30 anni nella strage di Superga con sole 12 partite all’attivo in Nazionale. Ma, detto dei casi italiani (anche storici), sono tanti gli altri figli d’arte in campo attualmente con le proprie nazionali. Ecco la top 11, schierata con un 3-4-3 super offensivo.
La porta
Peter e Kasper Schmeichel hanno già collezionato in due qualcosa come 158 presenze (126 per Schmeichel senior) nella Danimarca. Eredità evidentemente ben raccolta, nel segno dei guantoni. I due sono al terzo posto all time per numero di partite padre-figlio tra le varie nazionali. Primi considerando il figlio ancora in attività. 5 Premier e una Champions, tra gli altri trofei, per Peter. Al momento solo una, di Premier, per Kasper, ma con quel miracolo Leicester che resterà indelebile nella storia del calcio e di cui ne fu un assoluto protagonista.
La difesa
Il 3-4-3 dei figli d’arte prosegue dunque con la linea difensiva. Sono già 122 le presenze nella nazionale estone per Ragnar Klavan, difensore del Liverpool di Klopp da 21 partite stagionali (in Premier non gioca da metà gennaio, scivolato nelle gerarchie dopo il colpo van Dijk). Il padre Dzintar di partite in nazionale ne giocò 19, anche se da centrocampista. Accanto a lui, ecco Daley Blind, figlio di Danny, che ne fu allenatore proprio in nazionale tra il 2015 e il 2017. Blind figlio sembra ora tagliato fuori dai piani futuri dello United di Mourinho. Insieme, nell’Olanda, in due raccolgono 94 presenze. Chiude, dunque, il terzetto difensivo Vitali Denisov, dal 2013 nella Lokomotiv Mosca, 71 presenze nell’Uzbekistan, 5 invece per il padre Gennadi, anche lui difensore.
Il centrocampo
Giocano entrambi nello Swansea: André e Jordan Ayew, figli (insieme anche a Ibrahim) di Abedì Pelé, certamente il miglior giocatore dell’intera storia del Ghana, che valse un soprannome così pesante. In Francia vinse tutto nel Marsiglia, compresa la Champions del 1993 contro il Milan. 73 presenze e 30 gol nella nazionale africana, con l’eredità raccolta in primis da André (73 partite), dunque Jordan (47), infine Ibrahim (6). Con lui in mediana ecco Rafinha, stessa nazionalità brasiliana di papà Mazinho, campione del mondo con la Seleçao nel 1994. Diversa invece la patria scelta dal fratello Thiago Alcantara, titolare per la Spagna anche nell’ultima amichevole contro la Germania. Poi, Oxlade-Chamberlain (30 presenze e 6 gol), figlio di papà Mark che fu anche lui centrocampista per la nazionale inglese. Chiude la linea di centrocampo, infine, Mkhitaryan, neo acquisto dell’Arsenal di Wenger. Per l’armeno 70 presenze e 25 gol in nazionale, per papà Hamelt - attaccante centrale - appena 4.
I fratelli André e Jordan Ayew, figli di Abedì Pelé: giocano entrambi nello Swansea
L’attacco
Per il reparto avanzato ecco tre punte tutta velocità e precisione, più una speranza per il calcio svedese. La velocità è quella di Aubameyang. Il padre Pierre era libero di difesa, lui - Pierre-Emerick - gioca e vive invece per il gol, come i 19 segnati in 49 partite giocate per il Gabon. Dunque l’aspetto precisione, e qualità nella finalizzazione del Chicharito Hernandez, all’anagrafe Javier, come il padre. Hernandez senior fu centrocampista da 28 presenze nel Messico, il figlio bomber con 49 reti in nazionale. Chiude il gruppo di centravanti Jordan Larsson, classe 1997, attaccane del Norrköping, e da appena due presenze nella Svezia di papà Henrik, uomo da 37 gol e 104 partite in nazionale.
Panchina
In più, i casi di padri e figli in nazionale potrebbero continuare a lungo. Detto dei fratelli di André Ayew, ecco gli altri portieri, tutti figli d’arte e tutti ben noti al calcio italiano: Reina, Szczesny e Strakosha (tutti e tre i padri Miguel, Maciej e Foto sono stati anche loro in porta). Ma occhio anche a Nigel de Jong, vecchia conoscenza del calcio italiano, col padre Jerry da tre presenze nell’Olanda. Agli Halilovic, Sejad padre e Alen figlio, talentino croato cresciuto a Zagabria e passato anche dal Barcellona B. Per non citare la dinastia degli Alonso: Marcos, ex Fiorentina e già campione d’Inghilterra col Chelsea di Conte, non ha ancora presenze in nazionale spagnola, ma ne hanno 22 il padre Marcos Alonso Peña e addirittura anche 2 il nonno Marquitos.