Mondiali di Russia, quante meteore dalla Serie A
MondialiConto alla rovescia per il via ai Mondiali in Russia, rassegna dove partecipano 32 Nazionali e stelle celebrate a tutte le latitudini. Accanto ai campioni, tuttavia, trovano spazio giocatori dai trascorsi deludenti in Serie A: nient'altro che meteore nel campionato italiano, vi sfidiamo a ricordarle tutti
Tutto è pronto per il fischio d’inizio dei Mondiali in Russia, fase finale che ammette 32 Nazionali ai nastri di partenza. Spazio assicurato anche per stelle e campioni destinati alla ribalta, degna vetrina per i migliori del pianeta. In realtà a prendersi la scena saranno anche giocatori tutt’altro che apprezzati in Serie A, conoscenze italiane dalla partecipazione assicurata a differenza degli Azzurri. Ecco perché l’elenco delle meteore mondiali, purtroppo, non può che alimentare tanti rimpianti alle nostre latitudini: stilati in rigoroso ordine alfabetico, vi sfidiamo a ricordarli tutti.
ABEL AGUILAR (COLOMBIA)
La scommessa è ricordarlo in Serie A, lui che oltre un decennio fa collezionò un pugno di presenze (6) nell’Udinese di Cosmi, Galeone e Malesani. In precedenza parcheggiato all’Ascoli senza mai trovare il campo, l’allora 20enne Aguilar è rimasto in orbita bianconera fino al 2010 accumulando prestiti in Spagna dallo Xerez all’Hercules fino al Real Saragozza. Ci puntano proprio gli spagnoli di Alicante che sborsano 1.5 milioni di euro per assicurarselo, cifra che non gli risparmia la tappa obbligata a La Coruña e la cessione al Tolosa nel 2013. Il centrocampista di Bogotá perde smalto, fatica pure in Portogallo al Belenenses e torna in Colombia al Deportivo Cali dove tutto era iniziato all’avvio della carriera. Lo trovate ancora qui a 33 anni, presente che gli riserva pure una maglia al Mondiale grazie alla fiducia di Pekerman.
MIGUEL BORJA (COLOMBIA)
Salutò Livorno con l’ultimo assegno da 3.000 euro, fece i bagagli dopo una sola stagione tornando in Sudamerica e segnare valanghe di gol. Se dalla Serie A (Pescara) il connazionale Quintero si guadagnò la chiamata del Porto, l’attaccante classe 1993 non sfruttò la vetrina italiana: solo 8 spezzoni di partite fino al congedo con l’espulsione diretta contro la Fiorentina per un’entrata killer su Aquilani. Qui si affossa la parabola di Borja nel Livorno retrocesso, scaricato dal ds Capozucca prima in prestito (Olimpo e Independiente Santa Fe) e poi a titolo definitivo in Colombia. A questo punto iniziano i trionfi a livello continentale (Copa Sudamericana e Libertadores): lui va in rete con regolarità e riceve un ricco ingaggio dal Palmeiras alla faccia dell’ultimo stipendio ricevuto in Toscana.
MANUEL DA COSTA (MAROCCO)
Per informazioni chiedere ai tifosi di Fiorentina e Sampdoria, squadre che gli hanno concesso 6 presenze complessive tra il 2008 e il 2009. E pensare che i viola di Corvino e Prandelli sborsarono 4.5 milioni di euro al PSV per l’allora 22enne difensore nato in Francia, aggregato all’U-21 portoghese e avvistato soprattutto nelle serate danzanti in Toscana. Fallita la parentesi italiana e ceduto al West Ham nell’operazione che portò Savio Nsereko (altro flop) a Firenze, Da Costa ha girovagato dalla Russia alla Grecia fino alla Turchia dove milita nel Basaksehir. Il passaporto materno, inoltre, gli ha permesso di trovare spazio nella Nazionale marocchina a partire dal 2014: 24 gettoni e soprattutto un posto al Mondiale.
AHMED HEGAZY (EGITTO)
Non mancherà Salah nella spedizione dei Faraoni in Russia, gruppo che annovera anche il 27enne difensore in forza al West Bromwich Albion appena retrocesso nella Championship inglese. Responsabilità che pesano sulle spalle di Hegazy, 38 presenze (e 2 gol) nell’ultima classificata della Premier, tappa successiva alla parentesi italiana. Già, perché il "Nesta d’Egitto" proveniente nel 2012 dall’Ismaily sulle orme di un’altra meteora viola come Hany Said, non riuscirà a sfondare né in Serie A né tantomeno in B: solo 4 gare ufficiali con la Fiorentina (sebbene a segno in Coppa contro la Juve Stabia) a causa degli infortuni, poi 10 gettoni con il Perugia nella seconda divisione. Ecco quindi che l’investimento da 1.5 milioni di euro va in fumo, Hegazy torna in patria prima di cercare fortuna in Inghilterra. Riscattato a dicembre dai Baggies, l’Egitto di Cuper punta sui suoi muscoli nel cuore della difesa.
ODION IGHALO (NIGERIA)
Meteora in Serie A, bomber all’estero. Ecco la cruda realtà per il centravanti nigeriano, 28 anni e un presente in Cina al Changchun Yatai previo assegno da 23 milioni di euro versato al Watford. Merito di un triennio da 40 reti in Inghilterra, tappa decisamente più redditizia rispetto alla parentesi spagnola al Granada ovvero l’ex società presieduta dalla famiglia Pozzo. Il 19enne Ighalo venne infatti scovato in Norvegia e prelevato per 2 milioni di euro dall’Udinese, investimento a perdere considerando i trascorsi in bianconero (5 gare e un gol al Cagliari) e l’apprendistato al Cesena con 115’ complessivi. Sarà la plusvalenza targata Watford (8 milioni di euro, altro club di proprietà dei Pozzo) ad innalzare le quotazioni dell’attaccante di Lagos, oggi ricoperto d’oro in Oriente dove segna e guadagna un pass per la Russia come Onazi, 110 presenze con la Lazio prima del trasferimento al Trabzonspor.
PONTUS JANSSON (SVEZIA)
Se lo cercate sui motori di ricerca, il primo risultato non riguarda lui bensì un connazionale che si diletta con gli "ometti" di pietra. In realtà noi eravamo sulle tracce proprio del difensore svedese, classe 1991 e fisico da vendere (194 cm per 86 chili): nell’estate 2014 il Torino fiuta l’affare e lo porta in squadra a parametro zero, investimento intrigante per chi aveva già esordito nella Nazionale maggiore grazie alla parentesi nel Malmö. Certo è che in due stagioni Jansson colleziona 25 gare ufficiali alle spalle della coppia Glik-Maksimovic, paga i numerosi infortuni e sparisce dai radar granata. Quantomeno la plusvalenza da 4 milioni di euro versata dal Leeds ha giovato alle casse del Toro, eccolo il lato positivo.
TIN JEDVAJ (CROAZIA)
Non discutiamo il talento di un ragazzo di soli 22 anni, piuttosto la parabola italiana che l’ha visto eclissarsi troppo in fretta dalla Roma. Qui affiancato da Italo Zanzi in occasione della presentazione ufficiale nel luglio 2013, Jedvaj irrompe nella Capitale a 18 anni non ancora compiuti dalla Dinamo Zagabria: merito dell’impatto in patria da difensore e protagonista nel titolo, exploit che giustifica una spesa pari a 5 milioni di euro. Il giovane Tin si aggrega quindi alla prima squadra affidata a Rudi Garcia, allenatore che gli concede solo 2 gare ufficiali curiosamente solo contro il Genoa tra andata e ritorno. Nonostante le briciole raccolte si interessa il Bayer Leverkusen, sua destinazione prima in prestito e poi a titolo definitivo propiziando una plusvalenza di 3 milioni ai giallorossi. Decisamente più fortunato in Germania e in Nazionale complice la fiducia di Dalic, Ct che ha convocato pure l’ex Fiorentina Rebic (12 partite e 3 gol in viola, 10 gare senza gioie all’Hellas).
MOUSSA KONATÉ (SENEGAL)
Nemmeno il fan club di alcuni ragazzi senegalesi, immancabili a Marassi durante la sua permanenza a Genova, gli negarono un’esperienza anonima in Serie A. Oggi 25enne in forza all’Amiens in Ligue 1, Konaté balzò alle cronache durante le Olimpiadi di Londra segnando 5 reti e piazzandosi dietro al solo Leandro Damião. I primi a crederci furono i russi del Krasnodar (2 milioni di euro al Maccabi Tel Aviv), tuttavia l’unico gol realizzato in 11 gare agevolò il prestito al Genoa datato 2014. Qui non cambia il contributo realizzativo dell’attaccante a segno solo contro l’Udinese disputando ben 26 presenze ufficiali: niente diritto di riscatto, poi il trasferimento a prezzo di saldo al Sion (350mila euro) piuttosto ripagato dall’affare con 50 centri in tre stagioni. Perfino in Francia i numeri sono dalla sua, quanto basta per rivederlo in Russia.
MIGUEL LAYÚN (MESSICO)
Qui immortalato a 21 anni in una rarissima immagine con Simone Barone, praticamente un cimelio considerando l’evanescente avventura in Italia. Non era ancora l’Atalanta di Gasperini, piuttosto la Dea guidata da tre allenatori diversi fino alla retrocessione in B. E in rosa trovava spazio un terzino di belle speranze, cresciuto nel Veracruz e aggregato in prima squadra nel 2009 dopo il periodo di prova in estate. L’esordio in Serie A contro il Chievo lo rende effettivamente il primo messicano a debuttare nel campionato italiano, 9’ in campo ai quali seguono altri 24’ contro il Cagliari. Di fatto la sua permanenza a Bergamo s’interrompe a dicembre quando torna in patria all’América, quanto basta per essere etichettato come l’ennesima meteora alle nostre latitudini. In realtà il 29enne Layún si è riscattato in Europa prima al Watford e poi al Porto, destinazioni positive come l’ultimo prestito al Siviglia che gli assicurano il Mondiale.
HÖRDUR MAGNUSSON (ISLANDA)
Mondiale in agenda anche per il centrale 25enne, proprio il giovane difensore prelevato dalla Juventus nel gennaio 2011. Primo islandese di sempre del club bianconero, Magnusson si aggrega alla Primavera trionfando al Torneo di Viareggio e alla Coppa Italia di categoria. A vent’anni inizia a farsi le ossa in Serie B allo Spezia (21 presenze), torna alla base senza convincere Conte e finisce per due stagioni al Cesena (12 gare in A, 26 in B con un gol su punizione al Cagliari). Il ritorno a Torino non scatena le fantasie di Allegri, tant’è che saluta senza mai esordire nella Juve e passa in Championship al Bristol City con una discreta plusvalenza (2 milioni di euro). Nessun rancore per l’Italia: "Vinceremo anche per voi", ha promesso.
HÉCTOR MORENO (MESSICO)
Massimo rispetto per el Gran Capitán Rafa Márquez, poco più di una stagione all’Hellas Verona sebbene con qualche espulsione di troppo, indifendibile invece l’ex Roma dai binari paralleli al connazionale Layún a Bergamo. Arrivato nella Capitale a braccetto con il nuovo allenatore Eusebio Di Francesco, il centrale messicano è preceduto da un decennio positivo in Europa tra Olanda (AZ e PSV) e Spagna con la maglia dell’Espanyol. Il ds Monchi punta su di lui per puntellare la difesa giallorossa, peccato che in 6 mesi colleziona altrettante presenze solleticando i titolari. Il risultato? A fine gennaio passa a titolo definitivo alla Real Sociedad riuscendo nell’impresa di garantire una plusvalenza (300mila euro) alle casse della Roma. Solo delusioni in Italia per Moreno, quasi centenario con El Tricolor e punto fermo per il Ct Osorio.
JAIME PENEDO (PANAMA)
Ebbene sì, perfino nella Nazionale panamense esordiente al Mondiale c’è una vecchia conoscenza italiana. Parliamo del portiere classe 1981, ben 130 gettoni nella selezione centroamericana a -13 dal leader assoluto Gabriel Gómez. Difficile tuttavia ricordarsi di Penedo al Cagliari, acquistato nell’estate 2005 dall’Árabe Unido (compagno dell’ex Dely Valdés) eppure mai avvistato al raduno d’inizio stagione. Roba da "Chi l’ha visto?", colpa di problemi burocratici che ritardarono l’arrivo a dicembre e il tesseramento a gennaio 2006. Intanto tra i pali le gerarchie erano ben definite: Chimenti, Campagnolo, Carini e addirittura Aresti dalla Primavera. Non si rivedrà più in Sardegna transitando invece tra Guatemala, Stati Uniti (Los Angeles Galaxy) e Costa Rica fino al presente positivo alla Dinamo Bucarest. Come si fa a non tifarlo?
ANDY POLO (PERÙ)
Difficile ricordare un 19enne peruviano, mai esordiente in Serie A e transitato per nemmeno 6 mesi dalle parti di Appiano Gentile. Ecco perché i trascorsi italiani di Andy Polo non solleticano le fantasie dei tifosi dell’Inter, squadra che il 31 gennaio 2014 lo prelevò dall’ Universidad San Martín de Porres concedendolo alla Primavera allenata da Salvatore Cerrone accanto ai vari Palazzi e Puscas. Qui il ragazzo venuto dal Sudamerica, esterno rapido dal buon tasso tecnico, mette insieme 9 presenze e 2 gol contro Cagliari e Milan. Non scocca tuttavia la scintilla, a luglio prepara i bagagli e si trasferisce in Colombia ai Millonarios. Ci ha provato anche in Messico (Monarcas) e Stati Uniti, dove da gennaio veste la maglia del Portland Timbers nella MLS e senza gol all’attivo. Eppure il Ct Gareca non ha dubbi: c’è bisogno anche di Polo in Russia.
ALEKSANDAR PRIJOVIC (SERBIA)
Non vi dice nulla questo ragazzone tutto muscoli e tatuaggi con look alla Ibra? Centravanti di origini balcaniche proprio come Zlatan, magari meno noto a dispetto di un discreto curriculum europeo inaugurato proprio in Italia. È il Parma ad acquistarlo dalle giovanili del San Gallo nell’estate 2007, concedergli 7 minuti al Granillo (ko 2-1 contro la Reggina) prima di retrocedere al penultimo posto. Dieci anni più tardi lo ritroviamo 28enne in forza al PAOK, ultima tappa di un viaggio che l’ha visto accumulare 8 campionati diversi e oltre 100 reti tra i professionisti. In bacheca titoli dalla Svizzera alla Polonia fino alla Grecia oltre al recente impatto in Nazionale (8 gettoni e un gol). Orfano del vero Ibrahimovic, quantomeno il Mondiale avrà il suo alter-ego nella Serbia. Tra i 23 convocati di Krstajic c’è anche il 22enne Radonjic di proprietà della Roma, transitato a Trigoria come ad Empoli ma tra un anno sarà tutto della Stella Rossa.
TRENT SAINSBURY (AUSTRALIA)
Il Ct van Marwijk ha negato la vetrina mondiale a Troisi e Brillante, inseriti tra i preconvocati ma non sopravvissuti al taglio finale a dispetto delle parentesi (censurabili) in Italia. Chi sarà al centro della difesa dei Socceroos è invece il ragazzo classe 1992, oggetto misterioso all’Inter dove arrivò a fine gennaio 2017 dal Jiangsu Suning per sostituire Ranocchia destinato all’Hull City. Merito della proprietà comune targata Zhang Jindong, chance che lo rende il primo australiano nella storia nerazzurra a debuttare in gare ufficiali. In realtà il buon Sainsbury colleziona solo 19 minuti all’ultima giornata contro l’Udinese, gentile omaggio di Vecchi prima del suo ritorno in Cina e di un nuovo prestito al Grasshoppers. Poca fortuna in Serie A per questo difensore apprezzato viceversa in Olanda e naturalmente in patria, dove con la Nazionale ha accumulato 33 presenze e 3 reti. Pensate al suo ex capitano Icardi costretto a seguirlo dal divano di casa.
HARIS SEFEROVIC (SVIZZERA)
Non dimentichiamo nemmeno Gelson Fernandes quantomeno rincuorato dalle 45 presenze complessive in Serie A tra Chievo e Udinese, bottino superiore alle 35 gare italiane tra A e B dell’attaccante classe 1992. È la Fiorentina ad acquistarlo a 18 anni non ancora compiuti dal Grasshoppers, lui che vanta origini bosniache ma è sempre stato legato alla selezione svizzera. Se nella massima serie il bilancio realizzativo non si schioda dallo zero tra viola e Lecce, l’annata in B al Novara lo porta in doppia cifra e raddrizza la plusvalenza nella cessione alla Real Sociedad (3 milioni di euro). Più redditizia l’avventura all’Eintracht Francoforte, squadra dalla quale ha spiccato il salto verso il Benfica. Già raggiunto il traguardo delle 50 partite in Nazionale (con 11 reti), Seferovic dividerà l’attacco con l’ex interista Shaqiri ovvero un altro svizzero dal fallimentare passaggio in Italia.
GASTÓN SILVA (URUGUAY)
Un’avventura granata tutt’altro che indimenticabile, decisamente più appassionante il finale della storia: ceduto dal Torino ai messicani dei Pumas a fine luglio 2017, il difensore 24enne puntò i piedi per tornare in Sudamerica all’Independiente. Avrà ragione lui mentre il Toro recupererà meno della metà di quanto speso tre anni prima (2.3 milioni di euro) per strapparlo al Defensor. Già parcheggiato al Granada per una stagione, il terzino sinistro della Celeste aveva raggranellato 22 gare complessive nel biennio italiano senza mai entusiasmare. E pensare che al Mondiale U-20 del 2013, da capitano, aveva guidato l’Uruguay alla finalissima persa contro la Francia di Pogba, Umtiti e Thauvin. Nient’altro che un abbaglio, tuttavia gode di ampio credito in patria considerando il saldo in Nazionale (12 partite) e la chiamata in Russia.
CRISTHIAN STUANI (URUGUAY)
Nessuna intenzione di accanirci contro la squadra di Tabárez, selezione dove trova spazio anche El Cebolla Rodríguez dall’anonimo passaggio a Parma nel 2015 ovvero l’anno terribile degli emiliani. Chi stuzzica la nostra attenzione è piuttosto l’attaccante uruguayano, 31 anni e ben 21 gol con il Girona nell’ultima Liga: solo Messi, Ronaldo, Suárez e Aspas hanno fatto meglio. In pochi ne ricordano l’avvento in Europa dieci anni fa quando, esploso in patria al Danubio, venne acquistato in estate dalla Reggina ma aggregato solo a gennaio: 12 gare al primo impatto italiano, solo 8 nella seconda stagione con un gol al Siena quando i calabresi erano già retrocessi. Ennesimo bidone sudamericano? Non proprio: Stuani inizia il suo cammino tra Spagna e Inghilterra (Boro), 7 campionati su 9 disputati nelle massime serie totalizzando la bellezza di 111 reti. E perfino in Nazionale (40 presenze e 5 gol) convince come controfigura di Cavani e Suárez.