Sarà il Mondiale di Cristiano Ronaldo?

Mondiali

Marco D'Ottavi

La stella portoghese ha iniziato in maniera incredibile il Mondiale, segnando una tripletta all'esordio con la Spagna. Dopo molte delusioni, forse è arrivato il momento di riscrivere il suo rapporto con la Coppa del Mondo

PORTOGALLO-MAROCCO LIVE

Nei settantuno secondi che passano tra la concessione del calcio di punizione e la sua perfetta esecuzione, Cristiano Ronaldo non fa nulla che non gli abbiamo visto fare altre mille volte. Forse lo fa in modo un po’ più teatrale, con una solennità dovuta al contesto, al fatto che sta giocando il suo quarto Mondiale con il Portogallo e che sta perdendo la partita di esordio contro la Spagna. Eppure a rivedere tutto dopo l’esecuzione della punizione, focalizzandoci sul piano generale e non sui dettagli, sembra evidente come Ronaldo fosse assolutamente sicuro di fare gol. Per quanto, va detto, non avesse ragione di essere certo di segnare: quello di ieri, con la palla che gira esternamente ed entra sul palo dietro alla barriera di de Gea, è stato il primo gol su punizione di Cristiano Ronaldo in un torneo con la Nazionale. Al quarantacinquesimo tentativo.

Eppure Cristiano pareva saperlo. Lo si capisce dalla faccia un po’ più concentrata del solito, dal respiro ancor più lento e regolare come alla ricerca del perfetto stato di concentrazione. Lo si capisce più di tutto dai pantaloncini arrotolati, un espediente necessario per rendere la diapositiva ancora più iconica, ancora più cristianoronaldesca.

cristiano ronaldo
Cristiano Ronaldo prima di battere la punizione del 3-3

Dopo Ronaldo, il primo a capire come stanno per andare le cose è Sergio Busquets, che saltando in barriera prova a piegare la testa oltre il naturale per fermare la traiettoria della palla (finendo solo per sottolinearne la straordinarietà, però). La perfetta parabola disegnata da Cristiano Ronaldo suggella una delle prestazioni più memorabili della storia recente dei Mondiali e ci costringe a interrogarci con più decisione su quello che potrà fare il portoghese nelle prossime settimane.

Quando pensavamo non ci fosse un "più in là" per Cristiano Ronaldo, la tripletta nella prima partita del Mondiale contro una delle favorite alla vittoria finale ci ha detto invece che probabilmente c’è tutta una dimensione che ancora non riusciamo a immaginare, ma lui sì. Il punto è: ce la farà ad arrivarci? A mettere in atto la sua visione?

Come arriva a questa Coppa del Mondo?

«Ho un'età biologica di 23 anni» aveva dichiarato recentemente Ronaldo, che ha 33 anni. Per quanto ci risulti perfettamente credibile che, tra tutti gli uomini sul pianeta, lui sia stato quello in grado di invertire il rapporto tra il proprio corpo e il tempo che scorre, il Mondiale di Russia dovrebbe comunque essere il suo ultimo, o almeno l’ultimo da ****** giocatore più forte del mondo (dove al posto degli asterischi potete mettere primo o secondo) e sembra esserne più consapevole che mai.

Riuscire a immaginare un finale in cui CR7 alza la coppa al cielo di Mosca è difficile, eppure la prestazione contro la Spagna ha reso evidente come Ronaldo si sia posto l’obiettivo di usare tutta la sua forza per portare la sua squadra quanto più avanti possibile. Anche se dovrà usare le unghie e i denti per pareggiare il gap che li separa dalle Nazionali veramente favorite.

Al contrario di altre volte, Ronaldo ha abbracciato lo scetticismo di sottofondo che da sempre lo circonda per nascondersi alla luce del sole. Recentemente con i suoi compagni ha incontrato il Presidente della Repubblica portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, che lo ha scaricato di responsabilità ricordando la vittoria “di squadra” degli scorsi Europei: «Non vi chiedo di portare qui la coppa, vi chiedo la stessa cosa di due anni fa: siate voi stessi perché se ci riuscirete sarete tra i migliori».

Anche il colpo di scena di qualche settimana prima, quando dopo aver vinto la terza Champions League consecutiva Cristiano ha messo in dubbio il suo futuro con il Real Madrid, ha contribuito a spostare le attenzioni altrove: fino a ieri la stampa e il pubblico erano molto più concentrati sulla possibile destinazione futura del calciatore che sul suo avvicinamento ai Mondiali, dimostrando come Cristiano Ronaldo sia idealmente molto più un giocatore del Real Madrid, ovvero un prodotto globale, che non uno del Portogallo, un prodotto nazionale.

La prestazione con la Spagna, però, ha spazzato via la cortina di fumo. Ora ci sono solo Cristiano e la coppa dorata al centro delle nostre discussioni. Non solo perché ha segnato 3 gol, un numero di gol che dopotutto possiamo sempre aspettarci da uno come lui (è stata la sua 51.esima tripletta in carriera); ma soprattutto perché ha giocato una partita di una completezza rara, come non lo si vedeva fare da un po’ di tempo.

Si è procurato il rigore che poi ha trasformato; la punizione che subito dopo ha infilato sotto l’incrocio; bene o male ha anche causato l’errore di de Gea in occasione del secondo gol; è stato presente in tutte le ripartenze del Portogallo, con giocate sopraffine e minimali, come il tocco geniale e altruista che ha messo Guedes in condizione di segnare il possibile gol del 2-0. Ogni colpo di testa su un lancio dalla difesa, era un suo colpo di testa. Anche quando il Portogallo sembrava in balia della Spagna, lui è rimasto calmo ed è venuto ad aiutare la squadra al centro del campo. Ha sbagliato pochissimo, a riprova proprio di una concentrazione nuova.

Dove nessuno sembrava poter vedere qualcosa di positivo, Ronaldo ha visto la possibilità di fare una grande partita. Il genere di grande partita che può fare solo lui, una partita in cui la volontà del singolo pareggia quella del collettivo avversario. Mentre la Spagna dominava col possesso, Ronaldo rispondeva con la propria volontà individuale.

Un tipo di prestazione che potevamo aspettarci solo da lui, ma che soprattutto ci dice una cosa: Cristiano Ronaldo è in grande forma. Ronaldo si è infatti presentato ai Mondiali nella condizione migliore degli ultimi anni. Se per il secondo anno di fila avevamo già iniziato a raccontare il suo imminente declino verso fino dicembre, abbiamo dovuto fare marcia indietro quando, tra febbraio e maggio, è tornato a essere il giocatore determinante di sempre nei momenti cruciali della stagione.

Mai come quest’anno Ronaldo è sembrato un calciatore in parabola gravemente discendente e, al tempo stesso, ci ha costretto a fare i conti con la natura della sua eccezionalità (un’eccezionalità che quest’anno possiamo effettivamente contare: è alta 238 centimetri, quelli a cui è andato a colpire il pallone nella rovesciata alla Juventus).

Ronaldo ha scelto coscientemente di risparmiarsi nella prima parte di stagione, per poi accelerare da 0 a 100 come una delle sue supercar. Una gestione suggeritagli dallo stesso Zidane (uno che a 34 anni ha giocato un Mondiale incredibile) e che sembra si stia rivelando utile anche in Russia.

Mettiamola così: se nulla di spiacevole dovesse accadere nei prossimi giorni, staremo parlando della prima grande competizione che Ronaldo gioca integro dal 2012. Non solo: mai Ronaldo aveva giocato meno di 2500 minuti in Liga (quest’anno 2293), di cui quelli giocati veramente al massimo sono solo quelli compresi nel periodo che va da fine gennaio a inizio maggio, in cui ha segnato 21 dei suoi 26 gol in campionato.

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La rovesciata di Ronaldo contro la Juventus

Lo strano rapporto tra Cristiano Ronaldo e il Mondiale

In Russia i rapporti di forza soliti sono invertiti: se nel Real Madrid Cristiano Ronaldo rappresenta il giocatore più determinante della squadra migliore al mondo, nel Portogallo è l’alfa e l’omega di una squadra altrimenti non eccezionale. La sua influenza sulla Nazionale è ben maggiore di quella che esercita sul Real Madrid e dovrà giocare ogni partita al livello di quella contro la Spagna, se vuole anche solo avvicinarsi a un traguardo prestigioso.

Prima di ieri con il Portogallo Cristiano Ronaldo aveva segnato 81 gol in 150 partite (oggi sono 84 in 151 partite). Numeri che lo rendono il secondo miglior marcatore nella storia delle Nazionali, a pari merito con Puskas e dietro solo ad Ali Daei. Ronaldo è il fulcro del Portogallo da più di 10 anni, dall’addio di Deco e Figo: ha trascinato la squadra nelle qualificazioni di tutti i tornei importanti (ha segnato 30 gol in 38 partite nelle qualificazioni ai Mondiali, 20 in 27 partite in quelle per gli Europei); ha segnato 4 gol nei playoff contro la Svezia di Ibrahimovic qualificando di peso il Portogallo agli scorsi Mondiali. Agli Europei ha segnato 9 gol e fornito 8 assist.

L’unico torneo in cui però aveva sempre steccato era proprio il Mondiale: nelle tre precedenti partecipazioni (2006, 2010, 2014) aveva giocato 13 partite segnando appena 3 gol, di cui uno su rigore.

Le prestazioni migliori, paradossalmente, le aveva fornite al primo Mondiale giocato, in Germania del 2006. Ronaldo ha solo 21 anni e indossa la maglia numero 17, dato che la 7 per anzianità è sulle spalle di Figo. In quel momento è riconosciuto come uno dei giovani più forti e promettenti del panorama mondiale, dopo aver disputato un’ottima Premier League con il Manchester United. È già un elemento cruciale nel 4-2-3-1 con cui Felipe Scolari schiera il Portogallo, ma non è il leader né tecnico, né emotivo della squadra.

Gioca a destra ma svaria molto, scambiandosi la posizione con gli altri giocatori offensivi e quando riceve largo salta sempre l’uomo. Il Portogallo arriva fino in semifinale, eliminato da un gol di Zidane. Cristiano Ronaldo litiga con il suo compagno di club, Rooney, e segna il rigore decisivo per eliminare l’Inghilterra.

Quattro anni dopo, in Sudafrica, la storia è già totalmente cambiata: Ronaldo ci arriva come il giocatore più costoso del mondo - avendo firmato per il Real Madrid per 94 milioni - con un Pallone d'Oro in bacheca (vinto nel 2008) e da capitano del Portogallo. Tuttavia, nonostante il successo a livello di club, è il periodo più complicato per lui con la Nazionale: arriva al Mondiale avendo segnato solo un gol in due anni e stavolta non riesce a fare la differenza. Segna il gol del 7 a 0 contro la Nord Corea nei gironi, ma negli ottavi contro la Spagna non riesce a incidere.

La storia si ripete al mondiale del 2014: Ronaldo è nel pieno della sua maturità tecnica (ci arriva dopo una stagione da oltre 60 gol), ma totalmente scarico. Fino all’ultimo non è certa la sua presenza a causa di un infortunio al ginocchio che lo limita in maniera evidente. In qualche modo riesce a giocare tutte e tre le partite del girone, ma il Portogallo viene eliminato, rimediando anche 4 gol dalla Germania.

L’eredità di Cristiano

Due soli gol su azione in 1114 minuti, numeri completamente ribaltati da 90 minuti giocati à la Ronaldo nella prima partita dell’edizione 2018, con cui ha raddoppiato il proprio bottino mondiale.

Se fino a ieri Ronaldo ai Mondiali era una storia opaca, oggi il portoghese è uno dei soli tre giocatori ad aver segnato in quattro differenti edizioni dei Mondiali, nonché il più vecchio ad aver segnato una tripletta. Se dovesse continuare così, poi, perché non puntare al record di gol di Klose, distante solo 9 marcature? Oggi può sembrarci assurdo, ma se vi avessi detto che Cristiano avrebbe segnato 3 gol alla Spagna all’esordio ci avreste creduto?

Cristiano Ronaldo è rimasto molto silenzioso nei giorni che hanno preceduto l’esordio. L’unica sua dichiarazione ufficiale ha la mestizia di chi si sta nascondendo il più possibile: «Faremo come a Euro 2016, lotteremo fino alla fine ricordandoci che nel calcio tutto è possibile. Passo dopo passo vedremo cosa accadrà e cosa riusciremo a fare. Per noi è un privilegio rappresentare il Portogallo, faremo del nostro meglio».

Eravamo così impegnati a guardare da un’altra parte che non ci siamo accorti che la stella più violentemente luminosa del Mondiale era sul punto di esplodere. Come potevamo solo pensare di vederlo disputare un Mondiale sottotono ancora una volta, non impiegare fino allo stremo tutti i suoi 84 chili di muscoli (e una percentuale davvero minima di massa grassa) pur di spostare la sua legacy un centimetro più in là.

Mentre noi fingiamo ancora di interessarci alla retorica dell’ennesima sfida tra Messi e Ronaldo (ne ha parlato recentemente anche Brian Phillips sul New Yorker), Ronaldo sta giocando una sua partita più grande. Riuscisse a piegare la resistenza dell’unico torneo avulso da sue grandi prestazioni, a 33 anni, con una squadra che sembra ancora più inadeguata rispetto a quella di due anni fa (una squadra che si presenta con Pepe e Fonte centrali), dimostrerebbe una volta di più come la sua forza di volontà vada ben oltre il talento. Un insegnamento forse spietato, ma prezioso in un periodo storico in cui tutto ci sembra immediato e casuale.

Cristiano Ronaldo gioca con la determinazione di chi vuole lasciare un ricordo immacolato e luminoso, di chi vuole entrare anche in quell’ala laterale della Storia del Calcio che è la Storia dei Mondiali. Nonostante tutti gli sforzi compiuti in passato (anzi forse a causa di tutti questi sforzi) Cristiano Ronaldo non è riuscito a convincerci di essere lui il migliore (solo pochi giorni fa Messi ha fatto delle foto insieme a una capra, il cui acronimo inglese GOAT significa Great Of All Time - il più grande di tutti i tempi. Cosa sarebbe accaduto se le stesse foto le avesse fatte Ronaldo? Quanta ironia si sarebbe scatenata? Quanto ci sarebbe apparso arrogante e infantile?). Ecco, questo Mondiale potrebbe essere l’occasione buona per convincerci.

Le prossime partite saranno ovviamente decisive, ma Ronaldo il primo colpo all’interno del Palazzo d’Inverno l’ha sparato. Noi non possiamo fare altro che sederci davanti al televisore e aspettare: magari la rivoluzione avrà la faccia abbronzata di un portoghese troppo innamorato di sé stesso.