Enes Sali (Romania), chi è il più giovane europeo esordiente in una nazionale: è un 2006

IL RECORD
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Entrando in campo nel finale di Lichtenstein-Romania, è diventato il giocatore europeo più giovane a giocare una partita ufficiale con la sua nazionale. A soli 15 anni e 264 giorni ha superato il record del norvegese Martin Odegaard. Cresciuto in Canada, è già passato per un provino con il Barcellona di Messi ed è tornato in Romania su chiamata di Gheorghe Hagi

GLI ESORDIENTI PIU' GIOVANI IN OGNI NAZIONALE

Si è allenato con Leo Messi, il suo mentore calcistico è Gheorghe Hagi. E a 15 anni e 264 giorni è diventato il più giovane europeo della storia a giocare un match ufficiale con la sua nazionale maggiore, superando il record di precocità del norvegese Martin Odegaard. Ritratto di Enes Sali, trequartista rumeno lanciato nella mischia domenica sera all'82' della partita giocata in Lichtenstein e vinta per 2-0 dalla sua nazionale. La partita, ai fini della qualificazione ai Mondiali, complice la vittoria della Macedonia sull’Islanda, non aveva valore. Per Sali quella del 14 novembre 2021 resterà comunque una data storica.

Dal Canada a Barcellona: il viaggio di Sali

Rappresenta la Romania ma è nato in Canada, a Toronto, il 23 febbraio 2006: a meno di 16 anni Sali ha già vissuto più vite calcistiche. Il nastro si riavvolge al 2016: gli osservatori del Barcellona notano il talento di Enes, che all'epoca giocava con i Woodbridge Strikers, e lo invitano in Catalogna per un provino. Le sue abilità non passano inosservate: dribbling, velocità e assist, elementi ideali per un fantasista. In quei giorni il baby talento incrocia anche Leo Messi. "Lui, Neymar e Iniesta mi hanno insegnato parecchie cose - ha ricordato tempo fa di quell'esperienza - e mi hanno ribadito di avere fiducia in me stesso". Al momento della firma con il Barcellona, però, ecco il via a una serie di difficoltà legali e burocratiche dettate dalle rigide normative Fifa sul tesseramento di minori. Sali fa la spola per due anni tra Canada e Spagna, senza però mai diventare ufficiamente un giocatore blaugrana. E qui entra in scena Gheorghe Hagi. Che l'ha portato in Romania, nella sua accademia. Con tanti saluti a La Masia.

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L'investitura di Hagi

Il Maradona dei Carpazi ha agito con Sali come si muoveva in campo. Rapidamente e con un'idea geniale. Ha fatto leva sull'amore calcistico di Engi, papà di Enes, per il più grande numero 10 del calcio rumeno. La famiglia Sali non aveva infatti intenzione di tornare in Romania. "Diventerà grande nella mia accademia" la tesi di Hagi, sposata da papà Engi, anche lui nato nella contea di Costanza. Così Sali firma con il Farul Constanta, club di cui Hagi è proprietario e allenatore e che nella scorsa estate si è fuso con il Viitorul. Quella scelta sta pagando: lo dicono i numeri. Ad agosto del 2021 Enes Sali ha fatto il suo esordio nel massimo campionato nazionale, dove le presenze ora sono già sette. Con un gol, al Clinceni, che gli ha permesso di diventare il più giovane marcatore della storia del campionato. E che gol. Dribbling su due avversari, scatto e tiro. Pallone che entra in porta e corsa ad abbracciare Hagi. "Mi sento un leone quando lo vedo" dice del suo idolo.

La scelta della nazionale rumena e le pressioni

Sogna di emulare il cammino della leggenda Hagi, Sali. Per farlo ha anche preferito la nazionale rumena a quella canadese. Qualcuno ha provato ad "approfittarne": si tratta di Razvan Burleanu, presidente della federcalcio rumena, che sta utilizzando la scelta di Enes nella sua campagna elettorale. Una delle tante pressioni che Enes sarà chiamato a gestire: quasi naturale quando esordisci in nazionale maggiore dopo qualche presenza con l’Under 16, una con l’U17 e nessuna con l’U21. "Io sono arrivato in Nazionale solo a 18 anni - ricorda Gheorghe Hagi - Enes non ne ha nemmeno 16. Lo ritengo un ragazzo serio, che merita fiducia". E che si sta prendendo il campo e il web: i follower su Instagram, 4mila prima dell'esordio in nazionale, sono triplicati a poche ore dall'ingresso in campo contro il Lichtenstein. Ora arriva la missione più dura: restare con i piedi per terra.