Qualificazioni Mondiali, anche la Palestina in campo: 0-0 contro Libano

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Scende in campo anche la nazionale palestinese, per le qualificazioni ai prossimi Mondiali. Esordio nella seconda fase della zona Asia con un pareggio contro il Libano. "Tre dei miei non sono riusciti a fuggire dalla Striscia di Gaza", racconta il Ct Dabboub. "Orgogliosi di rappresentare il popolo della Palestina, ma viviamo in uno stato di ansia costante"

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Priva di tre titolari, che non sono riusciti a lasciare Striscia di Gaza, anche la Palestina è scesa in campo per la sua partita di qualificazioni mondiali, la prima volta dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas. Contro il Libano è finita 0-0 sul campo neutro del Khalid bin Mohammed Stadium, negli Emirati Arabi: la Palestina inizia quindi con un punto la seconda fase delle qualificazioni zona Asia, inserita nel girone I che comprende anche Australia – grande favorita – e Bangladesh (battuto 7-0 proprio dall’Australia). Alla terza fase accedono le prime due del girone, per cui nulla vieta di sognare la partecipazione a quello che sarebbe il primo Mondiale della storia per la Palestina, nonostante i pensieri di tutti siano altrove, al momento.

"Orgogliosi di rappresentare un popolo"

“Andiamo avanti giorno per giorno, e nonostante tutto. Cercate di capire: i miei vivono in uno stato di ansia costante, a causa della guerra e di ciò che sta accadendo”, il commento del Ct Makram Dabboub. “E' stato un buon risultato, così come, nei giorni scorsi, avevamo svolto dei buoni allenamenti. Siamo assolutamente orgogliosi di rappresentare il popolo della Palestina, vogliamo regalare alla gente dei risultati positivi e per me è un grande onore guidare questi ragazzi". Sull’impossibilità di convocare tre dei suoi giocatori, rimasti nella Striscia di Gaza, Dabboub spiega: “Dieci dei miei giocano in club palestinesi, ma solo in sette sono riusciti a fuggire". La nazionale palestinese è in Giordania dal 22 ottobre scorso: lì ha svolto gli allenamenti in vista della partita giocata contro il Libano e di quella di martedì prossimo, in Kuwait (un altro campo neutro) contro i 'Socceroos' australiani. "Le difficoltà maggiori sono quelle psicologiche”, dice ancora il Ct. “Come si fa a non pensare a cosa sta succedendo in Palestina, e a familiari, amici e parenti? Anche quando siamo sul bus, tutti insieme, i miei provano a telefonare, ma io non dico loro niente: capisco la situazione. Siamo la squadra di un popolo che vuole essere visto e udito dal resto del mondo, e che vorrebbe vivere normalmente come gli altri. Questa nostra nazionale rappresenta il desiderio di uno Stato che vorrebbe essere libero e sovrano”.