L'ultimo stadio dove si festeggia il Capodanno

Tutti, presto o tardi, ci abbiamo pensato: perché non festeggiare il Capodanno due volte, sfruttando il fuso orario? Esistono innumerevoli posti sulla Terra nei quali ‘il giochino’ riesce bene, anche senza spostarsi con un volo aereo. Volendo però alzare l’asticella, perché non provare ad essere i primi e gli ultimi a farlo? La soluzione è fare, ad esempio, Nuova Zelanda prima e Isole Cook dopo. A livello di tempo coordinato universale esistono solo due luoghi che hanno 12 ore di ritardo rispetto all’ora media di Greenwich: a UTC-12 abbiamo l’isola Baker e l’isola Howland. Entrambe però non hanno abitanti! Quindi bisogna spostarsi più ‘a destra’ nel globo incrociando un bel po’ di atolli. La storia calcistica ci porta ad Apia, capitale delle Samoa. Qui si festeggerà il Capodanno più in ritardo del mondo. Non sappiamo se saranno previste feste nello stadio cittadino ma ecco… quell’impianto racconta una storia incredibile a partire dal nome che, per motivi che si potranno immaginare, oggi è cambiato. La Partita con la P maiuscola è stata giocata nel novembre del 2011 ma per capire la portata dell’evento, dobbiamo riavvolgere il nastro della storia di ulteriori 10 anni. Siamo alle prime gare delle qualificazioni al Mondiale del 2002 e i vari raggruppamenti in giro per il mondo non tengono conto del disequilibrio tra diverse nazionali . L’11 aprile 2001 Australia-Samoa Americane finisce 31-0 e riscrive la storia del pallone. Sconfitta più pesante mai andata in scena a livello internazionale. Lo 0-0 durò per circa 10 minuti poi il povero Nicky Salapu dovette raccogliere 31 volte la palla dietro di sé. Salapu, portiere e capitano, era l’unico tra i titolari a disposizione. Il resto della nazionale non poté partire per problemi burocratici. Quella sconfitta rimase nella testa di Salapu per tanto tempo: la sua squadra chiuse quel girone di qualificazione con una differenza reti di -57. Le Samoa Americane occuparono stabilmente l’ultimo posto del ranking. Qualcosa doveva cambiare: servivano tempo, risorse e gente preparata. Con gli incastri giusti qualche soddisfazione poteva arrivare. Lasciamo per un attimo le Samoa Americane e spostiamoci, negli stessi anni, alle Samoa. Ad Apia è arrivato in visita il Presidente della Fifa. Sì, proprio lui: Joseph Blatter. Belle parole sulla crescita del calcio a quelle latitudini, foto e strette di mano. Ad Apia però pensano: “ma perché non intitoliamo il nuovo complesso calcistico proprio a Blatter?” Detto, fatto. Prende vita il Toleafoa Joseph Blatter Football Fields che nel 2011 ospita la prima fase del girone di qualificazione ai Mondiali del 2014. In questo caso la FIFA decide per un gruppo di qualificazione tra squadre non ‘così forti’ che giocheranno tutte ad Apia. Samoa, Tonga, Isole Cook e Samoa Americane si sfidano in 4 giorni in gare secche. Il 23 novembre 2011 Nicky Salapu è ancora a difendere la porta delle Samoa Occidentali che arrivano all’appuntamento contro Tonga con un curriculum poco invidiabile: 38 sconfitte di fila. Al 43’ vantaggio delle Samoa Americane con Ott. Arriva addirittura il raddoppio con Luani. A due minuti dal termine Tonga la riapre con Feao. Un salvataggio miracoloso di Saelua evita il pareggio. L’arbitro fischia la fine. Le Samoa Occidentali saranno ricordate ancora per quel 31-0 ma il successo su Tonga, arrivato in uno stadio che oggi per ovvi motivi non porta più lo ‘scomodo’ nome di Blatter, ha restituito la dignità sportiva a un gruppo di persone che non si è mai arreso.

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Giorgio Sigon