Italia, Marani: "Una figuraccia storica: le ragioni di un disastro"

Calcio

Matteo Marani

Contro la Svezia si è visto il peggio che si poteva vedere. Adesso è ora di ricostruire l'intero movimento ed iniziare a coniugare i verbi al futuro. Abbiamo perso un’intera generazione. Il simbolo più evidente? Mario Balotelli. E' finito il tempo dell'improvvisazione

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Quello dell’Italia è un percorso lungo, arrivato in fondo solo ieri sera, ma iniziato il primo giorno dopo la vittoria del Mondiale 2006. Da allora si può parlare di una storia di grandi amarezze- non fallimentari come quella di San Siro che è sicuramente di una portata storica- come nel Mondiale del 2010 e in quello del 2014. La tendenza è quella di una Nazionale che ha perso sempre più peso e che è arrivata in fondo esponendosi a quella che è stata una figuraccia storica. E' la fine di un lungo percorso che poi ha avuto un’accelerazione negli ultimi tempi. Dalla partita con la Spagna in avanti si è visto il peggio che si poteva vedere: confusione, cambio costante di modulo, un allenatore ormai separato in casa dai giocatori e dalla Federazione.

Troppo presente, poco futuro

Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è andata in Spagna con l’idea di potersi giocare il girone. Ormai raccontiamo un calcio italiano che non corrisponde più al reale, in particolare mi riferisco alla Nazionale. Alla vigilia della trasferta in Spagna andavamo con qualche speranza di giocarcela, dopo abbiamo preso una bastonata netta, poi abbiamo vinto con un gol di scarto contro Israele, non siamo riusciti a vincere con la Macedonia, abbiamo vinto male in Albania e poi con la Svezia, in 180 minuti non siamo riusciti a fare gol. Di cosa ci lamentiamo? Andiamo giustamente a casa. Le poche occasioni create contro gli svedesi sono frutto del caso, dell’improvvisazione di qualche giocatore perché nelle 4 partite decisive abbiamo cambiato formazione in tre occasioni. Gli svedesi hanno avuto ordine, facendo le cose semplici. Le responsabilità di Ventura mi sembrano tutte chiare, ma la peggiore è quella di non aver chiuso ieri sera il capitolo della Nazionale. E’ stato un fallimento tecnico pazzesco. Ma la colpa non è solo del Ct, è dei giocatori, dei dirigenti, del sistema. Il calcio italiano ha ragionato sempre troppo sul presente e poco sul futuro; manca di progettualità, viviamo sugli accordi politici, economici. Viviamo sull’improvvisazione.

Abbiamo "bucato" un’intera generazione

Ora tutti si devono prendere le loro responsabilità: bisogna ricostruire un intero movimento nazionale, come hanno fatto ad esempio la Francia, la Germania, riformando federazione e club, insieme. L’Italia ha “bucato” un’intera generazione: il simbolo più evidente è Mario Balotelli, il campione che doveva guidare l’Italia se ne sta a Nizza da comprimario. Non si può arrivare a questo disastro sportivo se non ci sono tante ragioni a monte: arriviamo da 15 anni di blocco che ha riguardato sia la Nazionale che i Club. Spesso l’egoismo dei Club ha prevalso su tutto, spesso sono arrivati giocatori stranieri di scarso livello che hanno occupato le rose non sempre per ragioni tecniche. Giusto prendere i campioni, ma non lo è se servono per fare operazioni internazionali. Le squadre devono formare i giovani all’interno dei settori giovanili, è più facile prendere un giocatore “finito” dal Sudamerica, invece è necessario lavorare ed investire per migliorare tecnicamente i nostri giocatori. Da ora in poi è necessario guardare con progettualità a quello che si deve fare. Non c’è qualità in questa Nazionale, adesso è giunto il momento di parlare al futuro: coniugare i verbi del calcio al futuro.

Ognuno si assuma le proprie responsabilità

Non credo che Tavecchio, dopo le parole di Malagò, possa rimanere. Anche se penso che dal punto di vista della “macchina-Federcalcio” Tavecchio sia stato meno peggio; il problema è il movimento tecnico che invece è andato in secondo piano. Ma non può più funzionare così perché si perde competitività.