Chiesa è ancora giovane e deve lavorare su molti aspetti del suo gioco, ma ha partecipato a 3 dei 6 gol che l'Italia ha segnato mentre lui era in campo
Pur avendo accumulato appena 327 minuti nell’arco di sette partite, il futuro della Nazionale italiana oggi sembra non poter prescindere dal talento di Federico Chiesa, e dalle responsabilità che pesano sulle sue spalle strette. Ogni sua giocata è imbevuta di un’elettricità diversa, una combinazione tra caos e controllo che potrà portare grandi benefici all’Italia di Mancini, che al momento non brilla per organizzazione offensiva.
Con solo vent’anni sulla carta d’identità, Federico Chiesa gioca con la maglia della Nazionale come fosse un veterano, senza paura di prendersi responsabilità o di provare le giocate più complicate del proprio repertorio. Dopo 5 secondi dal suo esordio, nell’amichevole di marzo contro l’Argentina, è andato a pressare con violenza Tagliafico, recuperando il pallone.
Con Di Biagio
In quella partita, la prima del breve interregno di Luigi Di Biagio, Federico Chiesa è stato impiegato come esterno destro in un 4-3-3 che seppelliva definitivamente tutte le idiosincrasie della precedente gestione Ventura. In una squadra ancora traumatizzata dall’eliminazione nella doppia sfida con la Svezia, Chiesa rappresentava l’unica vera novità tra i titolari (c’era ancora Buffon in porta per dire).
Un esordio non facile, durato 60 minuti, che lo ha visto spesso impegnato ad aiutare Florenzi nel tentativo di arginare Di María, particolarmente ispirato quella sera, ma anche a creare una delle occasioni più pericolose degli azzurri, con un cross teso intercettato all’ultimo da Caballero dopo un’accelerazione delle sue.
Sempre come esterno destro è stato impiegato nella successiva amichevole contro l’Inghilterra, dove è subentrato a Candreva dopo 55 minuti, e dove, in un Italia più propositiva alla ricerca del pareggio, le qualità offensive di Chiesa hanno acceso una manovra fino a quel momento stantia. Il primo pallone toccato è stato un tiro respinto dalla difesa dell’Inghilterra, il secondo un bell’assist per Immobile, il terzo un salvataggio di testa in ripiegamento.
Da subentrato Chiesa ha potuto sfruttare al meglio la sua esuberanza atletica, come evidenziato perfettamente dall’azione in cui si è guadagnato il rigore poi trasformato da Insigne. Un’azione che è un manifesto delle qualità che Chiesa può aggiungere a questa Nazionale: con un taglio dall’esterno verso l’interno del campo, Chiesa ha creato una linea di passaggio a Jorginho andando a ricevere tra le linee di centrocampo e difesa dell’Inghilterra colpevolmente rimaste larghe. Una volta entrato in possesso del pallone, spalle alla porta, senza indugiare un secondo si è girato e ha puntato la difesa a 3 inglese per sfruttare il campo libero davanti a sé. Presi alla sprovvista, i tre centrali hanno prima arretrato per coprire Belotti e Insigne, poi Tarkowski è stato costretto a uscire su di lui per coprirgli il tiro. A quel punto, con intelligenza, non ha cercato il movimento dei due compagni coperti, ma ha resistito al contrasto con il difensore, avendo la meglio, e una volta entrato in area è riuscito a toccare il pallone prima dell’intervento di Ashley Young, procurandosi un rigore con l’ausilio del VAR.
Ai microfoni dopo la partita, Chiesa ha giustamente evidenziato la felicità per essersi sentito parte del gruppo della Nazionale: "Dal vivo me ne sono accorto subito che quello su di me era calcio di rigore perché mi ha agganciato il piede, ma questa sera sono felicissimo perchè dopo l'esordio sono nuovamente riuscito a giocare una partita con la Nazionale. Oltre l'esordio, un altro mio sogno era quello di continuare a indossare questa maglia".
Un’altra breve intervista, giusto per rendersi conto di quanto è giovane Chiesa.
Con Mancini
L’esperienza di Luigi Di Biagio è durata soltanto queste due partite, ma Chiesa - anche grazie alle prestazioni con la maglia della Fiorentina - non ha avuto problemi a rientrare anche nelle convocazioni di Mancini, il tecnico scelto dalla federazione per il percorso verso gli Europei del 2020. Nella prima amichevole con il nuovo CT, contro l’Arabia Saudita, Chiesa entra in campo per gli ultimi 6 minuti, dimostrando la solita grande vitalità. Se il tempo non gli è sufficiente per incidere, questa partita dà una prima indicazione per il futuro: Mancini - sempre nel 4-3-3 - lo ha impiegato a sinistra, al posto di Insigne.
Ruolo in cui viene confermato come titolare contro la Francia. In una squadra imbottita di nuovi volti (Caldara, Mandragora, Berardi, Pellegrini, Cristante), Chiesa è il più giovane, ma anche quello che sembra più pronto. Contro una squadra di alto livello come la Francia (che da lì a pochi mesi vincerà il Mondiale) la sua ambizione non viene intaccata di un millimetro.
La stessa sicurezza nei propri mezzi, che gli ha permesso di diventare titolare in Serie A a soli 19 anni, gli permette di non avere nessun tipo di timore reverenziale anche in Nazionale.
La duttilità di Chiesa è un’ulteriore arma: nella terza amichevole, contro l’Olanda, Mancini lo ha impiegato a destra. Entrato al minuto 61 al posto di Verdi, Chiesa è stato decisivo alla prima giocata, servendo un assist a Zaza (anche se un rimpallo gli ha tolto la dicitura dalle statistiche) dopo una grande accelerazione. Un’altra prestazione egregia da subentrato che gli è valsa molti elogi, ben sintetizzati dalla pagella di Repubblica che lo vota migliore in campo con queste parole: “Ha un altro passo, benedetto ragazzo”.
Una tendenza, quella a far bene entrando a partita in corsa, confermata dalla recente prestazione contro la Polonia in Nations League, la prima gara ufficiale giocata da Chiesa. Ancora una volta la sua capacità di strappare sia palla al piede che negli inserimenti è servita a far conquistare un rigore all’Italia. Può sembrare un dettaglio da poco, ma in entrambe le occasioni in cui ha conquistato il rigore per l’Italia è stata decisiva la sua capacità di anticipare il difensore avversario grazie a una rapidità di azione e di pensiero non così comune. Contro la Polonia è bravissimo a infilarsi tra il pallone e Blaszczykowski dopo uno scatto di almeno 90 metri, con il difensore che non si è neanche reso conto di colpirlo da dietro.
La prestazione più fresca, contro il Portogallo, è forse la più deludente del figlio di Enrico. Infilato dentro la spirale di confusione tattica piuttosto evidente della squadra di Mancini, Chiesa non è mai riuscito a incidere pur giocando tutti e 90 i minuti disponibili. Prima come esterno destro in un 4-4-2 poco equilibrato, poi da esterno in un 4-3-3 (diventato presto 4-2-4), non ha mai ricevuto palla in posizioni a lui congeniali, finendo per correre molto a vuoto e sbagliare molto, dimostrando dei limiti tecnici e di decision-making ancora piuttosto evidenti.
Quindi, che dobbiamo pensare di Chiesa in Nazionale?
“Chiesa? Ha fatto bene quando è entrato, ha quelle qualità che gli altri esterni non hanno. Ad esempio lo strappo in velocità. Sta migliorando, è un ragazzo ancora giovane e potrà fare sempre meglio”. È lo stesso Mancini ha sintetizzare l’esperienza di Chiesa con la Nazionale in questo breve arco di tempo.
Tutto sommato sembra comprensibile che, alla sua età, e con le sue caratteristiche, le prestazioni migliori siano arrivate quando è entrato a partita in corso, contro Inghilterra, Olanda e Polonia. A oggi la sue qualità migliori sono quelle fisiche, più facili da far fruttare contro squadre stanche e allungate; mentre Chiesa ha faticato ad affermarsi in partite più bloccate, in assenza di spazi in cui esplodere come un razzo.
Con due rigori procurati e un quasi assist, Chiesa ha comunque contribuito a 3 gol sui 6 segnati dall’Italia nelle 7 partite in cui lui era presente. Sono numeri che da una parte restituiscono la difficoltà in zona gol della Nazionale, ma dall’altra suggeriscono come Chiesa possa essere una delle soluzioni, anche se ci vorrà del tempo.
Chiesa è ancora un giocatore in costruzione: come già gli capita nella Fiorentina, anche in Nazionale ha dimostrato come sia ancora troppo dipendente dal suo istinto. Una tendenza che dimostra certamente una caparbietà che manca agli azzurri, ma che andrà smussata: le sue scelte negli ultimi metri sono ancora confuse, la sua tecnica di tiro o di passaggio ancora un po’ approssimativa. Ma come evidenziato anche da Mancini, Chiesa “è il classico talento che può esplodere in qualsiasi momento anche dal punto di vista realizzativo. Io me lo aspetto”. Anche noi ce lo aspettiamo, perché è da lì che passa il presente e il futuro dell’Italia.