Mancini sull'addio alla Nazionale: "Da tempo Gravina aveva idee opposte alle mie"

a 'repubblica'

In un'intervista a 'La Repubblica' in edicola oggi Roberto Mancini spiega la scelta di dimettersi da ct della Nazionale: "Da tempo il presidente Gravina pensava cose opposte alle mie. Mi aspettavo un segnale: se avesse voluto mi avrebbe trattenuto". E sui cambiamenti nello staff dice: "Gli ho fatto capire che non poteva rivoluzionarlo, che non poteva privarmi di un gruppo di lavoro che funzionava e che ha vinto l’Europeo...."

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Aveva affidato a Instagram le prime parole poche ore dopo l'ufficialità delle dimissioni da ct della Nazionale, un post di ringraziamento in cui aveva parlato di "scelta personale". Ma adesso Roberto Mancini ha voluto spiegare i motivi della rottura e lo ha fatto in un'intervista a Enrico Currò in edicola oggi, martedì 15 agosto, sulle pagine de La Repubblica. "Non ho fatto niente per essere massacrato così. Mi sono solo dimesso e ho detto che è stata una mia scelta - esordisce l'ormai ex comissario tecnico -. Mi sono assunto tutta la responsabilità della decisione. Non mi sono nascosto. Avevo parlato con il presidente Gravina e cercato di spiegargli le mie ragioni. Non mi sono mai permesso di accusare nessuno e mi ritrovo accusato. Tempistiche? Ho lasciato la Nazionale a 25 giorni dalla prossima partita, non tre. E penso di essere sempre stato corretto in questi anni".

Sulla rivoluzione nello staff

Mancini spiega così le cause che hanno portato al divorzio. "Ho cercato più volte di parlare con Gravina. Gli ho spiegato che in questi mesi mi doveva dare tranquillità, lui non l’ha fatto e io mi sono dimesso". Una decisione su cui ha senz'altro pesato la riorganizzazione all'interno dello staff azzurro (via Evani, Nuciari e Lombardo, diventato allenatore dell'Under 20, dentro Bollini, Barzagli e Gagliardi, col solo Salsano rimasto ancora al fianco del Ct)A lmeno a giudicare dalle parole a La Repubblica. "Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff di un ct? Gravina è da un anno che voleva rivoluzionarlo, io gli ho fatto capire che non poteva, che al massimo poteva inserire un paio di figure in più, ma che non poteva privarmi di un gruppo di lavoro che funzionava, che funziona e che ha vinto l’Europeo. Semmai sono io che potevo sostituire un membro dello staff...".

Sul rapporto con Gravina

Ancora Mancini sul rapporto con il presidente federale, Gabriele Gravina: "È da un po’ di tempo che lui pensava cose opposte alle mie - aggiunge -. Ma allora perché intervenire sullo staff? A quel punto doveva mandare via me. Invece ha colto l’occasione: alcuni miei collaboratori erano in scadenza e ha giocato su questo. Io potevo essere più duro, certo, ma pensavo lo capisse da solo...". Mancini definisce l'esperienza da ct "il lavoro più importante della mia vita". E rivela: "Se Gravina avesse voluto, mi avrebbe trattenuto. Non l’ha fatto. Mi sarebbe bastato un segnale, non me l’ha dato. Non ha voluto che restassi, erano mesi che c’era questa situazione. Però Gravina verrà ricordato come il presidente che ha vinto l’Europeo, non per gli errori che ha fatto".

Sulla clausola di esonero 

All'interno del contratto di Mancini era prevista una clausola di esonero in caso di mancata qualificazione a Euro 2024. Una clausola che l'allenatore jesino avrebbe voluto fosse eliminata. "Avrebbe potuto essere un segnale. Lo avevo chiesto per lavorare tranquillo in questi mesi, ma è chiaro che sarei andato via se non fossimo riusciti a qualificarci".

"Futuro in Arabia? Ora non voglio pensare a niente"

Mancini ammette poi di aver pensato alle dimissioni già dopo la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar: "Io me ne sarei anche andato, ma mi hanno chiesto di rimanere. Sono stati cinque anni incredibili, l’Europeo sarà il mio ricordo più bello". Sul futuro, invece, non si sbilancia: "Ora non voglio pensare a niente". 

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