In occasione dei sorteggi di Champions, il capo delegazione dell'Italia è tornato a parlare degli ultimi Europei e dei progetti futuri: "Non abbiamo una Nazionale debole, il problema è stato di natura emotiva. Dobbiamo dare ai giocatori un forte senso di responsabilità. Abbiamo un blocco che a livello di Nazionale o di club ha vinto molto". Sui giovani: "E' un discorso di buoni o meno buoni. Dunque non bisognerebbe urlare largo ai giovani ma largo ai forti e a chi merita"
In occasione del sorteggio della nuova Champions e dopo aver ricevuto dalla Uefa un premio alla carriera, Gianluigi Buffon, in qualità di capo delegazione dell'Italia, è tornato a parlare di Nazionale nell'imminenza delle convocazioni di Spalletti per le sfide di Nations League: "Io credo che nel momento in cui tutto intorno a te si muove devi avere la forza di stare fermo per esaminare con lucidità la situazione e in questi due mesi quello su cui abbiamo riflettuto è questo. Secondo me non siamo deboli come alle volte anche i media vogliono far passare - dice - Negli ultimi 4 anni abbiamo avuto una dozzina di giocatori che hanno fatto o la finale di Champions, o di Europa League, o hanno vinto l'Europa League, la Conference o l'Europeo. Per cui io penso che se tu hai una dozzina di giocatori di questo calibro non sei una Nazionale modesta, sei una Nazionale forte e secondo me abbiamo preso l'allenatore migliore sulla piazza". E dunque i motivi del fallimento agli ultimi Europei? "Quello che è successo all'Europeo, e in particolare nell'ultima partita dispiace perché si può perdere agli ottavi contro una squadra top o anche contro questa Svizzera, però è il modo come si è perso che è da rimuovere. E bisogna lavorare su questo e non su un discorso tecnico e tattico, dobbiamo cercare di tirare fuori dai giocatori anche dal punto di vista emotivo il loro 100%, perché secondo me siamo mancati dal punto di vista emotivo".
"I giovani? E' un discorso di buoni e meno buoni"
In molti hanno invocato una sorta di rivoluzione nei giocatori da scegliere per il prossimo futuro: "Rivoluzioni? Non lo so, abbiamo parlato con il mister e in linea di massima l'idea è quella di portare avanti quel blocco di giocatori che hanno dei valori e cercare di tirare fuori da questi ultimi un senso di responsabilità e rappresentanza forte, e una di queste colpe è anche la mia che non sono riuscito a trasmettere ciò - prosegue - I giovani? Sono dinamiche che conosciamo bene, non bisogna fare un discorso di vecchi o giovani ma di buoni o meno buoni, noi ci troviamo a parlare della Spagna che ha fatto giocare comunque Navas che ha 39 anni, ma lo hanno fatto giocare perché l'allenatore lo ha reputato funzionale a un progetto che sembrerebbe andare da tutt'altra parte. Per me bisognerebbe dire largo ai forti. Poi la Nazionale deve avere le proprie vedute ma largo ai forti e largo a chi merita".
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Infine, inevitabilmente, un commento sul nuovo formato della Champions: "Mi piace, è stimolante, credo che dopo un po' di anni sia bello dare dei contenuti diversi e degli input diversi a giocatori, tifosi e società, poi vedremo a fine stagione come sarà andata ma ad oggi sono molto felice di questo cambiamento".