Il difensore della Nazionale ha parlato in conferenza stampa: "L'Italia non può mancare ancora il Mondiale, sarebbe qualcosa di incredibile - ha spiegato -. Incontriamo la più forte delle avversarie: loro hanno grandi attaccanti, ma noi abbiamo Donnarumma. Non mi sono mai sentito finito". E sul Napoli: "Lo scudetto della fatica. Conte? Sapevo sarebbe rimasto..."
Reduce dal trionfo scudetto, per Giovanni Di Lorenzo adesso l'attenzione è rivolta tutta alla Nazionale e all'obiettivo qualificazione al prossimo Mondiale. Importanti, se non decisivi, saranno già i primi incontri a partire da quello con la Norvegia. "Il mister ci ha ricordato del valore di questa partita, ma non serviva - ha detto in conferenza stampa -. Incontriamo la più forte delle avversarie. La qualificazione passa anche e soprattutto da questa partita a Oslo. Dovremo difendere da squadra contro Haaland, Sorloth e Odegaard. L'obiettivo è tenere il pallone il più possibile grazie alla nostra qualità in mezzo al campo, così da limitare le loro caratteristiche ed evidenziare le nostre. Mia ultima possibilità di partecipare a un Mondiale? Io voglio giocarlo, voglio farlo. Mi manca come competizione, vale per me e per altri miei compagni. Il mister ci ha detto che tanti bimbi di dieci anni non hanno ancora visto l'Italia in un Mondiale e queste frasi ci hanno toccato. L'Italia non può mancare il Mondiale per tre volte di fila, sarebbe incredibile". E sulle sue condizioni fisiche ha aggiunto: "Ho un problemino che mi porto dietro da un mesetto, oggi penso di fare ancora qualcosa a parte ma per venerdì sarò a disposizione".
"Questo è stato lo scudetto della fatica"
Il capitano del Napoli è tornato poi sulla vittoria del campionato, spiegando la differenza tra i due scudetti conquistati in tre anni: "Due grandi vittorie, emozioni diverse tra loro - ha raccontato -. Lì si attendeva l'aritmetica per festeggiare, stavolta abbiamo vinto di un punto. Questo è stato lo scudetto della fatica e della sofferenza. Del non mollare mai. Forse questo più bello. Per sempre di noi, dentro i napoletani, vedere tutta quella gente durante la parata è stato davvero bellissimo. Conte? Non ho mai avuto dubbi sulla sua permanenza. Sono contento sia rimasto per dare continuità al lavoro fatto quest’anno".

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"Non mi sono mai sentito finito"
Di Lorenzo si è soffermato anche sul momento di alcuni compagni: "Donnarumma è il nostro capitano, è uno dei 3 migliori al mondo, forse il migliore per quanto fatto vedere in questa Champions League - ha spiegato -. È arrivato ieri con entusiasmo. Loro hanno grandi attaccanti, ma noi abbiamo Gigio. Gli interisti? Brutta delusione, ma l’entusiasmo della maglia azzurra ti travolge e ti fa ricaricare. Loro oltre a essere giocatori e grandi compagni sono persone, supereranno anche questo". Infine una piccola 'rivincita personale: "In Italia bisogna sempre trovare un capro espiatorio e lo scorso anno per voi ero io - ha affermato -. La cosa più bella è poi rispondere sul campo e non mi sono mai sentito un giocatore finito, credo di averlo dimostrato quest'anno. Spalletti mi ha sempre dato fiducia perché mi conosce e sa cosa posso dare in campo e fuori. A Napoli una delle qualità più importanti è stata quella di essere sempre squadra e questa è una qualità che bisognerà avere anche in Nazionale".

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"Acerbi? Questioni personali"
"Se abbiamo parlato della rinuncia di Acerbi? Sono dinamiche, questioni personali - ha concluso -, io posso dire che stare qui è un piacere ed è un onore per tutti i ragazzi che sono in Nazionale. La maglia azzurra è una cosa più alta di tutto". Della questione ha parlato anche il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi: "In questi casi un giudizio rischia di essere superficiale se non si conoscono le cose come stanno fino in fondo - ha detto a margine del convegno 'Bullismo e Cyberbullismo nella scuola e nello sport: come prevenire ed arginare il fenomeno', organizzato allo stadio Olimpico -. Bisognerebbe aver parlato con lui e con l'allenatore, non bastano solo le dichiarazioni. Rifiuto è un termine inappropriato, è sbagliato arrivare al concetto di rifiuto senza sapere. A volte può essere una rinuncia dolorosa e diamo un'interpretazione sbagliata rispetto a uno stato d'animo. Ogni giudizio, rispetto a un principio che è quello della sacralità della maglia azzurra, rischia di essere superficiale. Noi pensiamo che questi ragazzi siano perfetti, che abbiano un equilibrio straordinario, ma hanno le loro fragilità e sono essere umani".