"Il pensiero dell'addio alla Nazionale mi toglie il sonno", queste le parole dell'ex ct dell'Italia Spalletti, che intervistato da La Repubblica è tornato a parlare della sua esperienza azzurra. L'allenatore ha poi aggiunto: "Accettare l'incarico non è stato un errore. All'Italia non manca qualità". E sul Napoli: "Andandomene ho contribuito a far riconoscere situazioni che poi sono state chiare un anno dopo"
Intervistato da La Repubblica, l'ex commissario tecnico dell'Italia Luciano Spalletti è tornato a parlare dell'addio alla Nazionale: "Quel pensiero non mi passa mai. Mi toglie il sonno, mi condiziona in tutto. Quando mi hanno proposto di guidare la Nazionale non ci ho dormito due giorni: la cicatrice sarà dolorosa anche quando avrà fatto il suo percorso di guarigione. Ma accettare l'incarico non è stato un errore, anche perché la Nazionale non chiede, la Nazionale chiama. Il mio errore è stato, all’inizio, pigiare troppo su questo senso di appartenenza, di identità. Volevo stimolare quell’orgoglio che provavo io, ma è stato troppo. All'Italia non manca qualità, l'ho detto anche ai ragazzi che sono giocatori di livello. In quei mesi abbiamo avuto una pressione enorme e non siamo riusciti a liberarcene. Mentre dicevamo che bisognava dare di più, non riuscivamo a fare neanche il minimo sindacale".
Spalletti e il Napoli
Nel corso della lunga intervista, Spalletti ha parlato anche della sua esperienza al Napoli: "Andandomene ho contribuito a far riconoscere situazioni che poi sono state chiare un anno dopo, quando De Laurentiis ha capito che per vincere ancora avrebbe avuto bisogno di prendere un grande allenatore, che non dipendeva tutto solo da lui. Rapporto con De Laurentiis? Il più grande dispetto che ho ricevuto è non averci fatto sfilare per la città sul pullman dopo lo scudetto".
