Lunga intervista per il centrocampista francese, che si confessa spaziando dal calcio agli aspetti privati, della sua vita, fino all'attentato di Manchester, vissuto da musulmano nella città inglese: "Quell'orrore non è Islam". E sullo sport: "Il mio cartellino? Non mi pesa, mi godo i trofei e giocherò la Champions"
C'è un Pogba pubblico, che vive quotidianamente con la pressione di essere stato il giocatore più pagato del mondo, e un Pogba intimo, privato che rivela anche aspetti inediti del suo carattere. Il francesce centrocampista del Manchester United si è raccontato in una lunga intervista per il periodico inglese Esquire, in una chiacchierata a tutto tondo che spazia dallo sport alla vita privata.
La stagione al Manchester United
Quella di Pogba a Manchester è stata una stagione magari complicata ma che comunque ha riservato più di una soddifazione ai Red Devils, con due trofei nazionali e soprattutto la vittoria dell'Europa League. Una stagione, però, costellata dai continui riferimenti al prezzo pagato dallo United per avere Pogba e da una squadra considerata generalmente sopravvalutatata: "Già, ci hanno detto che eravamo la squadra peggiore al mondo, ma intanto abbiamo vinto tre trofei... La gente può dire quello che vuole... " - afferma con sicurezza Pogba - "Siamo i peggiori? Ok, nessun problema, lo accetto, come accetto che non abbiamo giocato bene e che non abbiamo fatto questo o quello, ma io so cosa abbiamo fatto: abbiamo vinto tre trofei ed è la sola cosa che importa, perché puoi anche essere la squadra migliore al mondo e giocare il calcio più bello del mondo, ma se poi vinci zero trofei nessuno si ricorderà di te".
"Andai via dal Manchester per giocare"
Necessaria la parentesi proprio sulla considerazione su Pogba, che vive da eterno sopravvalutato, almeno nella visione di tanti: "L'etichetta di calciatore più costoso al mondo non ha influenzato le mie prestazioni, perché me ne sono dimenticato dopo una settimana ed erano gli altri che me lo ricordavano, che dicevano che ero sopravvalutato, avevo troppi soldi, spendevo troppo e tutto il resto...". Una confessione sul motivo per cui ha lasciato il Manchester United per andare alla Juventus: "Ferguson? All'epoca non capivo una parola di quello che diceva, per via dell'accento Mancunian. Me ne sono andato per giocare, perché questa era l'unica cosa che volevo. Anche se ero giovane, sentivo che era arrivato il mio momento e non volevo aspettare, ma mia madre me lo aveva detto che un giorno sarei tornato indietro".
La perdita del padre
Pogba ha perso papà Fassou a meno di due settimane dalla finale di Europa League contro l'Ajax: "La morte di mio padre mi è servita per capire che la vita dev'essere goduta fino in fondo, perché in un attimo cambia tutto e non ci sei più. Mio papà era un uomo molto forte, pure molto testardo, ma era anche molto buono, divertente e intelligente, è stato un ottimo padre e io sono orgoglioso di essere suo figlio.
... e il rapporto con la madre
Spazio anche agli aspetti più privati dai film preferiti al rapporto strettissimo con la madre: "I miei film preferiti sono - nell'ordine - Pulp Fiction, Il Gladiatore e Scarface e non mi dispiacerebbe affatto provare a recitare per diventare il nuovo Denzel Washington, ma per il momento sono concentrato sul calcio. Non ho tempo per una ragazza fissa, la mia mamma è la mia ragazza, anche se spero un giorno di avere dei figli e una moglie, quando sarà il momento giusto e troverò la donna giusta".
L'attentato di Manchester
Pogba non risparmia su argomenti più seri, a partire da quel terribile attentato che ha coinvolto la città in cui vive e gioca: "L'attentato di Manchester? È un momento davvero difficile, ma non possiamo arrenderci, non possiamo lasciarli vincere e smettere di vivere. Uccidere un altro essere umano è qualcosa di folle e non ha nulla a che fare con la religione, questo non è l'Islam e lo sanno tutti, non solo io".