Arsène Wenger è l'allenatore più longevo della storia dell'Arsenal. Il traguardo delle 400 partite in Premier è vicino, ma il francese - che ha rinnovato fino al 2019 - non ha intenzione di ritirarsi: "Mi spaventa l'ignoto che c'è dopo ogni fine". Per lui, allenare è una missione
"Il lavoro dell'allenatore può avere un'influenza positiva sulla vita delle persone, sui risultati, sui valori: un club è prima di tutto una questione di valori, cosa che oggi tendiamo a dimenticare". Parola di Arsène Wenger, 68 anni proprio oggi, alla guida dell'Arsenal dal 1 ottobre 1996. "Ho iniziato questo lavoro a 33 anni, sono 35 anni che non mi fermo. È come se fosse una missione la mia, portare avanti questi valori per questo club: penso che l'Arsenal sia rispettato in tutto il mondo per i valori che porta avanti, generazione dopo generazione".
Il solo pensiero di abbandonare quella panchina, dopo quasi 400 presenze e 21 anni di Arsenal, lo spaventa: "Il ritiro mi fa paura perché davanti a ogni fine c'è l'ignoto. Ma non sono troppo spaventato, voglio solo fare quello che faccio finché penso di poterlo fare bene e ho la motivazione per farlo. Certo quel giorno arriverà: magari presto, magari no, ma ad oggi resto completamente concentrato e dedito al mio lavoro". Nonostante la lunga esperienza, Wenger ammette di soffrire per le sconfitte come all'inizio: "È un incubo quello che succede al cuore e alla testa di un allenatore dopo una sconfitta, è orribile e non va meglio con l'età".
E' uno dei due allenatori non inglesi, insieme a Carlo Ancelotti, ad aver vinto la Premier League e la FA Cup nella stessa stagione. La determinazione è sempre stato il suo punto di forza: "Se molli troppo presto non farai niente nella vita. La persistenza è una qualità sottovalutata: le persone di successo sono quelle più determinate".