Uno studio della Stanford University ha dimostrato scientificamente come, dall'arrivo a Liverpool di Salah, due anni fa, nella città siano calati crimini legati all'intolleranza (-19%) e pregiudizio verso l'Islam. Tutto grazie ai suoi gol
“If he scores another few then I’ll be Muslim too”. Tradotto, i tifosi del Liverpool cantano più o meno “Se segna un altro po’, diventerò anch’io musulmano”. Difficile che Momo Salah (in un altro coro descritto come un “dono di Allah”) possa veramente convertire all’Islam i tifosi, ma negli ultimi due anni ha fatto di più, aiutando a ridurre i crimini, l’odio e i pregiudizi verso l’Islam. Chiamatelo “effetto Salah”, se volete, adesso studiato anche scientificamente da quattro ricercatori della Stanford University. I risultati delle loro osservazioni sono strabilianti, la conferma di come un modello positivo possa indirizzare i comportamenti senza bisogno di fare granché. Nel caso di Salah, gli basta segnare.
Dal giorno del suo arrivo a Liverpool, nel giugno 2017, lo ha fatto con una frequenza incredibile, calcolando che lo scorso 1° giugno, nella finale di Champions vinta contro il Tottenham, ha trovato il suo 71esimo gol in 104 partite con i Reds. Tutti festeggiati inginocchiandosi in preghiera, per ringraziare Allah. E proprio a suon di gol, Salah senza nemmeno rendersene conto ha lentamente combattuto anche la criminalità e il pregiudizio nella sua nuova città.
Effetto Salah: i risultati della ricerca
Lo studio della Stanford University, intitolato "L'esposizione alle celebrità può ridurre il pregiudizio? L'effetto di Mohamed Salah sui comportamenti e gli atteggiamenti islamofobi”, parla di un calo del 18,9% nel numero di crimini legati all’odio razziale nell’area del Merseyside, oltre a un dimezzamento del numero di tweet “anti-Islam” pubblicati dai tifosi del club. La popolarità di Salah, insomma, ha aiutato a combattere l’islamofobia e il pregiudizio, se è vero che tutti gli altri generi di crimini o reati nell’area di Liverpool non hanno subìto effetti analoghi.
Una ricerca basata sull’analisi di 936 crimini “di odio” nella contea, di 15 milioni di tweet di tifosi inglesi e su un sondaggio tra 8.060 sostenitori del Liverpool. "Questi risultati potrebbero essere guidati da una maggiore familiarità con l'Islam”, dicono i ricercatori, “e indicano che l'esposizione a modelli positiva dell’outgroup (in psicologia sociale, il gruppo in cui un individuo non si identifica, ndr) può fornire nuove informazioni che ‘umanizzano’ l'outgroup stesso”.
“Mo Salah è stato un modello assolutamente positivo nella nostra comunità”, conferma il capo della prima moschea inglese, Mumin Khan. “Ha infranto le barriere delle percezioni negative che i fan e il pubblico in generale nutrono nei confronti della comunità musulmana. La sua esultanza in preghiera dopo un gol ha portato le persone a chiedere ‘cosa sta facendo e di cosa si tratta?’. Ha insegnato alla gente la tolleranza: non solo è un giocatore iconico in campo, ma è anche un punto di svolta nella comunità”.
A Liverpool, dall'arrivo di Salah ad oggi, sono calati gli "hate crimes" legati all'intolleranza (linea rossa), mentre tutti gli altri generi di reato non hanno subìto effetti analoghi (linee grigie)